Potrebbe venire dal passato la chiave di volta per combattere la 'gluten sensitivy', sensibilità al glutine, nuova sindrome associata al consumo di frumento che oggi colpisce il 10% della popolazione italiana. Non è una forma attenuata della celiachia ma una patologia a sè stante, anche se la causa scatenante è la stessa. Un problema che si riflette sui consumi dei cereali e quindi sui loro aspetti tecno-qualitativi, per questo studiato presso l'Unità di Ricerca per la Valorizzazione Qualitativa dei Cereali (Qce) del Cra. Il Centro, alle porte di Roma, è focalizzato sui diversi aspetti della qualità delle produzioni cerealicole, agronomico-produttivi, fitopatologici e igienico-sanitari, legati alla caratterizzazione biochimica e alla valutazione qualitativa delle matrici di cereali e dei loro prodotti di trasformazione (semilavorati e finiti).
"Non sono ancora ben definiti gli aspetti eziologici, diagnostici e terapeutici di questa patologia - spiega il direttore dell'Unità, Maria Grazia d'Egidio - in particolare non sono ancora noti i componenti del frumento che la determinano, né la variabilità naturale di questi composti nelle diverse cultivar di frumento.
Per questo vengono condotti studi sulla biodiversità e su diverse specie di frumenti antichi che potrebbero risultare un materiale utile per il miglioramento genetico e per nuovi incroci, con l'obiettivo di creare varietà con ridotta tossicità".
Non è un caso che la sede del Cra-Qce sia strettamente legata alla tradizione del "mago del grano", il genetista Nazareno Strampelli, fondatore nel 1919 dell'Unità romana Cra-Qce, allora Istituto nazionale di genetica per la cerealicoltura (Ingc). Lo studioso che, con la sua ricerca e migliaia di incroci, contribuì alla costituzione di varietà di frumento tenero e duro, che sono ancora oggi un riferimento nell'attuale panorama varietale italiano e mondiale. Basti pensare alla varietà di frumento duro Senatore Cappelli che, selezionata da Strampelli stesso, oggi a distanza di anni è molto ricercata soprattutto per alcune produzioni di nicchia, da agricoltori e trasformatori.
Un'attività di recupero che, nell'ambito del Consiglio di ricerca, riguarda una trentina di altre antiche varietà autoctone italiane diffuse principalmente in Puglia e nel Mezzogiorno, come Duro di Puglia, Grifoni, Dauno, Garigliano, qualitativamente idonee anche per l'agricoltura biologica.
"Altro settore in cui la struttura ha acquisito notevole esperienza - aggiunge d'Egidio - è quello delle problematiche legate alle intolleranze alimentari come la celiachia, conducendo studi approfonditi sulle proteine del glutine e sui loro effetti con interazioni e collaborazioni con altri gruppi di ricerca". Patologia di grande rilevanza sociale, soprattutto nei paesi dove l'alimentazione è basata sul consumo di derivati del frumento, la celiachia può colpire anche indirettamente. Il soggetto celiaco, infatti, è esposto al rischio di assunzione involontaria di prolammine, essendo frequente l'uso di farine di frumento nell'industria alimentare.
"Dalla digestione degli alimenti a base di glutine hanno origine numerosi peptidi tossici - spiega ancora il direttore - che cambiano in funzione della varietà di frumento, avendo ciascuna una sua composizione in prolammine". Tra i risultati più significativi delle ricerche sviluppate presso il Cra c'è l'identificazione nelle farine di monococco e di alcune varietà di farro di molecole, proteiche in grado di contrastare gli effetti tossici del glutine presente in frumento duro e tenero, così come l'identificazione di peptidi prolaminici con attività protettiva nei confronti della malattia celiaca.
Sabina Licci
PianetaPSR numero 24 - settembre 2013