Un impianto 'on farm' per produrre compost di qualità a basso costo, utilizzando i residui delle proprie coltivazioni agricole. Lo ha realizzato il Centro del Cra - Centro di ricerca per l'orticoltura (Cra-Ort) di Pontecagnano in provincia di Salerno, grazie al progetto "Biocompost" finanziato dalla Regione Campania attraverso il Psr, a cui hanno partecipato le Università di Napoli e della Basilicata e un'azienda agricola di Eboli. Obiettivo del progetto, a cui hanno aderito, tra l'altro, diverse imprese del settore campane, è stato trovare una soluzione a molti problemi di ordine pratico ma sopratutto ambientale che costituiscono gli scarti agricoli, in particolare di quelli derivanti dalle produzioni di IV gamma e potatura. "I residui agricoli prodotti dalle coltivazioni orticole intensive - spiega il ricercatore che ha condotto il propgetto - Massimo Zaccardelli - costituiscono un problema per lo smaltimento, soprattutto nelle zone dove ci sono molte serre. Per motivi fitosanitari, infatti, non possono venire interrati ma vengono generalmente coperti e ammassati in angoli più o meno nascosti delle aziende". Ed è proprio l'abbandono di queste biomasse in grossi cumuli sul suolo a determinare problemi di ordine ambientale, visto che decomponendosi producono percolato inquinante. Per non parlare poi della pratica del tutto illegale delle bruciature di questi scarti che alcune aziende ancora fanno. Eppure le biomasse agricole, grazie a tecniche innovative di compostaggio, costituiscono una straordinaria risorsa da valorizzare, riequilibrando il suolo dal punto di vista nutrizionale, microbiologico e fisico, ottenendo produzioni soddisfacenti e di elevata qualità.
L'impianto, spiegano dal Centro di Pontecagnano, è composto da una piattaforma di compostaggio a insufflazione di aria e controllo di temperatura, realizzata mediante tubi di gomma forate, in grado di assicurare un'adeguata aerazione della biomassa. Garantendo anche un'adeguata bagnatura dei cumuli, nel giro di 4-5 settimane si ottiene un compost che completerà la sua maturazione anche spostandolo a lato della piattaforma di insufflazione, permettendo così di fare posto per un successivo ciclo di lavorazione.
Il sistema proposto è economico e di facile gestione, confermano dal Centro: in totale l'investimento non supera i 16mila euro e consente di produrre compost in azienda a costi inferiori ai 5 euro/tonnellata. Con tempi più lunghi, circa tre mesi, si ottiene il compost cosiddetto 'maturo' che può essere utilizzato come fertilizzante nel suolo oppure per la produzione, sempre in azienda, di un biostimolante e fungicida chiamato "te di compost", vero toccasana per alcune coltivazioni.
Questo prodotto si ottiene mettendo del compost in acqua e insufflandovi aria per alcuni giorni, in modo da permettere lo sviluppo di microrganismi utili e l'estrazione di sostanze nutritive. E i risultati non si sono fatti attendere: il liquido ottenuto, opportunamente diluito, può essere somministrato alle piante per via radicale o fogliare, un trattamento quest'ultimo che ha permesso di incrementare la produzione di peperone e di cavolo-rapa coltivati sotto serra, rispettivamente del 23% e del 35%. Tutti risultati che aprono nuove prospettive circa l'impiego e gli effetti delle molecole biostimolanti.
Sabina Licci
PianetaPSR numero 26 - novembre 2013