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AGGREGAZIONI

Reti d'imprese, incubatori di innovazione

Un approccio strategico che consente di unire le forze e realizzare le economie di scala necessarie per le aziende agricole e le Pmi agroalimentari - Alcune esperienze nel campo della ricerca

Una rete di imprese può essere definita come un insieme di aziende, giuridicamente autonome, i cui rapporti si basano su relazioni fiduciarie e in qualche caso su contratti, che si impegnano, attraverso investimenti congiunti, a realizzare un'unica produzione, attività di marketing, di formazione, di ricerca, innovazione e di sviluppo. Si tratta di un nuovo paradigma produttivo che può aiutare le Pmi ad aumentare la produttività, incrementare l'innovazione, conquistare nuovi mercati e, dunque, migliorare la competitività.I dati dei contratti di rete stipulati in Italia si confermano in costante crescita con 1.058 contratti di rete che hanno coinvolto 5209 imprese (dati settembre 2013) con una forte presenza del settore agroalimentare (vai all'articolo:Contratti di rete:quel patto che aiuta la crescita). Il settore agroalimentare italiano rappresenta uno dei più importanti sistemi agricoli a livello comunitario. La sua rilevanza deriva non solo dal fatto che esso rappresenta il 15% del Pil nazionale ma anche dal ruolo ricoperto rispetto alle più importanti  variabili economiche e occupazionali.

L'agricoltura italiana rappresenta il 13% della produzione agricola complessiva europea, determina il 16,8% del valore aggiunto e garantisce lavoro al 10,5% del totale occupati del settore.
Il settore agricolo si caratterizza, tuttavia, per l'elevata numerosità degli operatori e per alcune criticità strutturali ed organizzative che ne determinano il basso livello di efficienza e di competitività, tra cui: rilevante polverizzazione dell'offerta produttiva; esigua presenza di imprese agricole e alimentari di dimensioni medio-grandi; significativo grado di concentrazione nella fase distributiva anche se non ancora allineato ai principali paesi europei; dipendenza dall'estero per molte produzioni agroalimentari.
La ridotta dimensione delle imprese del settore limita lo sviluppo dell'innovazione tecnologica, riduce la capacità di penetrare i mercati internazionali, penalizza il valore del rating assegnato dalle banche secondo i criteri di Basilea 2 e 3. Tuttavia, la "rinuncia" a crescere mediante l'aumento delle dimensioni da parte delle Pmi del settore agroalimentare è determinata da diversi fattori:

 

Il peso delle importazioni sul fabbisogno
del sistema agroalimentare italiano

Fonte: La competitività della filiera agroalimentare italiana tra creazione di valore aggiunto e scenari evolutivi, Pantini D., 2012
 

limitate risorse finanziarie; bassa propensione al rischio; difficoltà nel ricambio generazionale. Per queste imprese l'alternativa strategica all'aumento delle dimensioni comunque finalizzata al loro rafforzamento competitivo è rappresentata dalle aggregazioni (ampiamente diffuse nel comparto agricolo europeo e nazionale), magari formalizzate mediante contratti di rete. Attraverso l'organizzazione in reti di imprese, le Pmi, senza perdere la propria autonomia giuridica, ottengono i vantaggi della grande dimensione senza scambi di partecipazioni e/o operazioni di fusione ed incorporazione.
In questo contesto, è evidente che lo sviluppo del settore agroalimentare in Italia passa dalle filiere e dalle forme di aggregazione innovative, come i contratti di rete, che sono in grado di dare più competitività alle imprese agricole. È un problema di massa critica, indispensabile per provare a trattenere in Italia la quota maggiore di valore aggiunto e, allo stesso tempo, per sostenere i processi di internazionalizzazione.
Un incentivo alla diffusione dei contratti di rete tra le imprese del settore agricolo deriva dalle specifiche previsioni  normative che disciplinano la materia. In particolare, ai sensi della L.221/2012 al contratto di rete nel settore agricolo non si applicano le disposizioni di cui alla legge n.203/1982, fugando ogni dubbio circa eventuali profili di incompatibilità tra contratto di rete e disciplina sui contratti agrari che vieta i contratti associativi.
La legge n.221/2012, avente ad oggetto misure urgenti per la crescita del Paese, prevede che ai fini degli adempimenti pubblicitari, il contratto di rete nel settore agricolo può essere sottoscritto dalle parti con l'assistenza di una o più organizzazioni professionali agricole maggiormente rappresentative a livello nazionale, che hanno partecipato alla redazione finale dell'accordo. Inoltre, con la legge n. 99/2013, all'art. 9 comma 11, è stato introdotto, per la prima volta, un riferimento ai profili giuslavoristici del contratto di rete che permette l'assunzione congiunta di lavoratori da parte di imprese legate da un contratto di rete, quando almeno il 50% di esse siano imprese agricole.
Le reti di imprese del settore alimentare sono state costituite con obiettivi specifici: valorizzazione del brand attraverso la promozione del Made in Italy alimentare con azioni di marketing congiunto; ricerca e sviluppo per aumentare la qualità attraverso il miglioramento dei processi di lavorazione e conservazione; packaging alimentare innovativo con attenzione all'ambiente e sensibilizzazione sui prodotti naturali; lobby per ricevere adeguata regolamentazione e certificazioni di riconoscibilità che garantiscano e tutelino la qualità dei prodotti italiani contro le contraffazioni.
 In conclusione, il modello organizzativo della rete consente ad un insieme di Pmi di operare sul mercato con la forza di un'azienda di medio-grandi dimensioni. Attraverso il contratto di rete, le imprese, anche localizzate su territori geograficamente distanti, senza rinunciare alla propria autonomia, possono aggregarsi per condividere conoscenza e realizzare insieme progetti di ricerca e sviluppo, di marketing, di formazione del personale, di internazionalizzazione condividendo risorse professionali.  
Inoltre, considerati gli effetti positivi della partecipazione alla rete sulle performance economiche (aumento del fatturato, aumento degli investimenti, riduzione dei costi), le imprese organizzate in rete possono vedere migliorare il loro merito di credito rispetto alle imprese che operano isolatamente riducendo i rischi di razionamento del credito, accentuati dall'attuale situazione di crisi e dall'applicazione dei parametri di Basilea 2 e 3.
Occorre, tuttavia, sottolineare che la rete costituisce un efficace strumento per incrementare la competitività e/o la capacità innovativa delle PMI se essa favorisce la produzione e lo scambio di conoscenze e consente alle imprese partner di ampliare il mercato di riferimento. Sotto tali condizioni, la rete può rappresentare una delle migliori soluzioni al problema dimensionale del nostro sistema economico in quanto si è osservato che, spesso, la rete si trasforma in gruppo di imprese.
Infatti, dopo una prima fase in cui la rete risulta informale (caratterizzata da rapporti tra le imprese di tipo fiduciario), una delle imprese della rete assume posizione di leader e implementa una pianificazione della rete. Successivamente, le aziende che hanno pianificato la rete possono trovare conveniente formalizzare le loro collaborazioni mediante il contratto, in modo da vincolare al disegno strategico tutti i partner della rete e conseguire in tal modo benefici fiscali ed economici. 

Big data per gestire acquisti, etichette e scadenze
la tecnologia per ridurre lo spreco alimentare


L'iniziativa più recente (2013) è rappresentata da Varese SiFooD (Science & innovation Food District) il nuovo distretto dell'innovazione tecnologica per la sostenibilità alimentare. Si tratta di una realtà composta da aziende del settore agrifood, università, istituzioni e associazioni di categoria,  (guidata da Whirlpool R&D, una controllata della multinazionale degli elettrodomestici ) finalizzata alla ricerca e allo sviluppo tecnologico nel campo della sostenibilità della filiera alimentare. Sifood nasce dalla coscienza dello spreco alimentare.
In base ad un recente studio della Fao un terzo del cibo nel mondo va sprecato;  il 54% degli sprechi si verifica a monte, in fase di produzione, raccolta e immagazzinaggio; mentre il restante 46% avviene a valle per due motivi principali: l'acquisto eccessivo di derrate e la scadenza degli alimenti. 
Alla luce di queste considerazioni, due sono i filoni di ricerca e sviluppo tecnologico individuati per le attività di SiFooD:  razionalizzazione del processo di acquisto attraverso l'elaborazione di Big Data; tecnologie per una migliore gestione delle date di scadenza in etichetta e deperimento qualitativo del cibo. Tali filoni si concentrano sui principali fattori alla base dello spreco alimentare domestico e considerano tematiche specifiche (riduzione degli sprechi alimentari e di packaging, sostenibilità del ciclo di vita dei prodotti alimentari)  e trasversali (packaging attivo e strategie di conservazione, tecnologie di conservazione e preparazione innovative) connesse alle sostenibilità della filiera agroalimentare.
Dagli impianti per le stalle ai supermercati
un network d' imprese per la sicurezza alimentare

Nella regione Marche, a San Benedetto del Tronto (nel 2012), otto aziende italiane operanti nel settore delle tecnologie per l'industria agroalimentare si sono aggregate nella "Rete di specialisti dell'industria agroalimentare", un network già attivo in 25 paesi, con l'obiettivo di collaborare stabilmente su obiettivi strategici in ambito agroalimentare in modo da sviluppare una maggior capacità di ingresso nei mercati nazionali ma principalmente in quelli di recente sviluppo, come Sudamerica, Africa centrale, India e paesi arabi, definendo una comune strategia di internazionalizzazione.
Nel complesso le aziende che attualmente fanno parte della rete contano 100 milioni di fatturato, 400 dipendenti e una media del 35% della produzione destinata al mercato estero. Esse si sono impegnate a collaborare reciprocamente nelle diverse fasi di studio, progettazione, costruzione e commercializzazione di impianti da destinare all'industria agroalimentare (dai macchinari necessari per l'allevamento fino agli arredamenti dei centri commerciali), condividendo la strumentazione tecnica e integrando la propria offerta.
In particolare, poiché tra gli obiettivi vi è quello di vincolare la filiera produttiva in direzione dei principi del "Foodsafety", esse progettano e costruiscono impianti che garantiscono che i processi di produzione, trasformazione, stoccaggio, conservazione, movimentazione, smaltimento e commercializzazione avvengono secondo i parametri riconosciuti delle procedure di sicurezza alimentare. 
 
 
 
 

Antonio Ricciardi
Officina delle reti - Piattaforma per le reti d'impresa
a.ricciardi@unical.it

 
 
 

PianetaPSR numero 26 - novembre 2013