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INDAGINE RRN

I costi "sommersi" per avviare un'azienda biologica

Uno studio basato su 700 interviste quantifica gli impegni preliminari (tempo dedicato e spese sostenute) per l'opzione-bio - La griglia indicativa degli oneri e la possibilità di aumentare il bonus Ue

Quanto costa a un agricoltore aderire a un regime di aiuto dell'Unione europea? La domanda sembrerebbe quasi contraddittoria, ma per arrivare a percepire un sostegno pubblico il beneficiario deve mettere in atto una serie di attività e sostenere una serie di spese che solitamente sfuggono a qualsiasi conteggio. Sono i cosiddetti "costi di transazione", ovvero, per dirla con i termini dell'Unione europea, i "costi aggiuntivi connessi all'adempimento di un impegno, ma non direttamente imputabili all'esecuzione dello stesso o non inclusi nei costi o nel mancato guadagno, che sono compensati direttamente".
Perché sì, per alcune misure, come l'agricoltura biologica, la stessa Ue ne riconosce l'esistenza ed è disposta anche a darne compensazione, seppure entro limiti ben precisi, nella fattispecie fino al 20% del premio pagato e, a partire dalla prossima programmazione, anche fino al 30%, se l'impegno è assunto da associazioni di agricoltori.


Fonte: RRN
Fonte: RRN
 

Ma quanto tempo impiega e quante spese sostiene il beneficiario a partire dalla raccolta delle informazioni, che precede la scelta di aderire al regime, fino all'effettivo percepimento dell'aiuto, includendo anche  i controlli?
Sono queste le domande a cui la Rete Rurale Nazionale ha cercato di dare risposta realizzando un'indagine presso 700 aziende biologiche (117 in prima introduzione e 583 in fase di mantenimento) che hanno percepito gli aiuti della misura 214 - pagamenti  agroambientali nel corso della programmazione 2007-2013. Obiettivo dell'iniziativa: quantificare, rispetto alle attività messe in atto per aderire al regime, il tempo impiegato e le spese sostenute in beni e servizi, tra cui spiccano quelle per l'affidamento a terzi della presentazione e gestione della domanda. Una situazione concreta, visto che dall'indagine emerge che affidare a terzi (CAA, liberi professionisti, associazioni di produttori, società cooperative di appartenenza) il compito di presentare e gestire la domanda è una pratica che caratterizza la realtà italiana. Vi fa ricorso infatti il 90% delle aziende intervistate.
Anche se solo il 38% è riuscito a fornire indicazioni sull'entità del compenso pattuito (che rischia di confondersi nel costo di assistenza annuale), le indicazioni che emergono sono interessanti. Il servizio di presentazione costa mediamente più per la domanda di prima introduzione, 296 euro ad azienda, che per la domanda di mantenimento, 255 euro e - all'interno di ognuna di queste categorie - più per la domanda di ammissione che per la domanda di conferma.
In termini proporzionali, ovvero rapportato alla Sau aziendale, è compreso tra 17 e 27 euro a seconda delle diverse combinazioni tra domanda di ammissione/conferma e prima introduzione/mantenimento, per un importo medio complessivo stimabile intorno ai 22 euro ad ettaro. L'incidenza di questa componente di spesa cresce in modo evidente al ridursi delle dimensioni aziendali. Nel caso di domanda di conferma per il mantenimento, ad esempio, passa dai 72 euro/ettaro della aziende con Sau fino a 5 ettari ai 2,1 euro/ettaro di quelle con oltre 100 ettari.
Per il resto, le spese legate a trasporto e spostamenti sono state riconosciute come un elemento dei costi di transazione da molte aziende beneficiarie, che però per la quasi totalità non sono riuscire a ricostruirne l'entità. Meno frequente, invece, la spesa per l'acquisto di materiale informativo e per la formazione degli operatori, mentre più spesso si sostiene un esborso per l'acquisto di modulistica e marche da bollo, per consulenze esterne o per i controlli degli organismi preposti.
Quanto al tempo, quello impiegato nella raccolta di informazioni e nelle valutazioni preliminari all'accesso è molto variabile (tra 0 e 25 giornate/lavoro) a seconda dell'azienda, mentre la compilazione e presentazione della domanda, o l'affidamento dell'incarico corrispondente a terzi, nella maggior parte dei casi richiede soltanto una giornata.
Più del  60% delle aziende dall'inizio della programmazione non ha impiegato personale in corsi di formazione e addestramento specifici sui contenuti dell'agricoltura biologica, mentre il 90% ha dedicato da 1 a 5 giorni l'anno ai controlli sul metodo produttivo, e il 63% da 1 a 5 giorni ai controlli sulla misura, ma distribuiti durante l'intero periodo di adesione. Allo stesso tempo, non emerge un'indicazione univoca e forte in grado di avvalorare l'ipotesi che il metodo di produzione biologico comporti un aggravio di tempo, rispetto a quello tradizionale, per il reperimento delle materie prime certificate.
Sommando queste componenti, opportunamente quantificate e ponderate, il costo medio di transazione nell'agricoltura biologica all'interno del campione risulta pari a 99,6 euro ad ettaro in caso di prima introduzione e 33,7 euro ad ettaro in caso di mantenimento, per un equivalente di 915 e 406 euro ad azienda, e una media generale di 44,8 euro ad ettaro e 491 euro ad azienda.
Certo portare a termine un'indagine sui costi di transazione non è stato facile. In particolare, la generalizzata difficoltà incontrata dagli intervistati nel ricostruire l'entità del tempo impiegato e dei costi sostenuti, insieme alla scelta di valutare il tempo al costo del lavoro dipendente (benché alcune delle attività considerate richiedano chiaramente un profilo imprenditoriale), inducono a ritenere che il costo di transazione così valutato sia tendenzialmente sottostimato.
Ma il risultato contribuisce comunque al dibattito su un elemento su cui nella prossima programmazione si gioca la possibilità di incrementare il livello degli aiuti per gli agricoltori.

 
 
 

Franca Ciccarelli

 
 
 

PianetaPSR numero 27 - dicembre 2013