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Il benessere animale trova casa negli allevamenti

La Sardegna ha fatto da apripista ma ora la misura 215 è stata adottata da 12 regioni: a fine 2011 sottoscritti 11mila contratti per una spesa di oltre 230 milioni su un budget di 400 milioni
 

La misura per il benessere degli animali, o misura 215 secondo il codice di classificazione adottato nei programmi di sviluppo rurale, suscita un sempre maggiore interesse, sia da parte delle amministrazioni regionali responsabili dell'attuazione dei programmi che da parte degli agricoltori.La misura, che consiste nel pagamento di un premio supplementare agli agricoltori che assumono impegni per il benessere degli animali, che vanno oltre i requisiti obbligatori e le normali pratiche aziendali, affronta del resto un tema di grande attualità e di crescente attenzione da parte dei consumatori quale le condizioni di salute e il benessere degli animali da allevamento.

Numero di aziende sovvenzionate per regione
          (dati al 2011)

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Nel periodo di programmazione 2000-2006, il finanziamento di queste pratiche era previsto da uno solo dei 21 programmi di sviluppo rurale italiani, quello della Sardegna. Ad oggi, invece, le amministrazioni regionali che hanno deciso di introdurre questa misura sono dodici: Campania, Emilia Romagna, Liguria, Marche, Piemonte, Sardegna, Toscana, Umbria, Valle d'Aosta, Veneto, Lazio e Calabria. E i fondi assegnati all'intervento superano nellattuale programmazione i 400 milioni di euro. 
L'esame delle Relazioni Annuali di Esecuzione (RAE) permette di stimare il livello di avanzamento ed i risultati ottenuti dalla misura che, come detto prima, rappresenta una novità per quasi tutte le amministrazioni regionali che ne hanno deciso l'introduzione.
Come prevedibile, l'introduzione di un nuovo intervento ha determinato alcuni ritardi per la scrittura e la definizione dei bandi, l'istruttoria delle domande ed in generale l'avvio della misura. L'esame delle ultime RAE disponibili, relative all'anno 2011 e oggetto di un approfondito studio delle Rete Rurale Nazionale (link)  permette tuttavia di affermare che i ritardi che hanno caratterizzato i primi anni di applicazione sono in via di superamento, in quasi tutte le regioni. Il numero delle aziende beneficiarie, fermo a poco più di mille a fine 2010, è infatti arrivato a oltre 9 mila, mentre i contratti sottoscritti sono quasi 11 mila e la spesa certificata ha superato, a fine 2011, i 230 milioni di euro.
Come evidenziato nel grafico 1, il risultato nazionale in termini di aziende beneficiarie è determinato in gran parte dalla Sardegna, regione nella quale l'intervento riveste un'importanza strategica, anche in relazione alla dimensione e numerosità degli allevamenti ivi presenti. La misura, tuttavia, ha avuto una certa diffusione anche in altre regioni, come ad esempio la Valle d'Aosta, il Veneto o la Campania, ma anche il Piemonte, la Toscana, l'Umbria o l'Emilia Romagna. In Liguria e nelle Marche permangono invece alcuni ritardi, e le realizzazioni (aziende beneficiarie, contratti sottoscritti, spesa certificata ecc.) sono più ridotte.
Occorre sottolineare, tuttavia, che l'intervento è estremamente innovativo e piuttosto complesso. Un certo ritardo in fase di avvio è quindi comprensibile, e potrebbe essere recuperato in una fase più avanzata della programmazione. Resta infine da citare il caso del Lazio e della Calabria, che hanno introdotto la misura nel proprio PSR solo di recente e per i quali la fase attuativa non è ancora incominciata.

 

 
La tipologia di allevamento maggiormente interessata è rappresenta dagli ovi-caprini, riconducibili soprattutto al PSR della Sardegna, ma finanziati anche in altre regioni, come ad esempio in Toscana e in Emilia Romagna. Gli allevamenti bovini che partecipano alla misura sono meno (circa 1.700), ma sono distribuiti in modo più uniforme tra le varie regioni che hanno scelto di attivare la misura, con la sola eccezione della Sardegna e delle Marche, che al momento hanno preferito concentrarsi esclusivamente sugli allevamenti ovi-caprini.

Numero di aziende per tipologia di allevamenti
         (dati al 2011)

 

Da notare inoltre che gli allevamenti bovini interessati sono sia da carne, come ad esempio in Umbria, che da latte, come ad esempio in Emilia Romagna, mentre in Campania sono finanziati anche gli allevamenti bufalini. Seguono, con numeri più ridotti, gli allevamenti suini e avicoli e quelli specializzati nella produzione di vitelli (grafico 2).

Augusto Buglione
Stanislao Lepri

 
 
 
 

PianetaPSR numero 27 - dicembre 2013