Home > Pianeta Rurale > Europa > Agroenergie, l'Italia ingrana la marcia "verde"
REPORT UE

Agroenergie, l'Italia ingrana la marcia "verde"

Nel 2011 impennata del 44% delle fonti rinnovabili da agricoltura, la miglior performance europea grazie anche agli incentivi Psr - Gas serra: in calo il peso delle emissioni agricole, ok anche il bio

Il momento per parlare di ambiente e di riduzione delle emissioni è quanto mai opportuno, soprattutto guardando al nuovo pacchetto "A Clean Air Programme For Europe", adottato a fine Dicembre 2013, col quale la Commissione Europea ha deciso di rendere più stringenti le norme per ridurre ulteriormente l'inquinamento atmosferico grazie a misure di sostegno per ricerca e innovazione, limiti più stringenti per gli inquinanti principali e una nuova proposta di direttiva sull'inquinamento da edifici e impianti industriali.
In chiave agricola, l'occasione per fare il punto sul pacchetto ambientale, è fornita dai dati contenuti nell'ultimo Rural Development in the EU - Statistical and Economic Information, Report 2013, edito dalla Commissione Europea. Lo studio, che fotografa la situazione aggiornata dell'agricoltura europea dal punto di vista strutturale, dedica particolare attenzione anche al contributo che il settore primario dà alla tutela alla tutela dell'ambiente e alla ktigazione dei cambiamenti climatici.

 

Prendendo in esame due delle sezioni più indicative, vale a dire quella sulla produzione di energie rinnovabili da agricoltura e quella delle emissioni di gas serra, l'agricoltura italiana mostra negli ultimi anni dei trend più che positivi con performance nettamente migliorate. Passi importanti in avanti, anche se va sottolineato che  se c'è un campo nel quale è necessario spostare l'asticella più in alto per migliorare la sostenibilità, questo è quello delle buone pratiche ambientali.
Ma, dicevamo, i dati confortano una visione ottimistica per il futuro. Partiamo dal contesto generale della produzione di energia rinnovabile da agricoltura, in cui lo studio fa rientrare la produzione di biogas, biodiesel ed etanolo. A differenza di quella prodotta in ambito forestale, in declino dal 2003, la percentuale di energia rinnovabile prodotta dall'agricoltura è cresciuta, nell'Europa a 27  tra il 2003 e il 2010,di circa il 20% annuo.
Il 2011, anno preso a riferimento dal report Ue, ha denunciato per la prima volta una diminuzione, esattamente del 9,6%. Questo decremento è dovuto soprattutto alla "vecchia" Europa dei 15, mentre i nuovi stati mostrano percentuali di crescita confortanti, ma contano solo per il 9,7% della produzione comunitaria.

 

E' calata soprattutto la produzione di biogas e biodiesel (-10,1% e -12,7%). Ma l'Italia si è mossa in controtendenza, con percentuali molto significative: tra il 2011 e il 2010 il nostro Paese ha avuto il più alto incremento* di rinnovabili da agricoltura, con un + 44%,  migliorando così la propria posizione nella classifica Ue, con una quota del 7,3% della produzione totale europea, contro il 4,5% dell'anno precedente

Un altro importante capitolo preso in esame riguarda le emissioni di gas serra (GHG) da agricoltura. Nel 2011, in Europa, ammontavano a 461 milioni di tonnellate equivalenti CO2, cioè il 10% del totale delle emissioni Ue. All'interno di questo 10%, lo Stato che ha più "peso" per le emissioni da agricoltura è la Francia, con il 19,8%, seguita dalla Germania con il 15,3%, e poi da Gran Bretagna, Spagna, Polonia e Italia. Negli ultimi anni il totale delle emissioni da agricoltura in Europa è diminuito in generale, ma purtroppo è aumentata la percentuale dell'agricoltura sulle emissioni totali. Ebbene, in Italia, oltre ad essere diminuito il totale delle emissioni da agricoltura, è scesa anche la sua incidenza sul totale: meno 8,8% tra il 2006 e il 2011. Al 2011, in Italia, l'agricoltura "pesa" per il 6,9% sulle emissioni totali di GHG (per fare un esempio, in Francia conta per il 18,8%, in Spagna per il 10,6%, in Gran Bretagna per l'8,4%, in Germania per il 7,7%, in Olanda per l'8,2%.
Interessante, per finire, dare uno sguardo a un indicatore altrettanto importante per quanto riguarda l'attenzione all'ambiente e alla salute, vale a dire il mondo dell'agricoltura biologica. Il report riporta i dati del 2011 che danno all'Italia 1.096.889 ha di superficie coltivata , secondo Paese europeo dopo la Spagna (1.803.000 ha) e prima della Germania (1.015.626 ha). Per inquadrare ancora meglio la situazione, è opportuno rifarsi però agli ultimi dati SINAB forniti al SANA di Bologna a settembre 2013 che confermano il ruolo di primo piano ricoperto dall'Italia nel mondo "bio": nel 2012 sono 49.709 gli operatori del settore (+3% sul 2011 - di gran lunga il Paese con più produttori bio), 1.167.302 ha  la superficie coltivata (+6,4% sul 2011). Un mercato, quello del bio, che in Europa (dati comparabili al 2011) vede la Germania come Paese con il giro d'affari più rilevante, con un valore del mercato nazionale pari a 6,6 miliardi di euro, seguita dalla Francia (3,8 miliardi), dal Regno Unito (1,9 miliardi) e proprio dall'Italia  (1,7 miliardi).
Al di là dei numeri, resta poi l'importante sfida posta dalla riforma della Pac, decisamente improntata alla tutela dell'ambiente. Il FEASR, infatti, riserva agli obiettivi tematici 4, 5 e 6 (sostenere la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio in tutti i settori; promuovere l'adattamento al cambiamento climatico, la prevenzione e la gestione dei rischi; tutelare l'ambiente e promuovere l'uso efficiente delle risorse) poco più di 4 miliardi di euro, cioè il 38,6% delle risorse. A testimonianza di come il futuro dell'agricoltura non possa che essere più "verde".

 
 
 
 

Andrea Festuccia

 
 
 
*Nominalmente l'incremento maggiore spetta alla Grecia con  +133%, ma con una produzione minimale: 70 kilotonnellate rispetto alle 1.158 prodotte dall'Italia
 
 
 

PianetaPSR numero 28 - gennaio 2014