Nel primo semestre 2013, sono state 11.845 le nuove iniziative imprenditoriali avviate nel settore dell'agricoltura. Il 25,9% dei nuovi conduttori agricoli ha fra i 51 e i 65 anni, un altro 10,9% è un over 65. Solo il 17,2% ha meno di 30 anni. Un quadro del genere porta inevitabilmente a una domanda: quanti sono i neoconduttori che provengono da attività "estranee" all'agricoltura? Ben il 15,7% era operaio, o apprendista,; il 13% impiegato (o quadro); il 9% casalinga; il 6,3% imprenditore in altro settore; il 5,6% libero professionista. Numeri che non escludono, certo, la vicinanza per ragioni di affinità (spesso familiari) al settore agricolo, ma che risultano abbastanza corposi da poter individuare una tendenza interessante alla "neoruralità".
Questi numeri sono tratti dalla banca dati e da una specifica indagine campionaria condotta da Unioncamere sulle nuove imprese iscritte al registro camerale; approfondimento che arricchisce il primo numero di "AgrOsserva", un nuovo prodotto editoriale trimestrale di analisi e previsioni per i settori agroalimentari, realizzato da Ismea - Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo e Alimentare - e Unioncamere.
Si tratta di una pubblicazione che farà il punto - relativamente al settore agro-alimentare - su credito, investimenti, nati-mortalità delle imprese, con focus tematici mirati (export, occupazione, ecc.) e con interessanti rilevazioni statistiche da panel delle aziende ottenuti proprio dalla collaborazione fra Ismea e le Camere di Commercio.
Ma cos'altro ci dice l'indagine campionaria? Un capitolo interessante riguarda le risorse per le start-up. Il 66,2% delle nuove realtà imprenditoriali nasce con un investimento complessivo iniziale che ammonta a meno di 5.000 euro. Il 14,6% tra i 5 e i 10.000, il 10,4% da 11.000 a 30.000, il 3,5% da 31 a 50.000 euro, il 2,1% da 51 a 100.000 euro e il 3,3% investe oltre 100.000 euro.
Una rapida scorsa al livello d'istruzione dei neoimprenditori agricoli fa riflettere sulla differenza con qualche decennio fa: il 19% è in possesso di una laurea, il 37,5% di un diploma e il 33,7% della licenza media, il 4,3% di istruzione professionale e il 5,5 di formazione professionale.
Le forme giuridiche delle nuove imprese agricole
(I semestre 2013; quote %)
Start up agricole: gli investimenti iniziali
(I semestre 2013; quote %)
Ma perché si decide di metter su un'impresa agricola? Il 36% di chi ha risposto al questionario proposto dall'indagine lo ha fatto per dar seguito all'impresa familiare; il 25,6% come autoimpiego, cioè letteralmente per trovare un primo lavoro o uno sbocco lavorativo. Il 36,6% per autorealizzazione, cioè perché considerava l'agricoltura come un valido settore nel mercato, o per mettere a frutto competenze e esperienze professionali.
Interessanti anche le principali difficoltà dichiarate per chi avvia un'attività agricola: al primo posto le procedure amministrative, col 30,5% delle risposte, seguite dal clima economico sfavorevole (19,2%) , dalla mancanza di conoscenza di leggi e adempimenti per l'attività di impresa (14,5%) e dalla difficoltà nel commercializzare i prodotti (10,4%).
Infine, dal punto di vista geografico, spicca il ruolo esercitato dal Mezzogiorno: quasi la metà delle neoimprese (49,2%) sono del Sud Italia. Segue il Nord est con il 23,9%, il Centro con il 14,7% e il Nord Ovest con il 12,2%.
Andrea Festuccia
PianetaPSR numero 28 - gennaio 2014