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SVILUPPO SOSTENIBILE

Idroponica, la nuova frontiera del riciclo idrico

Colture senza suolo d'avanguardia con clima controllato e subirrigazione: al Centro orticoltura di Pontecagnano (Cra) ora si sperimenta il riutilizzo della soluzione nutritiva del pomodoro "ciliegino"

Sono amiche dell'ambiente perché non utilizzano terreno per crescere e non hanno alcuna contaminazione da inquinamento. Sono le colture 'senza suolo'  utilizzate oggi per produrre pomodori, cetrioli, meloni, peperoni, melanzane, lattuga e fragole nel Centro di ricerca per l'Orticoltura di Pontecagnano in provincia di Salerno del Cra. Si tratta di sistemi di coltivazione condotti, appunto, fuori dal terreno, che utilizzano l'acqua come veicolo di sostanze nutritive e prevedono vari substrati per favorire la produttività delle colture evitando i problemi associati all'utilizzo del suolo, come la diffusione dei patogeni tellurici e la stanchezza del terreno.

Grazie al supporto di sistemi di automazione per il controllo del clima e della fertirrigazione, l'idroponica, questo il nome di questa tecnica, permette di migliorare il controllo dell'intero processo produttivo e quindi di ridurre i consumi di acqua e concimi e di accrescere la produttività e la qualità del prodotto. Negli ultimi anni, uno degli obiettivi delle attività di ricerca svolte dal Cra di Pontecagnano, come spiegano dal Centro, "è proprio quello di verificare l'adattabilità della subirrigazione in canaletta alla coltivazione delle ortive le quali, rispetto alle specie ornamentali, presentano a fine ciclo colturale la necessità di riutilizzare o smaltire il substrato colturale".

Pomodorini coltivati senza suolo

Dopo i primi promettenti esperimenti, oggi  l'attività è concentrata sul pomodoro con diversi progetti, tra cui quello per il riutilizzo della soluzione nutritiva drenata nella coltivazione senza suolo di pomodoro 'ciliegino' in presenza di acqua salmastra. "La coltura fuori suolo - spiega Accursio Venezia, ricercatore del Centro di ricerca per l'Orticoltura di Pontecagnano  - è consigliabile in alcuni contesti come la coltivazione sotto serra grazie al migliore controllo nutritivo e termico a livello radicale,  in termini di maggiore produttività, qualità del prodotto e di standardizzazione dello spazio e del tempo".

Una tecnica utile anche per migliorare l'efficienza nell'uso dell'acqua e valorizzare la raccolta della pioggia soprattutto in aree dove la risorsa idrica è limitata per quantità e qualità, ma anche nell'ambito dell'agricoltura urbana se il terreno non è più fertile e in situazioni limite come nel caso di una zona industriale non più utilizzata, odi una cava dismessa.

Le colture senza suolo, spiegano dal Centro di Pontecagnano, possono essere classificate in base alla presenza e al tipo di substrato ( idrocoltura, organici o inorganici), di irrigazione a goccia o subirrigazione e al recupero della soluzione drenata con  sistema aperto o chiuso. "Con la subirrigazione in canaletta, ad esempio - spiega il ricercatore - i vasi sono collocati appunto in canalette dove la soluzione nutritiva ricircola e viene assorbita in parte dal substrato per capillarità e diventa disponibile per le piante; la parte rimanente, al termine dell'intervento irriguo, torna nel serbatoio di raccolta per essere nuovamente utilizzata nelle fertirrigazioni successive".

Da qui il compito del Centro di trasferire la ricerca alle aziende. In Italia,infatti, la subirrigazione ha un'elevata diffusione commerciale soprattutto per la coltivazione di specie ornamentali a lenta crescita, mentre la coltura senza suolo del pomodoro e di altri ortaggi da frutto, specie vegetali a crescita veloce, è condotta prevalentemente su substrato irrigato a goccia e soluzione gestita in sistema aperto.

 
 

Sabina Licci

 
 

PianetaPSR numero 33 - giugno 2014