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2 - Intervista
 

Il modello agricolo europeo merita la tripla "A"

Agricoltura, acqua e ambiente: così il professor Riccardo Valentini, esperto di cambiamenti climatici, promuove le buone pratiche e l'innovazione finanziate con i fondi Ue per una crescita sostenibile 
Prof. Riccardo Valentini

Riccardo Valentini,  professore ordinario presso l'Università degli Studi della Tuscia esperto di ecologia e di tematiche legate all'attuazione delle convenzioni internazionali per la protezione dell'ambiente globale, spiega quali sono i benefici per le aziende che adottano sistemi produttivi rispettosi dell'ambiente e come le politiche europee per lo sviluppo rurale siano un reale vantaggio per gli imprenditori agricoli. Oltre all'impegno scientifico -   fa parte dell'Intergovernmental Panel on Climate Change, che ha ricevuto il premio Nobel per la pace nel 2007- Valentini  è attualmente consigliere regionale del Lazio e continua la sua attività di ricerca collaborando anche con Governi stranieri.
Insomma, un'autorità del settore, cui abbiamo posto alcune domande su sostenibilità ambientale e agricoltura e di come i due temi possono camminare insieme anche con l'ausilio dei Fondi europei per lo sviluppo rurale.
In che modo le tematiche ambientali possono contribuire a migliorare la competitività delle aziende?
Il rispetto dell'ambiente e l'uso di tecnologie all'avanguardia per le aziende agricole rappresentano un importante trampolino di ri-lancio. Sappiamo come l'intero comparto agricolo risenta della perdurante crisi economica e sappiamo anche che l'innovazione può essere la chiave di volta per la rinascita dell'agricoltura.
Anche per questa ragione la nuova programmazione per lo sviluppo rurale pone un accento sulla sostenibilità ambientale delle produzioni agricole, un tema particolarmente importante per l'Italia e per l'Europa.
Oggi ci sono due grandi sistemi a livello di competitività globale, in materia di filiere agroalimentari che si stanno confrontando: quello dei Paesi emergenti, che competono con le nostre produzioni con un'agricoltura ad alta intensità, e quello europeo, basato sulla qualità delle produzioni e sul loro basso impatto ambientale. 
Nel primo caso si tratta per lo più di metodi agricoli con bassi input e largo uso  di fertilizzanti che hanno un grande impatto sull'inquinamento. L'agricoltura di questi paesi, inoltre, si basa anche molto sugli OGM per aumentare le rese e la produttività. Nel caso dell'Europa, che non dimentichiamo è il più grande esportatore di prodotti agroalimentari al mondo, l'orientamento è agli antipodi.
Le politiche europee sono orientate a sostenere con forza questo sistema che è insieme di qualità e innovativo, più vicino alla natura, più sicuro per il consumatore e più sano anche dal punto di vista sanitario. I Paesi emergenti, come Brasile e Cina, stanno avendo molti problemi dal punto di vista sanitario e anche per questa ragione guardano con interesse alle tecnologie e alle pratiche agricole europee.
Il sostegno della Comunità europea, in particolare attraverso i Fondi FEASR, è molto importante perché consente all'Europa di continuare ad avere una leadership in questo settore.
Da lontano ci osservano, per conoscere le nostre buone pratiche agricole. Di quali tecnologie si tratta?
Oggi siamo in grado di ridurre l'inquinamento e l'impatto ambientale per quello che riguarda, per fare degli esempi, le risorse idriche  e la distribuzione di fertilizzanti. Ci sono tecnologie estremamente precise, i cosiddetti precision farming, che con l'aiuto dell'informatica e l'utilizzo di sistemi avanzati ci permettono di poter ottenere le stesse rese dal punto di vista quali-quantitativo, con un minore uso di fertilizzante e di risorse idriche, rispetto ai metodi produttivi tradizionali. Questa direzione è assolutamente percorribile anche dal punto di vista della riduzione dei costi. L'uso smodato e non razionale di acqua pesa sul bilancio energetico di un'azienda e l'impiego massivo di fertilizzanti può incidere molto sul budget dell'impresa.
Ci sono poi metodi in grado di ridurre al minimo le emissioni di CO2, consentendo un grande risparmio in termini di consumi da parte del produttore, rispetto per l'ambiente e certezza per il consumatore attento a queste tematiche. Esiste una certificazione che dimostra questo tipo di pratica agricola sostenibile, la Carbon footprint. C'è un mercato, in particolare quello nord europeo, che è molto sensibile alle produzioni certificate sull'impatto ambientale. Anche questo può essere un asset economico molto competitivo.
La Regione Lazio in questa fase è concentrata nella scrittura del nuovo PSR 2014-2020. Tra le novità una nuova proposta di zonizzazione che include tra i comuni rurali anche Rieti e Viterbo
La Regione sta definendo tutti gli aspetti del nuovo programma; riguardo alla nuova proposta di zonizzazione, penso che si tratti di un'importante opportunità per i due comuni capoluogo di provincia. Sia Rieti che Viterbo hanno infatti una tradizione agricola che rappresenta una parte non indifferente della loro economia e questo passaggio mi sembra molto utile. Nella nuova programmazione i due comuni potranno così partecipare ai GAL e gli imprenditori accedere a misure di finanziamento che prima li vedevano esclusi. Per territori con una vocazione agricola così spiccata è una possibilità straordinaria.

 
 
 
 
 

Roberta de Vito
devito@inea.it

 
 
 
 
 
 

PianetaPSR numero 34 - luglio/agosto 2014