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RIFORMA PAC/SVILUPPO RURALE

Prende forma l'architettura dei nuovi Psr

Prime indicazioni sulle scelte delle Regioni per costruire i programmi da inviare a Bruxelles: interesse confermato sugli incentivi ai giovani e progettazione integrata, prudenza sui sottoprogrammi tematici

La novità principale del processo di programmazione 2014-2020, riguarda la necessità di far sì che i cinque fondi strutturali e d'investimento (Fondi SIE) operino in modo integrato e sinergico. Questo al fine di allineare le politiche comunitarie al raggiungimento degli undici Obiettivi Tematici (OT) contenuti all'interno del Quadro Strategico Comune (documento predisposto dalla Commissione Europea), che esplicitano le priorità alla base della strategia Europa 2020. Dette priorità devono poi essere declinate da ogni Paese in un apposito documento, l'Accordo di Partenariato (AP), in cui viene previsto come gli interventi afferenti ai diversi fondi andranno ad influire sul raggiungimento degli Obiettivi Tematici e quale sarà la ripartizione del sostegno finanziario per i singoli obiettivi. L'AP, in proposito, richiede alle Regioni uno sforzo maggiore rispetto al passato, volto ad integrare e concentrare gli interventi e le risorse sui fabbisogni specifici settoriali e territoriali.
In questo quadro, il Feasr si inserisce con alcune specificità riguardanti la sua architettura interna: i Programmi di sviluppo rurale (Psr) regionali sono articolati in 6 Priorità a loro volta suddivise in 18 Focus Area. Le Priorità (P) rappresentano i macro obiettivi della nuova politica di sviluppo rurale, mentre le Focus Area (FA), raggruppando al loro interno misure e sottomisure omogenee, costituiscono specifici campi di intervento. Ogni Priorità e Focus Area, in virtù della finalità, deve essere collegata a determinati OT e, di conseguenza, interventi e relative risorse finanziarie andranno a contribuire al soddisfacimento di specifici obiettivi.
In particolare, ad oggi[1], i circa 10,5 miliardi di euro destinati all'Italia per la Politica di sviluppo rurale dovrebbero essere ripartiti su nove degli undici OT, con una concentrazione maggiore su quelli più esplicitamente legati ad agricoltura, ambiente e sviluppo sostenibile. Infatti, il contributo maggiore si ha sull'OT 5 "Promuovere l'adattamento ai cambiamenti climatici e la prevenzione e gestione del rischio" e sull'OT 3 "Promuovere la competitività delle PMI, del settore agricolo, della pesca e dell'acquacoltura" in cui la quota di risorse Feasr impegnate costituisce rispettivamente il 59 e 53% del totale. Anche all'OT 6 "Tutelare l'ambiente e promuovere l'uso efficiente delle risorse" (40% di contributo Feasr sull'insieme delle risorse messe a disposizione dai vari fondi) e all'OT 4 "Sostenere la transizione verso un'economia a bassa emissione di carbonio" (25%), sono stati riservati stanziamenti cospicui, proprio in virtù della loro affinità con quello che è il campo di intervento principale della politica di sviluppo rurale.

IL CONTRIBUTO DEL FEASR AGLI OBIETTIVI TEMATICI DELL'ACCORDO DI PARTENARIATO
(dati in milioni di euro)

Fonte: Accordo di partenariato 22 aprile 2014

Dai primi dati pervenuti, relativi alla programmazione finanziaria regionale, le Priorità a cui viene dato il peso maggiore sono la P4 "Difesa e ripristino degli ecosistemi naturali connessi all'agricoltura e alle foreste", al cui interno ricadono interventi riconducibili a quelle che erano le misure dell'Asse 2 della politica di sviluppo rurale 2007-2013, e la P2 "Potenziare la redditività e la competitività dell'agricoltura", che, invece, comprende quegli interventi afferenti alle misure dell'Asse 1 della programmazione che si avvia a conclusione. Queste due Priorità costituiscono due lati della stesa medaglia: una punta a migliorare la performance economica del settore, l'altra a far sì che tale miglioramento avvenga in modo sostenibile.
La P4 include circa un terzo dell'intera dotazione finanziaria Feasr: al suo interno, la FA a cui sono dedicate le risorse maggiori è la 4.b (36% circa sulle risorse totali a disposizione della P4 e 11% dell'intero Psr), che riguarda il miglioramento della gestione delle risorse idriche.
La P2, invece, comprende il 24% delle risorse della politica di sviluppo rurale. Il suo peso è legato principalmente alla dotazione finanziaria della FA 2.a, la quale racchiude gli interventi destinati all'ammodernamento delle aziende: la FA 2.a risulta essere quella su cui le Regioni hanno deciso di investire in modo più incisivo e, da sola, rappresenta poco più del 17% delle risorse dei Psr.
Alla P3 è destinato il 14% delle risorse; in essa si concentrano gli interventi volti a promuovere l'integrazione degli operatori lungo le filiere e la gestione del rischio, chiudendo, dunque il cerchio delle azioni destinate ad aumentare la competitività dell'agricoltura.
La P5, che ha come obiettivo il contrasto e l'adattamento ai cambiamenti climatici, rappresenta il 15% delle risorse finanziarie messe a disposizione dal Feasr: tali risorse vanno a concentrarsi principalmente sulla FA dedicata alla promozione del sequestro del carbonio (5.e, circa il 40%  delle risorse totali della Priorità) e sulle FA che riguardano, rispettivamente, l'uso efficiente dell'energia (5.b, 19%) ed il ricorso a fonti rinnovabili (5.c, 17%).
Le risorse destinate ad inclusione e sviluppo economico nelle aree rurali (ex Assi 3 e 4) ammontano al 10% del totale e fanno capo alla Priorità 6. Il 70% circa di queste risorse verrà impiegato attraverso l'approccio Leader, come testimonia il fatto che la FA su cui le Regioni hanno puntato maggiormente  è la 6.b, appunto riconducibile al Leader.
Infine la Priorità 1, riguardante il trasferimento di conoscenze e l'innovazione, raccoglie solo il 5% delle risorse a disposizione, ma bisogna tenere in considerazione che si tratta di una priorità trasversale per cui alcuni interventi (e le relative risorse), pur essendo programmati all'interno di altre priorità, andranno ad esplicare i propri effetti anche sulla P1.

* Si tratta di dati parziali basati su 12 PSR. Fonte - Elaborazioni Inea su dati regionali.

In virtù del principio della concentrazione delle risorse, il Regolamento dedicato alla politica di sviluppo rurale (Reg. UE n. 1305/2013), ha fornito alle Autorità di Gestione un ampio ventaglio di possibilità in tal senso: sottoprogrammi tematici, progettazione integrata, pacchetto giovani, PEI, approccio Leader plurifondo (CLLD). Principi, questi, fortemente sottolineati anche nell'AP.
Allo stato attuale, però, fatta eccezione per la progettazione integrata di filiera e il pacchetto di misure dedicate ai giovani agricoltori (due forme di intervento integrato già presenti nella programmazione 2007- 2013 e quindi già rodate), le Regioni dimostrano una certa prudenza nell'utilizzare nei propri Psr i sottoprogrammi tematici (ad oggi solo una Regione prospetta il loro utilizzo) e ricorrere all'approccio Leader plurifondo. Anche il Pei, pur essendo previsto da tutti i Psr, comporta una serie di dubbi su quelle che dovrebbero essere le sue concrete modalità di attuazione.
Le Regioni stanno incontrando non poche difficoltà nella redazione dei Psr. Tali difficoltà sono riconducibili, principalmente, alla complessità dell'iter programmatorio così come è stato pensato dalla Commissione. Questo percorso, partendo dal Qsc, doveva passare necessariamente per la definizione dell'Accordo di Partenariato, a cui i programmi regionali dovevano obbligatoriamente fare riferimento. Il fatto che AP e Psr siano andati avanti quasi di pari passo, non sta rendendo agevole il lavoro delle amministrazioni regionali, provocando un'elevata discontinuità nel processo di programmazione. A ciò va aggiunta la lenta definizione della normativa comunitaria che è soggetta a continue evoluzioni e modifiche: il risultato è un eccessivo proliferare di regolamenti, documentazioni, linee guida, fiches di misura (spesso non ufficiali), che stanno facendo perdere di vista gli aspetti strategici della programmazione, a scapito di quelli prettamente formali.
Infine, la schematizzazione del programma risulta eccessiva e limitante e costringe le Regioni a cimentarsi col non semplice esercizio dell'integrazione di misure, sottomisure, Focus Area e Priorità: quello che doveva essere un programma dalla struttura più flessibile rispetto al suo predecessore, si sta dimostrando, nella pratica, più rigido e complesso da definire.

 
 
 
 

Raffaele De Franco
defranco@inea.it


 
 
 
[1] Si fa presente che i PSR e l'Accordo di partenariato sono ancora in fase di elaborazione definitiva per cui i dati potrebbero cambiare. La tabella di marcia della programmazione 2014-20 prevede l'invio ufficiale dei PSR al 22 luglio 2014.
 
 
 

PianetaPSR numero 34 - luglio/agosto 2014