Nella lotta ai cambiamenti climatici con riferimento al ruolo che può avere l'agricoltura non si parte da zero. Infatti il citato studio sullo stock di carbonio - SOC [1] (vedasi l'articolo precedente) riporta le buone pratiche già attuate. Prendendo come riferimento l'inventario dei potenziali tipi di intervento inseribili nei nuovi Psr, contenuto all'interno del progetto "Mainstreaming of climate-change into rural development policy post -2013 " della Dg Clima della Commissione Europea, lo studio sottolinea come alcuni tipi di interventi in alcune regioni sono stati attuati già nella programmazione 2007-2013 e possono, data la loro importanza, essere ripresentati nel prossimo periodo di impegno, mentre altri andranno considerati in relazione alle caratteristiche economiche e territoriali di ciascuna Regione e Provincia Autonoma. La rappresentazione in tabella predispone le connessioni tra politiche agricole e climatiche a scala di intervento, al fine di facilitare l'integrazione proprio attraverso le misure agro-climatico-ambientali (AECM) dei PSR che rappresentano uno degli strumenti privilegiati in termini di mitigazione.
Tab. 1 - Linee di intervento relative alla mitigazione e connessioni con i principali sistemi di produzione
Tab. 2 - Linee di intervento relative all'adattamento e connessioni con i principali sistemi di produzione
La bibliografia scientifica ha ampiamente dimostrato come gli impatti delle pratiche agronomiche abbiano un'incidenza significativa nell'arco di un ventennio, pertanto le scelte strategiche in materia di politica agricola devono essere efficacemente programmate in parallelo con le politiche sul clima, al fine di individuare ed applicare in tempo utile le metodologie di quantificazione delle emissioni e degli assorbimenti del sistema agro-forestale. Proprio nell'ottica della continuità delle pratiche agronomiche, è utile evidenziare il posizionamento dei sistemi produttivi/di gestione presi in analisi, all'interno della programmazione 2007-2013: la classificazione vede una generale diffusione delle pratiche inerenti il metodo biologico e sostenibile seguite da interventi di gestione del suolo rientranti nella categoria agricoltura conservativa ad oggi in espansione.
Per il dettaglio delle pratiche incluse in ciascuna categoria, unitamente ad approfondimenti qualitativi dell'impatto agronomico, si rimanda al relativo progetto Mipaaf-ISMEA del 2013[2]
Tab. 3 - Classificazione dei principali sistemi produttivi/di gestione (PSR 2007-2013) con impatto su sostanza organica ed emissioni GHG (rielab. da "Ricognizione degli studi e delle ricerche riguardanti il potenziale di mitigazione di talune pratiche colturali e delle lavorazioni" MiPAAF - ISMEA 2013)
L'attuazione combinata di pratiche come quelle accennate, in via esemplificativa, quali possibili impegni delle misure agro-climatico-ambientali, in connessione con le operazioni considerate più incisive in materia climatica, rappresenta senz'altro un approccio innovativo nell'attuazione della politica di sviluppo rurale in Italia, valorizzato ulteriormente da una metodologia di quantificazione dei benefici ambientali in termini di mitigazione.
Questo approccio basato sullo stock di carbonio nei suoli può costituire un criterio di articolazione della misura 10 dei PSR 2014-2020, laddove le relative operazioni sono classificabili in base ai "tipi di produzione" piuttosto che alle "condizioni locali specifiche"[3]; in tal senso il calcolo del SOC di riferimento può costituire una discriminante importante da valutare.
Francesco Serafini - Paolo Ghini
PianetaPSR numero 34 - luglio/agosto 2014