Si devono ad incroci e innesti effettuati negli anni gli agrumi più comuni in Italia studiati dal Cra-di Acireale; Agrumi senza segreti grazie ai ricercatori italiani che, con il loro lavoro, hanno contribuito a svelare le origini nascoste delle specie più consumate, dai clementini, alle arance dolci e amare, dovute a incroci e innesti nel corso degli anni. Si tratta del progetto di respiro mondiale "International Citrus Genome Consortium", coordinato, per quanto riguarda l'Italia, dal Centro di Ricerca per l'Agrumicoltura e le Colture Mediterranee del Cra di Acireale a cui hanno partecipato anche dall'Istituto di Genomica Applicata (Iga) e l'Università di Udine e la Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa.
L'analisi della diversità genetica presente fra specie e varietà di 'Citrus', grazie alle più moderne metodologie di sequenziamento di nuova generazione e di analisi bioinformatiche, spiegano al Cra, ha consentito di ricostruire la storia evolutiva e l'impatto dei processi di selezione portati avanti dall'uomo negli agrumi di grande importanza sia a livello internazionale che per l'agricoltura italiana. Chiaro l'obiettivo della ricerca, come spiega Giuseppe Reforgiato Recupero del Cra. "Aver compreso l'origine di alcune delle più comuni specie coltivate - afferma il ricercatore - servirà ad indirizzare i programmi di miglioramento genetico per l'ottenimento di nuove varietà migliorate da un punto di vista qualitativo e nei riguardi della resistenza alle malattie".
L'utilizzo delle nuove tecnologie sulle clementine ha permesso non soltanto di descrivere in dettaglio il contenuto in geni, sono circa 25 mila i geni presenti, ma soprattutto di ricostruire come, a partire da un numero limitato di specie ancestrali selvatiche come il pomelo, il Citrus maxima e il mandarino, si siano ottenute attraverso una serie di incroci le specie più consumate.
I ricercatori hanno scoperto che almeno il 45% del genoma del Citrus è costituito da sequenze ripetute; un risultato che ha costituito la base di partenza dei vari studi del progetto. E tra incroci e 'parentele', si è scoperto che l'arancio dolce, quello che viene generalmente consumato sulle tavole nostrane e l'arancio amaro, il 'Siviglia' apprezzato in particolar modo dagli inglesi per preparare la famosa "marmalade", derivano entrambe dal mandarino e dal pomelo; però, mentre l'arancio amaro è un ibrido semplice che ha avuto il pomelo come 'madre' e il mandarino come 'padre', spiegano dal Cra, l'arancio dolce è invece il risultato di uno schema di incrocio, non si sa se naturale o artificiale, ben più complesso in cui un iniziale ibrido fra pomelo e mandarino è stato nuovamente incrociato con il pomelo e infine ancora con il mandarino. La clementina è invece l'incrocio fra arancio dolce e mandarino, mentre il mandarino tangerino W. Murcott risulta essere un nipote dell'arancio dolce.
Mettendo poi a confronto le sequenze delle diverse specie e varietà degli agrumi, spiegano dal centro di Acireale, quello che viene chiamato comunemente pomelo corrisponde alla specie ancestrale Citrus maxima, mentre tutte le varietà dei mandarini oltre ad avere il genoma della specie ancestrale del mandarino, il 'Citrus reticulata', contengono anche segmenti del genoma del pomelo, a riprova che sono il risultato di incroci complessi tra le due specie.
Ma il progetto ha all'orizzonte un altro traguardo da raggiungere, per il quale i ricercatori del Cra si sono già messi al lavoro. "Con approcci simili a quelli che abbiamo utilizzato fino ad adesso - conclude Reforgiato - stiamo analizzando un'altra specie ancestrale degli agrumi, il cedro e l'origine delle specie da essa derivate, come limone, bergamotto, lima e limetta, di grande importanza per l'agrumicoltura italiana ".
Sabina Licci
PianetaPSR numero 34 - luglio/agosto 2014