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E-COMMERCE/2

Frodi alimentari in agguato anche sul web

In Italia un business da 13,2 miliardi, con l'agroalimentare al 12%: settore frenato dalle truffe, ma anche dalla poca dimestichezza coi pagamenti elettronici - Consigli utili per evitare sorprese

Valgono 13,2 miliardi gli acquisti sul web in Italia, di cui solo il 12% riguarda i prodotti alimentari, un canale di vendita utilizzato prevalentemente da donne tra i 25 e i 45 anni, che in assoluto si rivelano le consumatrici più 'coraggiose'. Sì perché a frenare gli italiani a fare la spesa sul web sono le frodi che viaggiano sulla rete: sul 64% di chi compra abitualmente online, solo l'11%  acquista prodotti agroalimentari. E'  il quadro che emerge dalla prima ricerca realizzata dal Movimento del Cittadino e dalla testata Frodi alimentari, sulle insidie dell'e-commerce a tavola su un campione di 1.260 consumatori, i cui risultati sono stati presentati in un convegno promosso insieme al Nucleo anti frodi del Comando Carabinieri delle Politiche agricole (Nac) e all'Icqrf  (Istituto per il controllo qualità e repressione frodi).
Quanto alle truffe più frequenti denunciate dal 31% degli intervistati che le hanno subite, ci sono la mancata consegna della merce (45%), la difformità di quanto acquistato (23%), l'arrivo di prodotti scaduti (12%) o di quantità inferiore a quella ordinata (10%). Esperienze che in molti casi lasciano il segno, visto che il 14% dei truffati dichiara che non ha più intenzione di acquistare prodotti alimentari sulla rete.
Ma non sono solo le frodi a frenare gli italiani. Pesa anche l'impossibilità di toccare con mano il prodotto, oltre ovviamente alla scarsa dimestichezza con le modalità di pagamento online; timori che spesso hanno la meglio sui vari vantaggi offerti dagli acquisti sulla rete, primo tra tutti, come precisa la Coldiretti, la possibilità di mettere a raffronto i vari prezzi per poter scegliere l'offerta migliore risparmiando qualcosa.

 

Tornando al fenomeno delle truffe nell'e-commerce alimentare, va anche detto che il settore è strettamente monitorato dalle forze dell'ordine, che hanno scoperto attraverso l'Interpol  ben 70 diverse tipologie di prodotti alimentari contraffatti online, con il record per i formaggi Dop, i vini Doc e l'Aceto balsamico di Modena Igp.
Tra i casi più significativi delle contraffazioni smascherate nel 2013, spiegano i Carabinieri del Nac, c'è stato il blocco della commercializzazione dei 'Wine-Kit' in Gran Bretagna, per un valore di 28 milioni di euro, prodotti liofilizzati ottenuti con estratto di mosto e messi in vendita in confezioni di autoproduzione etichettati con noti marchi di vini made in Italy: 24 per l'esattezza, spaziando dal Chianti, all'Amarone, fino al Barolo. E ancora,  c'è il caso dei 'Cheese Kit' in Nuova Zelanda, Australia e Canada, ossia confezioni che replicano prodotti caseari tipici italiani, come la mozzarella, l'Asiago, il gorgonzola o la ricotta con etichette che richiamano il tricolore e la denominazione 'Italian Cheese'. Nella classifica dei cibi più bersagliati dalle frodi sul web, secondo i Nac, il primato spetta ai prodotti Dop e Igp (16%), seguiti dai semilavorati, come conserve, sughi e insaccati (12%) e da quelli della tradizione locale (32%). Entrando nel dettaglio i più contraffatti dopo i formaggi (32%), sono le creme spalmabili (12%) e i salumi (10%).

 

Insomma, un fenomeno che sembra viaggiare in parallelo con quello dell'agropirateria e dell'italian sounding  più volte denunciato nei più tradizionali canali commerciali. Come arginare allora questo fenomeno e convincere i consumatori a superare la diffidenza nei confronti del commercio elettronico?
Importanti indicazioni sono state fornite dalla stessa associazione dei consumatori che, oltre a denunciare il fenomeno, ha presentato un decalogo per aiutare i consumatori a vincere le loro paure e a fare la spesa on line alzando il livello di sicurezza. Con tre regole base: dei prodotti venduti on line occorre tenere d'occhio etichetta, foto e prezzi. Tra i vari consigli, infatti, c'è quello di leggere bene l'etichetta del prodotto, verificare le credenziali di chi vende e far valere i propri diritti: in caso di merce scaduta o non richiesta, il venditore è tenuto a una nuova fornitura o a rimborsare il prezzo pagato; ma c'è anche la possibilità per l'acquirente di restituire quanto acquistato entro 14 giorni, il cosiddetto 'diritto di recesso'. Che però non vale per la merce deperibile e per le bevande alcoliche.

 
 
 
 

Sabina Licci

 
 
 

PianetaPSR numero 37 - novembre 2014