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REPORT ISTAT
 

La multifunzionalità fa bene al conto economico

Boom delle aziende agricole che svolgono attività connesse, salite nel 2013 a quota 113mila (+48% in tre anni) - E la redditività media viaggia su valori doppi rispetto alle imprese tradizionali

L'agricoltura italiana allarga sempre più il suo perimetro di attività, seguendo la pista della cosiddetta multifunzionalità. Nella definizione classica delle attività economiche quello dei campi resta il settore "primario", legato alla produzione di materie prime agricole e all'attività di allevamento, ma nel suo tradizionale dna sono sempre più evidenti i segni di una proiezione a presidiare, con modelli e progetti anche originali, il business dei settori economici a valle del tradizionale segmento agricolo, spaziando dalla trasformazione delle materie prime fino a forme più evolute di terziario, con la fornitura di servizi rivolti sia all'interno del settore agricolo, sia alla collettività. Tra questi rientra anche l'agricoltura sociale, che proprio di recente è stata regolamentata da un'apposita legge.
Il fenomeno non è nuovo, ma ora ha assunto un'evidenza statistica che consente di parlare di un vero e proprio boom, con una crescita a doppia cifra messa a segno nel giro di pochi anni. Secondo il recente rapporto Istat ,  che analizza la struttura delle aziende agricole italiane, le imprese agricole che hanno imboccato la strada della multifunzionalità (definite tecnicamente "attività connesse") nel 2013 hanno raggiunto quota 113mila, con un balzo di oltre il 48% rispetto ai dati rilevati dal Censimento 2010.Tra i settori che hanno contribuito maggiormente a raggiungere questi risultati figurano le energie rinnovabili, in cui sono impegnate attualmente circa 21.500 con un balzo del 600% rispetto alle 3.500 rilevate nel 2010. L'altra spinta importante  è venuta dalle aziende che hanno deciso di puntare sulla trasformazione e lavorazione delle materi prime aziendali prodotti il cui numero è salito 41mila unità, raddoppiate nel giro di soli tre anni. Positivo anche il trend dell'agriturismo, settore che ha fatto da apripista fin dai primi Anni 90 allo sviluppo della multifunzionalità   dell'agricoltura italiana: al 2013 sono state censite oltre 23mila strutture attrezzate per l'ospitalità  e  un'offerta ricettiva sempre più articolata per rispondere alle crescenti esigenze degli ospiti, con un aumento del 16% rispetto al dato base 2010.  Si è invece stabilizzato intorno alle 4mila unità, con una modesta crescita dello 0,2%,  le aziende che offrono servizi di contoterzismo.

 
 
Fonte indagine Spa 2013 e Censimento dell'agricoltura
 

Alla base dell'espansione di questo modello multifunzionale c'è una serie di fattori. La leva fiscale, azionata a livello nazionale sia con l'equiparazione del reddito delle attività connesse al reddito agrario sia con il sistema di aliquote agevolate, ha rappresentato un'indubbia molla per molti agricoltori a ridisegnare il proprio business plan. La multifunzionalità è stata vissuta dagli imprenditori anche come un'occasione per recuperare valore aggiunto, puntando sulla trasformazione dei prodotti di base, quasi sempre tipici e di qualità artigianale,  per difendersi dalla volatilità dei prezzi agricoli alimentata dalle frequenti crisi dei mercati agricoli mondiali e dalla destrutturazione dei meccanismi di garanzia dei prezzi agricoli,  dei prezzi garantiti   dalla vecchia politica agricola comunitaria. Dal nuovo corso della Pac, in compenso,  è arrivata una maggiore attenzione e molte più risorse per le politiche strutturali e dello sviluppo rurale; il cosiddetto secondo pilastro, che rappresenta il vero motore finanziario per i progetti di diversificazione e ampliamento delle attività aziendali. Un discorso a parte merita forse il boom della energie rinnovabili, dove a versare benzina sulla crescita ha giocato un ruolo determinante il sostanzioso sistema di incentivazione tariffaria, che in non pochi casi ha finito col creare rendite di posizione per i grandi investitori e non pochi effetti collaterali a danno della stessa agricoltura.A parte qualche contraddizione,  il successo del modello multifunzionale è la conferma che quando gli obiettivi della crescita e dello sviluppo sono supportate da scelte strategiche e da un adeguato sistema di regole e di incentivi gli agricoltori italiani sono capaci di mettersi in discussione, riorganizzare la propria impresa con progetti innovativi in grado di dare una dimensione economica più importante anche alle aziende di dimensioni più piccole, che rappresentano ancora l'ossatura del sistema agricolo italiano. Un'importante conferma di questo fenomeno di "new agriculture" arriva da una recente indagine Istat sui risultati economici delle aziende agricole, riferita sempre al 2013. Dai dati emerge che  sono proprio le aziende multifunzionali a presentare, grazie alla loro maggiore produttività e redditività, il conto economico  con valori unitari sensibilmente più elevati. Per dare un'idea, sul campione di aziende analizzato (con fatturato uguale o superiore   ai 15mila euro di fatturato), le performance degli agricoltori che praticano nella loro azienda le attività connesse raddoppiano i risultati  dei colleghi che sono fermi al modello tradizionale di attività agricola.Qualche numero dà meglio la dimensione del fenomeno: il valore della produzione dell'azienda agricola in senso stretto che opera per il mercato si avvicina mediamente ai 40mila euro, mentre per quelle multifunzionali l'Istat ha calcolato oltre 83mila euro; ancora più ampia la forbice per quanto il valore aggiunto, con 22mila euro nel primo caso a fronte di quasi 48mila per chi ha scommesso sulle attività complementari.Risultati molto positivi, che rappresentano una base di partenza importante in vista del decollo della nuova programmazione dello Sviluppo Rurale che, come è stato prima ricordato, con i nuovi Psr sono il più importante volano finanziario per sostenere questo processo di rinnovamento del sistema agricolo italiano.

 

Mario Cariello

 

PianetaPSR numero 46 - ottobre 2015