La trasferta all'Expo di Milano è stata ricca di soddisfazioni per Vincenzo Petitti, un giovane agricoltore molisano di 26 anni che ha la sua azienda a Rotello, piccolo centro della provincia di Campobasso, dove alleva polli in soccida per il gruppo Amadori. Insieme ad altri 19 colleghi under 40, è stato selezionato tra i vincitori del progetto "Fattore Futuro" 2015, realizzato da McDonald's con il patrocinio del Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali.
In palio, non c'è la solita coppa o una pergamena anticata, con l'attestato di rito sulla professionalità e sull'impegno dei giovani agricoltori a portare avanti progetti innovativi nel segno della sostenibilità. Questa volta il riconoscimento è ben più concreto e denso di prospettive: un contratto di fornitura per tre anni alla multinazionale americana leader mondiale del fast-food. In sostanza, fino al 2018, il nostro Vincenzo sarà fornitore della McDonald's. Un incontro ravvicinato di nuovo tipo tra il colosso americano e il giovane agricoltore di un paesino sperduto nelle aree rurali della campagna molisana, metafora del volto buono della globalizzazione che il magico villaggio di Expo 2015 ha saputo esprimere.
Al di là del valore economico diretto della "commessa", il premio - pensato per sostenere e accompagnare i progetti di innovazione e di sviluppo sostenibile portati avanti da giovani agricoltori - rappresenta anche un'importante occasione di crescita professionale e formativa, lavorando a fianco dei tecnici ed esperti della multinazionale americana sui temi cruciali che riguardano il futuro del settore agroalimentare come qualità e sicurezza dei prodotti, sostenibilità dei processi produttivi e certificazione ambientale.
Abbiamo raggiunto per telefono Vincenzo Petitti, che così ci racconta la sua storia di imprenditore agricolo e il progetto che lo ha portato nella rosa dei vincitori del concorso "Fattore futuro".
E' un nativo agricolo oppure ha scelto di fare l'agricoltore per mettere a frutto in qualche modo il suo percorso di studi tecnici?
In un certo senso le due cose si sono combinate. Sono nativo agricolo, come dice lei, perché fin da ragazzo ho sempre aiutato mio padre nei lavori di campagna: dieci ettari che in alcune annate arrivavano fino a 50 ettari con i terreni presi in affitto. Nell'azienda di proprietà grano duro e olio extra vergine d'oliva, come nella tradizione dell'agricoltura molisana. Nei terreni in affitto, invece, abbiamo puntato per molti anni sulla coltivazione del pomodoro da industria.
E il suo diploma l'ha aiutato in questa sua attività?
In questa prima fase il mio diploma di perito termotecnico non mi è servito. Poi però, quando con la prematura scomparsa di mio padre ho dovuto cambiare rotta all'azienda puntando su un allevamento avicolo, la specializzazione in termotecnica mi è stata di grande aiuto per porre le basi di progetto innovativo nel campo della sostenibilità ambientale, con cui ho partecipato a questa selezione. E' andata bene e così sono riuscito a rientrare tra i venti giovani agricoltori selezionati dalla McDonald.
Ci può sintetizzare le caratteristiche di questo progetto?
Riguarda le energie alternative ottenute dal riutilizzo delle deiezioni animali, trattandosi di un allevamento avicolo si tratta della pollina, che da rifiuto diventa materia "prima seconda" da trasformare in calore, da utilizzare nella fase di svezzamento dei pulcini, e in energia elettrica per l'impianto di raffreddamento del capannone: l'obiettivo è chiudere il ciclo e rendere l'allevamento autosufficiente dal punto di vista energetico. Schematizzando, il cuore dell'impianto è un motore Stirling, alimentato da una caldaia dove brucia la pollina; il calore così ottenuto si trasforma poi in vapore, mentre collegando un alternatore si produce energia elettrica. Una tecnologia finora utilizzata solo per impianti di grandi dimensioni. Nel mio caso, invece, sto lavorando insieme ad alcuni tecnici per realizzare un prototipo di scambiatore di calore di dimensioni più ridotte, adatto a una realtà come un capannone per l'allevamento di polli.
Qual è il filo che può legare una multinazionale a un piccolo allevatore?
Il problema della sostenibilità ambientale è uno dei temi cruciali del dibattito in corso all'Expo di Milano, uno dei cardini della stessa Carta di Milano. C'è anche una maggiore attenzione da parte dell'opinione pubblica e quindi anche dei consumatori, sempre più attenti ai prodotti ottenuti da agricoltura e allevamenti sostenibili. Tutti fattori che hanno indotto anche le grandi multinazionali ad aumentare gli sforzi su questo fronte, coinvolgendo e incentivando su questa strada anche i fornitori. E questo mio progetto, nel suo piccolo, è un esempio di come si può ridurre l'impatto ambientale di un'azienda avicola.
Per tre anni, quindi, lei sarà fornitore di polli della grande catena di fast-food. Quali saranno le ricadute commerciali per la sua azienda?
Finora il discorso ha riguardato soprattutto la parte tecnologica. Ci saranno ora incontri periodici per confrontarsi e mettere a punto quello che resta da fare per arrivare al brevetto dell'impianto energetico. Per quanto riguarda la commercializzazione è presto per quantificare i volumi, ma l'obiettivo finale è di arrivare a una linea esclusiva per questi polli provenienti da allevamento a ciclo chiuso con tanto di certificazione ambientale.
Dica la verità, ora si sente un allevatore più importante!
Non c'è problema, resto con i piedi per terra. Sono soddisfatto, questo sì: è un'occasione di crescita personale e aziendale; sono contento perché è il risultato di tanti sacrifici, in un momento in cui non è facile investire e soprattutto avere credito per finanziare i progetti. Chiaro che a lavorare con partner così importanti si sente una maggiore responsabilità, ma ci sono anche importanti ricadute sulla reputazione aziendale.
Come giovane agricoltore ha avuto contributi pubblici per la sua attività?
Tramite il Psr della Regione Molise ho ricevuto il premio di primo insediamento, al quale era collegata anche la realizzazione del capannone per l'allevamento avicolo. L'istruttoria della pratica per ottenere il finanziamento pubblico è andata in porto in tempi tutto sommato accettabili; il vero problema è stato l'accesso al credito per la parte di cofinanziamento che la misura dello sviluppo rurale prevede a carico dell'agricoltore: un muro che alla fine sono riuscito a superare.
Mario Cariello
PianetaPSR numero 47 - novembre 2015