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ANALISI ISMEA
 

Under 40, la fiducia fa restare aggrappati alla terra

Il 2014 è stato un anno difficile per l'agricoltura italiana, ma la complessità della situazione non ha scoraggiato i più giovani, che non temono la chiusura dell'attività e puntano dritti al futuro

Cominciamo dal "succo" della questione: pur partendo da contesti uguali e spesso finanziariamente più difficili, gli agricoltori under 40 si contraddistinguono rispetto ai "senior" per il loro generalizzato maggiore ottimismo e per il loro approccio gestionale più intraprendente.E' quanto si evince dall'Analisi Ismea sulla congiuntura agricola 2014", uno studio di fresca pubblicazione che, tra elaborazione dei dati e confronti su base annuale, può aiutare a comprendere meglio  quali siano le dinamiche in atto nel mondo delle aziende agricoleIl 2014 verrà ricordato come un anno difficile per l'agricoltura nazionale. La piovosità estiva e le temperature anomale del secondo semestre hanno penalizzato lo sviluppo vegetativo e quindi le rese di diverse piante. In particolare, nei settori frutticolo, vitivinicolo e, soprattutto, in quello olivicolo - colpito anche da importanti problemi fitosanitari - i livelli produttivi sono risultati scarsi e decisamente inferiori a quelli della campagna precedente.Al calo produttivo si è anche aggiunta la dinamica deflativa dei prezzi agricoli (-5,9% la variazione 2014/2013 dell'Indice Ismea dei prezzi agricoli alla produzione) che ha indebolito la redditività del settore costringendo, in diversi casi, le imprese a chiudere (-2,5% la contrazione annuale del numero di imprese agricole nel 2014, dati Infocamere). 
I risultati dell'analisi comprovano tale scenario. Attraverso 900 interviste somministrate ad un Panel di imprese del settore primario, l'Istituto monitora  con cadenza trimestrale l'andamento della congiuntura economica dell'agricoltura nazionale raccogliendo direttamente le osservazioni degli operatori.In particolare, secondo gli imprenditori agricoli intervistati, nel 2014 il livello delle rese e quello dei volumi prodotti sono risultati mediamente più bassi di quelli del 2013, soprattutto nel settore delle legnose. Dal lato della domanda, sui circuiti nazionali, la richiesta di prodotti agricoli è stata percepita meno tonica rispetto all'anno precedente e i prezzi, alla prima fase di scambio, sono stati dati in flessione. Qualche voce fuori dal coro è stata raccolta solo tra gli olivicoltori (il crollo produttivo ha infiammato i prezzi) e i vitivinicoltori, secondo i quali le quotazioni delle loro produzioni, specie in chiusura d'anno, hanno registrato un balzo in avanti rispetto al 2013. Per quanto riguarda le spese aziendali correnti, d'altronde, non si registrano nel 2014 variazioni di rilievo rispetto all'anno prima. Va segnalato che la stazionarietà delle spese aziendali è la risultanza del bilanciamento tra la flessione dei prezzi e l'aumento delle quantità acquistate: infatti, a fronte del leggero deprezzamento dei mezzi correnti di produzione (-0,8% 2014 vs 2013, secondo l'indice Ismea), gli agricoltori nel corso dell'anno hanno dovuto aumentare i volumi degli input mediamente acquistati, costretti dall'esigenza di intensificare i trattamenti colturali per le cattive condizioni meteorologiche e per gli attacchi fitosanitari ricorrenti.Non stupisce quindi che il giudizio espresso dalle imprese agricole sull'andamento degli affari correnti della propria azienda, in riferimento al 2014, sia stato in generale negativo e peggiore di quello rilevato l'anno prima. L'analisi dei risultati per età del conduttore rileva però che se da una parte anche i giovani - gli operatori con meno di 40 anni - hanno percepito un peggioramento dell'andamento degli affari aziendali rispetto al 2013, i loro giudizi nel complesso continuano a rivelarsi decisamente meno pessimistici di quelli dei conduttori over 40.Lo stacco intergenerazionale diventa molto più evidente quando poi si analizzano i pareri sulle prospettive aziendali di medio termine: nella proiezione a 2-3 anni, i giovani guardano con molto più ottimismo agli sviluppi della propria impresa.

 In particolare, la cessazione dell'attività agricola nei prossimi anni viene paventata solo dal 2% delle imprese junior, mentre nel raggruppamento delle imprese condotte da agricoltori senior tale quota sale al 7%. In modo speculare, la prospettiva di una espansione produttiva aziendale o di una diversificazione delle attività aziendali risulta molto più diffusa tra i giovani e meno tra i senior.Pur partendo quindi da contesti uguali e spesso finanziariamente più difficili, i giovani si contraddistinguono per il loro generalizzato maggiore ottimismo e per il loro approccio gestionale più intraprendente.L'indice di clima di fiducia agricolo elaborato dall'Ismea e declinato per le due classi di conduttori, under e over 40, mostra in modo immediato il vantaggio positivo giovanile: l'indicatore - calcolato mediante un opportuno algoritmo a partire dai pareri espressi sull'andamento presente e futuro degli affari aziendali - nella media del 2014 è risultato positivo e pari a +5,3 per i giovani (in un range di valori compresi tra -100 e +100), negativo e pari a -8 per i senior.

L'evoluzione complessa della congiuntura non si è tuttavia tradotta nell'abbandono della terra da parte dei lavoratori agricoli, anzi: a fine 2014, rispetto all'ultimo trimestre del 2013, il numero di occupati in agricoltura risulta in aumento del 7,1% (Istat). La valenza sociale, economica e ambientale dell'agricoltura è evidente nell'opinione comune e nella consapevolezza dei policy maker. Molto è stato fatto e molto ancora si può fare per attrarre i giovani in agricoltura, con servizi opportuni e diversificati (formativi, informativi, finanziari...) volti a rendere il lavoro nelle campagne sostenibile anche in termini di reddito.

 
 
 
 

Giovanna Maria Ferrari
g.ferrari@ismea.it

 
 
 

PianetaPSR numero 47 - novembre 2015