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INCLUSIONE SOCIALE
 

Così i nuovi Psr "adottano" l'agricoltura sociale

Dal laboratorio delle prime esperienze alla recente legge nazionale: prende forma più compiuta un modello innovativo al servizio della collettività - Una sfida condivisa da tutte le Regioni

Il 2015 è stato un anno importante per l'agricoltura sociale (AS): a settembre la Legge 141 è entrata in vigore, dopo un percorso interessante di discussione al Parlamento che ha coinvolto, in audizioni e incontri di vario tipo, molti soggetti a diverso titolo coinvolti nel settore; i PSR approvati definitivamente dalla Commissione europea prevedono tutti, anche se in misura diversa, interventi per la promozione e la valorizzazione dell'AS. Il livello di attenzione di operatori agricoli e sociali, amministratori regionali e locali, associazioni, organizzazioni professionali e parti della società attente alle pratiche più innovative e sostenibili si è, di conseguenza, notevolmente alzato. Rimane, tuttavia, un po' di confusione su ciò che l'AS rappresenta oggi in Italia e su come potrebbe svilupparsi nei prossimi anni, anche grazie all'intervento delle politiche.

L'agricoltura sociale tra vecchie e nuove pratiche


È ormai opinione comune che l'AS rappresenti in generale un esempio importante di "contaminazione" tra settore agricolo e servizi socio-sanitari, ma è ancora aperto il dibattito su quali pratiche possano essere veramente considerate di AS e quali no, su quali approcci consentono lo sviluppo di un territorio e quali sono riferibili a pratiche più proprie della singola azienda agricola, sulle modalità di riconoscimento e sostegno alle esperienze, ecc.
L'AS viene definita nella maggior parte dei casi come l'insieme delle attività che impiegano le risorse dell'agricoltura e della zootecnica per promuovere azioni terapeutiche, educative, ricreative, di inclusione sociale e lavorativa e servizi utili per la vita quotidiana, definizione nella sostanza ripresa anche dalla Legge 141/2015, che individua quattro tipologie principali di attività:

 
  • inserimento socio-lavorativo di lavoratori con disabilità e di persone svantaggiate;
  • prestazioni e attività sociali e di servizio per le comunità locali mediante l'utilizzazione delle risorse materiali e immateriali dell'agricoltura;
  • prestazioni e servizi che affiancano e supportano le terapie mediche, psicologiche e riabilitative;
  • progetti finalizzati all'educazione ambientale e alimentare, alla salvaguardia della biodiversità, alla diffusione della conoscenza del territorio.

Il mondo operativo e le amministrazioni regionali sono ora in attesa dei decreti attuativi, previsti dalla Legge 141/2015, che diano indicazioni per la definizione di criteri di riconoscimento delle realtà di AS, che dovrà avvenire a livello regionale.
In precedenza diverse regioni avevano già legiferato in tema di AS, in alcuni casi con leggi ad hoc, in altri inserendo norme specifiche sull'AS in leggi che riguardano più in generale l'agricoltura, oppure la multifunzionalità e la diversificazione o l'agriturismo.

Le iniziative che sono realizzateda oltre 40 anni nei diversi territori del paese sono caratterizzateinnanzitutto dal fatto di essere a beneficio di soggetti a bassa contrattualità(persone con handicap fisico o psichico, psichiatrici, dipendenti da alcool odroghe, detenuti o ex-detenuti) o essere indirizzate a fasce della popolazione(bambini, anziani) per cui risulta carente l'offerta di servizi (Di Iacovo,2008). Si tratta, però, di un insieme di esperienze molto differenti tra loro,non solo perché realizzate in risposta a problematiche differenti ed esigenzelocali, contestuali e specifiche, ma anche perché nate con motivazioni,approcci, finalità differenti, che ne caratterizzano fortemente gli sviluppi.
Accanto a esperienze storiche,come quelle delle cooperative sociali agricole nate negli anni '70 e '80[1],infatti, si sono sviluppati più recentemente progetti di imprenditorineo-rurali[2]che trovano nell'AS una risposta ai propri bisogni di conciliare attivitàlavorativa e impegno sociale in un ambiente meno alienante rispetto a quellourbano o nelle città, recuperando spazi agricoli spesso in disuso. Nel panoramadei soggetti che operano nell'ambito dell'AS ci sono, dunque, cooperativesociali, associazioni, imprese agricole, fondazioni, partenariati compositi chenegli anni hanno sviluppato progettualità differenti.
Negli ultimi anni, inoltre, alcuneamministrazioni locali (comuni, province, ASL, ecc.) hanno promosso erealizzato progetti di AS con l'obiettivo di trovare risposta all'esigenza dicreare percorsi di inserimento sociale e lavorativo a persone con problematichedi vario tipo[3] o difornire servizi socio-sanitari innovativi. Altre esperienze sono, invece, ilprodotto di percorsi di sviluppo pensati da soggetti intermedi come i GAL o dianimazione territoriale come quella realizzata da alcune agenzie di svilupporegionale, soprattutto nel Lazio e in Toscana, o da organizzazioniprofessionali, o ancora da Università, come il caso della Tuscia e di Pisa.Insomma, le modalità con cui le iniziative sono nate e si sono sviluppate dannomodo di comprendere come i percorsi possibili siano molteplici e come i risultatipossano essere, di conseguenza, differenti, per caratteristiche organizzative edi contenuto, per modalità di intervento, per soggetti coinvolti.
Un altro aspetto caratterizzantel'AS riguarda le modalità di lavoro, fondate soprattutto su forme di collaborazionee cooperazione tra soggetti diversi. Tale caratteristica esprime meglio di ognialtra e pienamente il senso dell'AS: un'attenzione complessiva e articolata aldiritto al lavoro, al benessere e alla salute delle persone, che si esplicitaattraverso il coinvolgimento di soggetti con diverse competenze (eresponsabilità) che insieme promuovono percorsi inclusivi e comunità coese.
Le caratteristiche e i differentipercorsi dell'AS  giustificano la carenzatutt'ora forte di informazioni sul numero e sulle caratteristiche di questerealtà operative. Alcuni tentativi di "contare" queste esperienze sono statifatti a livello regionale (Lazio, Toscana, Lombardia, Veneto), ma al momentonon esiste un quadro complessivo dell'AS in Italia[4].
La Rete rurale nazionale ha previsto proprio per questo motivo una rilevazioneche verrà portata a termine entro l'anno e consentirà di disegnare un quadroarticolato della situazione e fornire alle amministrazioni regionaliinformazioni utili per l'attuazione dei PSR.

Politiche e risorse finanziarie

Le diverse esperienze hanno potuto usufruire di risorse, spesso discontinue, provenienti da canali finanziari differenti, con la conseguente difficoltà per molti soggetti di dare continuità alle attività, soprattutto quelle finalizzate alla creazione di servizi.
Trattandosi di un'attività agricola (e la legge chiarisce che l'AS è un'attività connessa, art.3) finora i finanziamenti sono stati individuati dai decisori soprattutto nell'ambito delle politiche di sviluppo rurale. Nella programmazione 2007-2013, tuttavia, solo poche regioni  avevano previsto finanziamenti per attività di AS, principalmente nell'ambito delle seguenti misure: 311 (diversificazione in attività non agricole), misura 321 (servizi essenziali per l'economia e la popolazione rurale), 331 (formazione ed informazione) e, anche se in misura minore, la misura 312 (sostegno alla creazione e allo sviluppo di microimprese). Purtroppo non sono disponibili dati sull'effettivo finanziamento destinato all'AS nell'ambito di queste misure, che riguardavano, appunto, interventi più generali.
In mancanza di leggi di riferimento e di politiche di sostegno, le realtà che operano nel settore avevano fatto ricorso ad altre modalità di lavoro (protocolli di intesa, convenzioni, accordi, ecc.) e canali finanziari "non agricoli", come i Piani sociali di zona, strumenti di programmazione locale dei servizi socio-sanitari.
Nella fase attuale di programmazione (2014-2020), l'AS è stata individuata in maniera esplicita come una delle possibili soluzioni da utilizzare per promuovere l'inclusione sociale e ridurre la povertà (Obiettivo 6) già a partire dall'Accordo di partenariato. Tutte le regioni hanno così previsto nei PSR interventi specifici, utilizzando di nuovo in maniera principale le misure per la promozione della diversificazione. Alcune regioni hanno previsto interventi sull'AS anche nella Misura 7, finalizzata alla creazione di servizi nelle aree rurali, mentre ampio spazio è stato dato all'interno della misura 16-cooperazione.
In effetti, l'AS si caratterizza proprio per la collaborazione tra diversi soggetti - pubblici, privati e del terzo settore - del mondo agricolo e di quello socio-sanitario che lavorano insieme per la progettazione e la realizzazione di attività in risposta a problematiche specifiche di specifici territori. La misura 16, quindi, sembra essere quella più indicata per promuovere l'AS nelle aree rurali.
Non è possibile quantificare le risorse messe a disposizione dei PSR per gli interventi che riguardano in modo specifico l'AS, perché si tratta di sotto-misure. Inoltre, sarà possibile partecipare anche a bandi che non sono dedicati in maniera specifica all'AS, ma che potrebbero comunque offrire opportunità per questo settore, come gli interventi per l'innovazione, la formazione, la consulenza, ecc.
Il meccanismo della programmazione 2014-2020 offre comunque l'opportunità di analizzare la spesa prevista delle regioni per Obiettivi prioritari e per Focus area.
L'obiettivo 6. Inclusione sociale e sviluppo economico nelle zone rurali, al quale gli interventi indirizzati all'AS si riferiscono, è articolato in tre Focus area, due dei quali di interesse per l'AS: (6.a) favorire la diversificazione, la creazione di nuove piccole imprese e l'occupazione; (6.b) stimolare lo sviluppo locale nelle zone rurali. Le risorse assegnate dai PSR a queste Focus area sono limitate (poco più del 2% per la FA 6.a e meno del 9% per la FA 6.b), e risulta difficile al momento quantificare lo sforzo messo in campo per l'AS e le risorse destinate ad altre attività; tuttavia il dato può fornire qualche idea delle risorse potenzialmente in campo.

 
 

[1] A titolo di esempio, le cooperative sociali agricole Agricoltura nuova, Il Trattore, Cobragor, Agricoltura Capodarco nel Lazio; Il Forteto e La Fonte in Toscana, Cascina Clarabella in Lombardia, Valli Unite in Piemonte.
[2] Come la fattoria Fossa dell'acqua di Acireale o l'azienda Poggio Rosso di Paternò, in Sicilia.
[3] È il caso della Società della salute della Valdera (Pisa), un progetto promosso e finanziato dall'Unione dei Comuni della Valdera finalizzato all'inclusione di soggetti appartenenti a fasce deboli o svantaggiate.
[4] Alcuni dati sono riportati nell'Annuario dell'agricoltura italiana pubblicato dall'INEA fino al 2014 e dal CREA dal 2015.

 

Francesca Giarè

 

PianetaPSR numero 51 - marzo 2016