A sei mesi dalla entrata a regime del Sistema Qualità Nazionale Produzione Integrata (SQNPI) è opportuno fare un primo bilancio. Rimandando le valutazioni sull'impatto che il sistema avrà sul mercato a quando le produzioni certificate verranno effettivamente commercializzate, preme ora verificare se l'impostazione e la filosofia operativa si stiano dimostrando rispondenti alle esigenze del mondo agricolo e agroindustriale. Per fare questo, è necessario valutare alcuni dati estrapolati mediante la funzione di reportistica di cui il sistema è dotato, non prima di aver riassunto gli aspetti caratterizzanti il sistema di qualità in oggetto.Per prima cosa bisogna sgombrare il campo da slogan commerciali e luoghi comuni; chi ha elaborato il SQNPI - Mipaaf, Regioni e Province autonome - non persegue finalità speculative cercando, magari, di attribuire al sistema, il potere di conferire proprietà speciali o taumaturgiche alle produzioni agricole né, tantomeno, la capacità di riproporre modelli del passato. Il sistema è stato progettato per rendere applicabile e verificabile un moderno modello di gestione dei processi produttivi che possa dotare il mondo agricolo ed agroindustriale di uno strumento capace di raggiungere obiettivi che vadano oltre la mera sicurezza alimentare, standard, tra l'altro, già ampiamente garantito a livello nazionale. In parole povere, esso ambisce a mettere in pratica un modello di agricoltura sostenibile, concetto complesso e suscettibile di continua evoluzione, che assicuri una congrua remunerazione al produttore per la pratica di un'agricoltura che dia evidenza del corretto impiego dei fertilizzanti, dei prodotti fitosanitari, dell'acqua e di altri fattori della produzione, secondo lo standard definito dai disciplinare di produzione integrata approvati da ogni Regione e Provincia autonoma, in maniera da prevenire la presenza di sostanze dannose negli alimenti e l'esposizione di cittadini, lavoratori, animali e contesti ambientali, agli agenti chimici e a pratiche invasive.
Questo, però, non in un'ottica di regime di polizia, ma di gestione assistita che aiuti i produttori ad evitare comportamenti che, spesso sottovalutati, rappresentano reali elementi di rischio. In merito, forse non molti sanno, che comportano molti più rischi per la salute pubblica e l'ambiente, le contaminazioni dovute alle perdite della miscela di una macchina irroratrice, o al mancato rispetto delle distanze di sicurezza, che la natura stessa del prodotto fitosanitario impiegato nei trattamenti.
Stessa cosa dicasi per un non corretto impiego dei fertilizzanti, soprattutto di quelli azotati, che può comportare preoccupanti contaminazioni delle acque, oltre ad un correlato spreco di soldi. Queste problematiche sono già note ai produttori agricoli che, spesso, le gestiscono con l'applicazione di pratiche agricole sostenibili, in virtù di impegni assunti con la partecipazione a sistemi di qualità proposti da imprese della distribuzione o della trasformazione, oppure alle misure agro-climatico-ambientali ACA di produzione integrata, sia dello sviluppo rurale che dell'OCM ortofrutta. Ma se un'agricoltura sostenibile è già ampiamente applicata qual è l'elemento qualificante del SQNPI?
Il sistema intende rendere sistematica l'applicazione della produzione integrata e fare emergere quella già posta in essere, ma attualmente quasi del tutto nascosta, il cui valore aggiunto, a parte gli incentivi previsti dalle misure ACA dello sviluppo rurale o dell'OCM, non viene compensato dal mercato. Operativamente il SQNPI è stato strutturato in maniera che possa essere convogliato al suo interno una buona fetta della potenziale massa di produzione agricola ed agroindustriale nazionale, ottenuta secondo lo standard della produzione integrata, per farla uscire dall'anonimato e valorizzarla mediante lo specifico marchio SQNPI.
A fronte di quanto prospettato, bisogna tener conto che i grossi limiti ai processi produttivi ed economici vanno individuati soprattutto nelle procedure troppo complesse e negli eccessivi costi di controllo e certificazione.Per ovviare a tali inconvenienti le procedure operative del sistema sono state interamente informatizzate, tant'è che tutte le operazioni di adesione, gestione operativa, controllo e vigilanza possono essere fatte direttamente on-line; inoltre, si può recuperare, validare e mettere a sistema il lavoro di verifica già fatto da organismi associativi, mediante la procedura definita "autocontrollo". Pertanto, gli interventi già in corso per via dei programmi operativi delle OP, dei PSR o di altre iniziative adottate dal mondo dell'associazionismo agricolo, possono essere resi conformi allo standard SQNPI e fatti propri dal sistema stesso. Dalla premessa si comprende come sia ora possibile ridurre fortemente le spese di certificazione che, soprattutto nei settori con esiguo margine di profitto, come quelli dell'olio di oliva o dei cereali, a esempio, darebbe finalmente la concreta possibilità di certificare il prodotto e di assicurarne la provenienza e la valorizzazione mediante l'uso del marchio SQNPI.
Passiamo ora all'analisi dello stato attuale del sistema di qualità e dell'interazione con le misure ACA dello sviluppo rurale, sulla base dei dati riportati nella tabella. Nella stessa si rileva una situazione, suddivisa per regione, che pone in relazione le adesioni al SQNPI e quelle alla eventuale misura agro ambientale di PI. Al riguardo, premesso che alcune Regioni non hanno ancora attivato la misura ACA 10.1 del PSR, è interessante rilevare l'entità delle adesioni e come, in alcuni casi, vi sia una quasi perfetta corrispondenza tra adesioni al SQNPI e quelle alla misura del PSR.Il fenomeno è da ricondurre alla volontà di alcune Regioni di demandare al SQNPI il compito di verificare, azienda per azienda, la corretta applicazione della misura ACA 10.1 (produzione di produzione integrata). Tutto questo, per scongiurare la possibilità di finanziare aziende non virtuose, ipotesi ad elevata percentuale di rischio se posta in relazione all'alto tasso di errore riscontrato a carico della misura stessa nella passata programmazione.
Questo orientamento è stato sostenuto, in alcuni casi, attivando preventivamente la misura 3.1 (certificazione), sempre dello sviluppo rurale, in maniera da aiutare i produttori, in un certo senso costretti ad aderire al sistema di qualità, con un contributo sulle spese di certificazione. Attualmente le adesioni al sistema sono state circa 2.500 nonostante le difficoltà di avvio e i tempi più lunghi dovuti alle preliminari operazioni di validazione degli operatori, per autorizzarli ad accedere al nuovo comparto informatico del SIAN. Visto che diverse domande sono ancora nella fase di inserimento e, quindi, non considerate nel report, che il dato delle iscrizioni in molti casi riferito ad organismi associativi non dà la reale dimensione della connessa platea sociale coinvolta, ci si ripromette di pubblicare documenti più dettagliati circa la consistenza delle adesioni, la natura degli operatori (produttori, trasformatori) e l'obiettivo dell'adesione (certificazione o verifica conformità della misura ACA). Nonostante i dati siano ancora parziali, quello che traspare dal report evidenzia come il SQNPI sia la vera novità del momento, che potrà riservare risvolti interessanti già in un prossimo futuro.
Giuseppe Ciotti
PianetaPSR numero 55 luglio-agosto 2016