A un anno dall'approvazione dei Psr italiani da parte della Commissione europea e a quasi due dall'inizio della programmazione 2014-2020, è tempo di tracciare un primo parziale bilancio sull'andamento della spesa pubblica dei programmi regionali e nazionale.
Prima di passare all'analisi dei dati sull'utilizzo dei fondi comunitari destinati alle politiche di sviluppo rurale, ci sembra opportuno contestualizzare questa lettura con le principali novità che già si annunciano da Bruxelles dove è stato aperto il cantiere dei lavori per la revisione di medio periodo della Pac.
Infatti, la Commissione europea ad inizio settembre ha presentato il pacchetto di proposte di regolamento sulla revisione del Quadro Finanziario Pluriennale 2014-2020 (cosiddetto regolamento "Omnibus") che per quanto riguarda lo sviluppo rurale prevede una maggiore flessibilità per le norme in materia di giovani agricoltori,una semplificazione delle norme per l'accesso ai prestiti attraverso gli strumenti finanziari dell'UE e uno strumento di stabilizzazione del reddito progettabile su misura per uno specifico settore.
Tutto questo dovrebbe incidere positivamente sull'attuazione delle politiche Ue, ma l'iter è lungo e non si concluderà prima del 2018. Nel frattempo, le dinamiche dell'attuazione dei programmi non sembrano discostarsi molto da quelle già osservate nella precedente programmazione.
Cominciamo dunque dall'esame della spesa "effettiva" (pagamenti intermedi) dei Psr: la terza trimestrale del 2016 segna un leggero rallentamento rispetto alla performance registrata a giugno; complessivamente sono stati rendicontati circa 129 milioni di euro di quota FEASR pari a 261 milioni di euro di spesa pubblica mentre a giugno il dato ammontava a 330 milioni di euro (174 milioni di quota FEASR).
Nel dettaglio i dati mostrano che nel terzo trimestre le regioni del centro-nord hanno rendicontato 128 milioni di euro di spesa pubblica (pari a 55 milioni di euro di quota comunitaria) mentre le regioni del centro-sud registrano 79 milioni di euro di spesa pubblica corrispondente a 47 milioni di euro di FEASR.
Novità in questa programmazione è l'introduzione nella classificazione per categoria delle regioni in transizione vale a dire le regioni con PIL pro capite compreso tra il 75% e il 90% della media del PIL dell'UE-27 (art. 90 Reg. 1303/2013). In questo intervallo rientrano l'Abruzzo, il Molise e la Sardegna che nel loro complesso hanno rendicontato nel trimestre 53 milioni di euro di spesa pubblica pari a 25 milioni di euro di parte comunitaria.
Dal confronto delle trimestrali per categoria di regioni si evince il consueto andamento "stagionale", già registrato nella passata programmazione, con una bassa performance di spesa nella prima trimestrale dell'anno che viene compensata con un incremento ben oltre la media nell'ultimo trimestre dell'anno. Nelle regioni più sviluppate e in transizione la spesa mostra un progressivo aumento mentre nelle regioni meno sviluppate il terzo trimestre del 2016 sconta l'exploit (103 milioni di euro di quota FEASR) del precedente trimestre.
I PSR italiani, come gran parte dei PSR europei, hanno un ritardo di avvio di circa un anno il quale si è tradotto nella procedura di "carry over" ovverossia di riporto degli impegni previsti sul bilancio UE per l'annualità 2014 nelle due successive annualità 2015 e 2016. Di conseguenza il lungo negoziato dei PSR ha fatto sì che le prime spese sulla programmazione 2014-2020 (Veneto, Trento, Lombardia) si siano registrate solamente nel terzo trimestre 2015. Pertanto, ad un anno dalla partenza "effettiva" i PSR hanno rendicontato complessivamente spese per 855 milioni di euro dei quali 427 milioni rimborsati dalla Commissione Europea. La percentuale di avanzamento della spesa è pari quindi al 4% circa sia per le regioni più sviluppate sia per le regioni meno sviluppate, mentre per leregioni in transizioneil dato incrementa di un punto percentuale grazie all'ottima performance della Sardegna (7,89%).
PSR 2014-2020: percentuale di avanzamento della spesa
Nelle regioni del centro-nord spiccano in termini di avanzamento della spesa i PSR delle due Province Autonome di Trento e Bolzano con rispettivamente l'8,41% e il 14,94%, e il PSR Veneto con il 9,67%.
Ancora molto bassa è la spesa del Friuli V.G. e della Valle d'Aosta (pari a 0,35% e 0,52% rispettivamente). Bassa esecuzione della spesa mostrano altresì i PSR delle regioni Marche, Piemonte, Abruzzo, Molise e Campania con percentuali di attuazione intorno all'1%.
Considerando anche gli anticipi ricevuti ad inizio programmazione rimangono quindi da liquidare entro il 31 dicembre 2018 ancora 1,3 miliardi di euro di cui 584 milioni a carico delle regioni del centro-sud, mentre 485 milioni di euro a carico delle regioni del centro-nord e 100 milioni per le regioni in transizione. Ciò significa che mediamente nei prossimi due anni è necessario portare a rendiconto nelle prossime trimestrali circa 150 milioni di euro di sola quota FEASR, valore leggermente superiore a quanto complessivamente rendicontato nel terzo trimestre di quest'anno ma inferiore al valore registrato nel secondo trimestre (174 milioni di euro).
Continuando l'esame della spesa dei PSR, nel terzo trimestre del 2016 si distingue la misura sugli investimenti in immobilizzazioni materiali (M4) che registra domande di pagamento per 70,5 milioni di euro; valore in costante crescita soprattutto nelle regioni del centro-nord. Si distinguono tra le regioni la Sicilia con 13 milioni di euro a cui segue l'Umbria e il Veneto con 9,9 e 9,6 milioni di euro rispettivamente.
Spesa quasi identica (70,8 milioni di euro) registra la misura sull'indennità compensativa per le aree montane e quelle soggette a vincoli naturali (M13) con un importo quasi raddoppiato rispetto al terzo trimestre (44 milioni di euro). La sola Sardegna rendiconta sulla misura 28 milioni di euro a cui segue la P.A. di Bolzano con 16 milioni di euro.
Le misure sui pagamenti agro-climatico-ambientali e sull'agricoltura biologica (M10 e M11 - ex misura 214 nei PSR 2007-2013)presentano una spesa complessiva di 68,4 milioni di euro di cui 23,3 milioni di euro riguardante il solo biologico (34%).
Nei pagamenti agro-ambientali (M10) emerge nella trimestrale la P.A. di Bolzano (9,9 milioni di euro) cui segue la Sardegna (6,8 milioni di euro), mentre sulla misura a favore dell'agricoltura biologica (M11) la Calabria rendiconta 7 milioni di euro, l'Emilia Romagna 2,6 milioni di euro e la Puglia con 1,9 milioni di euro.
Quarta in ordine di grandezza in termini di spesa è la misura sugli investimenti in aree forestali (M8)che registra domande nel trimestre per quasi 19 milioni di euro raggiungendo così da inizio programmazione una spesa complessiva pari a 77,8 milioni di euro. La regione Toscana rendiconta, sulla misura, 5,8 milioni di euro cui segue la regione Sicilia con 4,1 milioni di euro.
Al riguardo occorre segnalare che nella sopracitata graduatoria della spesa delle misure dei PSR emerge chiaramente un netto distacco delle misure sopra esaminate (M4, M10,M11,M8) rispetto alle altre le quali, nell'ultima trimestrale, mostrano tutte pagamenti inferiori a 5 milioni di euro.
In conclusione, anche in questa trimestrale sembra ancora predominante l'effetto di stimolo esercitato dalle misure in transizione vale a dire dagli impegni presi nella passata programmazione oggetto di pagamento nel nuovo PSR. Infatti sia la misura M4 "investimenti in immobilizzazioni materiali "sia la M10 "pagamenti agro-climatico-ambientali" hanno spese in transizione per circa 280 milioni di euro ciascuna. Inoltre la sola misura M11 ha impegni pregressi per circa 325 milioni di euro e la M8 per 152 milioni di euro. La situazione reale della capacità di spesa dei PSR nelle varie misure emergerà quindi nel momento in cui saranno finti i benefici legati a questa lunga fase di "avvio" della programmazione 2014-2020.
Come accennato in precedenza, è intanto già iniziata la discussione sulla revisione di medio periodo della PAC. Infatti la Commissione europea ad inizio settembre ha presentato il pacchetto di revisione del quadro strategico pluriennale 2014-2020 così come stabilito dal art. 2 del Reg. 1311/2013 che prevede il suo riesame intermedio alla luce delle mutate condizioni politiche economiche e occupazionali nell'Unione europea. La proposta mette a disposizione fondi aggiuntivi per 6,3 miliardi di euro fino al 2020 destinati a promuovere l'occupazione, gli investimenti e la crescita economica e ad affrontare il tema della migrazione e della sicurezza, rispettando comunque i massimali di spesa concordati a suo tempo con il Parlamento europeo e il Consiglio. Inoltre, la proposta intende rafforzare la capacità del bilancio dell'UE di reagire a circostanze impreviste, semplificando l'accesso ai fondi europei.
Il riesame intermedio è corredato da una serie di proposte legislative che modificano sia il regolamento finanziario (Reg. 13011/201) sia i regolamenti di base - tra cui i quattro relativi alla PAC - con l'obiettivo di alleggerire gli oneri amministrativi facilitando così l'attuazione delle politiche UE. Per quanto riguarda lo sviluppo rurale, la proposta prevede una maggiore flessibilità per le norme in materia di giovani agricoltori, una semplificazione delle norme per l'accesso ai prestiti attraverso gli strumenti finanziari dell'UE e uno strumento di stabilizzazione del reddito progettabile su misura per uno specifico settore.
La procedura di adozione del regolamento "Omnibus" sarà quella ordinaria di codecisione che vede coinvolti il Consiglio e il Parlamento Europeo, pertanto si prevede - vista la complessità della materia - un negoziato lungo e difficile che dovrebbe chiudersi entro il 2018.
L'avvio previsto delle nuove diposizioni relative alla revisione di medio periodo della PAC coincide con l'anno in cui scade il termine previsto da regolamento per non incorrere nel disimpegno automatico delle risorse. Infatti, ai sensi dell'art. 38 del Reg. 1306/2013 la Commissione Europea procede al disimpegno delle risorse stanziate nell'annualità 2015 se entro tre anni queste non vengono utilizzate per effettuare pagamenti per le operazioni nelle misure del PSR.
Un' apprezzabile agevolazione consiste nel fatto che vengono considerate spese ammissibili anche i pagamenti che la Commissione effettua a titolo di acconto sui programmi pari al 3% dell'intero budget a disposizione 2014-2020. Gli anticipi ricevuti rappresentano quindi un volano per l'avvio della programmazione 2014-2020 che facilità il raggiungimento del primo traguardo.
L'ammontare di anticipo ricevuto dai programmi italiani è pari a circa 313 milioni di euro, importo purtroppo inferiore a quanto stanziato come anticipo nella passata programmazione.
Infatti, il Reg. 1290/2005 prevedeva che il 7% delle intere risorse disponibili doveva essere destinato al prefinanziamento dei PSR e corrispondeva a circa 580 milioni di euro. Dall'altro verso in questa programmazione gli stanziamenti FEASR a favore dell'Italia sono aumentati del 14% cioè 1,47 miliardi di euro in più a disposizione, attenuando in questo modo l'effetto delle nuove disposizioni sul prefinanziamento.
Luigi Ottaviani
l.ottaviani@ismea.it
PianetaPSR numero 57 - novembre/dicembre 2016