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SOLIDARIETÀ

Quando il Natale della legalità è "agricolo"

Molte realtà dell'agricoltura sociale presenti  nel progetto "Facciamo un Pacco alla Camorra", la confezione di natale realizzata da 16 realtà, tra cooperative sociali, imprese che hanno denunciato il racket, associazioni

L'attenzione crescente all'agricoltura sociale come strumento per l'inclusione sociale ha contribuito negli ultimi anni a mettere in luce numerose pratiche di welfare innovativo, basate nella maggior parte dei casi su reti significative di soggetti pubblici e privati che interagiscono secondo logiche di sussidiarietà e complementarietà. L'agricoltura sociale, però, è anche un modo di fare impresa agricola in maniera innovativa, che lega quei processi di inclusione alla realizzazione, spesso attraverso processi altrettanto innovativi, di prodotti di qualità, collocati sul mercato con formule anch'esse nuove.
Uno dei prodotti più interessanti di molte esperienza è il vino, quasi sempre biologico, legato alle specificità del territorio, commercializzato mettendo in risalto il processo inclusivo che ne ha permesso la realizzazione.  Il dato è così interessante, che quest'anno al Vinitaly, nel corso della cerimonia d'inaugurazione della cinquantesima edizione, è stato consegnato alla cooperativa sociale Agricoltura Capodarco (www.agricolturacapodarco.it) il premio Angelo Betti, che sostituisce la precedente medaglia di Cangrande. Il riconoscimento premia, sulla base delle indicazioni degli assessorati regionali all'Agricoltura, le eccellenze regionali del settore che hanno contribuito a migliorare la qualità della produzione vitivinicola regionale e nazionale. Nella stessa manifestazione è stata anche organizzata una degustazione di vini solidali che ha visto protagonisti, oltre ai prodotti di Agricoltura Capodarco, anche i vini di Cascina Clarabella (http://www.cascinaclarabella.it/) e Fattoria Sociale La Costa (http://www.fattoriasocialelacosta.com/). Questi vini, come molti altri prodotti dell'AS, sono commercializzati utilizzando la filiera corta: punti vendita aziendali, GAS, mercati contadini, vendita on line.
Il vino è anche uno dei prodotti inseriti nelle tante confezioni natalizie che le realtà che operano nell'ambito dell'agricoltura sociale stanno mettendo in commercio in queste settimane, con l'obiettivo di comunicare il valore sociale e l'alta qualità delle produzioni. Tra le diverse formule adottate, quella adottata dall'NCO (http://www.ncocommercio.com/it/) è particolarmente interessante per modalità e risultati. "Facciamo un Pacco alla Camorra", così si chiama la confezione, è il risultato di un progetto che coinvolge 16 realtà, tra cooperative sociali, imprese che hanno denunciato il racket, associazioni, tra cui il Comitato Don Peppe Diana. L'iniziativa è finalizzata a promuovere una filiera produttiva etica ed è nata in Campania dalle attività sociali che lavorano nei luoghi che una volta erano simboli di violenza e di sopraffazione e dalle terre strappate alla criminalità organizzata. L'iniziativa è partita alcuni anni fa ed è cresciuta allargando l'offerta anche con altri prodotti di agricoltura sociale. Da quest'anno i prodotti sono sottoposti anche a severi controlli di qualità e venduti con marchio unico ad ombrello "NCO - Nuovo Commercio Organizzato", senza tuttavia rinunciare alla propria identità.
La proposta dell'NCO richiede un impegno ai cittadini per contribuire in maniera concreta allo sviluppo di una economia sociale più sana e lottare contro la criminalità e l'illegalità ed è in linea con lo sforzo che da anni sta sostenendo sul territorio. Il consorzio, infatti, ha l'obiettivo di diffondere la cultura dell'inclusione e della legalità, attraverso la creazione di attività di economia sociale sostenibile e la creazione di lavoro dignitoso per le persone in difficoltà. Le attività sono organizzate sempre con il coinvolgimento della collettività, con l'idea forte che il cambiamento può avvenire solo con una crescita culturale e sociale della comunità. I beni confiscati, dunque, diventano simboli e risorse di comunità libere dalla camorra, in grado di fornire prodotti e servizi di qualità nel rispetto delle persone e dell'ambiente.
Tra le iniziative con forte impatto culturale e sociale che toccano il tema della legalità vanno anche segnalate quelle che nascono e si sviluppano nell'ambito delle istituzioni detentive. Si tratta, anche in questo caso, di esperienze e prodotti molto interessanti, con punte significative di eccellenza, come è il caso del Progetto Dolci Libertà, un laboratorio realizzato all'interno della Casa Circondariale di Busto Arsizio, che produce panettoni e cioccolata con l'utilizzo di materie prime del commercio equo e solidale. Il progetto fa parte di Freedhome-Creativi Dentro (www.myfreedhome.it), una rete di  cooperative sociali che lavorano all'interno di istituti di pena, realizzando prodotti artigianali e alimentari di alta qualità, dal pane al formaggio, dai dolci tradizionali ai taralli. L'obiettivo della rete è comunicare il valore del lavoro come strumento di riscatto e di promozione delle persone, ma anche mettere l'accento sul ruolo dell'economia carceraria nel ripensare in modo più efficace il sistema penitenziario italiano. Fanno parte d Freefhome realtà ormai consolidate e conosciute come Banda Biscotti (Carcere di Verbania), Caffè Lazzerelle (carcere femminile di Pozzuoli), Dolci Evasioni (Carcere di Siracusa) e un'altra decina di imprese cooperative impegnate dentro e fuori le carceri per il reinserimento socio-lavorativo dei detenuti.

 
 
 

Francesca Giarè - francesca.giare@crea.gov.it

 
 
 

PianetaPSR numero 57 - novembre/dicembre 2016