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Psr, l'Italia investe sulla crescita a lungo termine del sistema produttivo

Un'analisi dello stato di stato di attuazione e della distribuzione delle risorse delle politiche di sviluppo rurale in Italia in rapporto con quanto avviene nel resto d'Europa. Se ne è discusso nel corso dell'incontro che lo scorso 4 maggio ha visto protagonisti i rappresentanti della Dg Agricoltura della Commissione, del Mipaaf e delle AdG.

L'incontro tenutosi lo scorso 4 maggio con La CE (DG Agricoltura), il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e le Autorità di gestione dei PSR è stato un proficuo momento di confronto e di discussione su temi che, a quattro anni dall'avvio della programmazione, erano ancora non sufficientemente chiariti alimentando molti dubbi ed incertezze nelle procedure di attuazione dei PSR.
L'incontro si è svolto in un momento cruciale per le AdG: infatti entro fine Giugno dovranno essere inviate le Relazione Annuali di Attuazione dei PSR che, secondo quanto disposto dall'articolo 50 del Reg. 1303/2013, nel 2017 e 2019 devono essere "ampliate", contenere cioè elementi supplementari rispetto a quelli richiesti nei scorsi anni. Tra questi troviamo l'analisi sul soddisfacimento delle condizionalità ex ante e l'esame sul raggiungimento dei target intermedi stabiliti nel quadro di efficacia di attuazione; due aspetti che rappresentano le principali novità della programmazione 2014-2020.

Inoltre, a partire da Giugno, inizieranno i negoziati interistituzionali (triloghi) riguardanti il cosiddetto regolamento "omnibus"- vera e propria "mid term review" della PAC; ciò apporterà importanti novità anche nel campo dello sviluppo rurale come nuove disposizioni sui strumenti finanziari, sulla gestione del rischio, sui giovani agricoltori ecc.
Il momento era quello giusto anche per fare il punto della situazione sull'attuazione della politica di sviluppo rurale in Italia: a questo proposito il capo unità della DG Agri Filip Busz ha tracciato una panoramica completa e molto utile in quanto ha avuto modo di confrontare la situazione italiana con quella europea in termini di risorse programmate e spese ed obiettivi previsti. Sono così emerse chiaramente le differenze sia di impianto sia di approccio metodologico del sistema di programmazione italiano rispetto a quello europeo nel suo complesso.

È stato subito messo in evidenza che, su circa 10,44 miliardi di euro di fondi FEASR assegnati all'Italia, la quota di contribuzione nazionale è pari a circa 8,08 miliardi di euro; In tal modo le risorse pubbliche complessive a disposizione per il settore ammontano a circa 20,87 miliardi di euro. Pertanto la quota di contribuzione nazionale è pari a circa il 50% mentre a livello europeo tale percentuale scende al 33,5%. Ciò dimostra che, a parità di risorse comunitarie stanziate, il sistema Italia riesce a veicolare sul territorio un ammontare di risorse maggiori con un importante effetto leva per tutto il territorio. Gli interventi per la competitività del settore hanno nei PSR italiani un peso molto maggiore rispetto al totale dei 28 paesi dell'unione; il peso percentuale di tali interventi in Europa è pari al 20% mentre in Italia sale al 25%; tuttavia ciò è andato a discapito degli interventi ago-ambientali (Priorità 4) : in Italia si attestano infatti al 34% mentre a livello europeo il loro peso percentuale sale di 10 punti.

Le avversità e calamità naturali come terremoti ed alluvioni, che spesso affliggono il nostro territorio, hanno fatto si che in sede di programmazione dei PSR gli interventi riguardanti la gestione dei rischi nel settore agricolo fossero maggiori che nel resto dell'Europa. Infatti, il peso percentuale della Priorità 3 è del 19% contro il 10% a livello UE 28. Contribuiscono a questo risultato anche gli interventi programmati all'interno del PSR nazionale (misura 17 - FA 3b).
Queste differenze di risorse programmate sulle singole priorità si ritrovano ovviamente nel confronto con le singole misure.
Gli investimenti in immobilizzazioni materiali (M4) ottengono una dotazione quasi 5 punti percentuali superiore a quella della UE 28 (27,5% contro il 22%).
Stesso discorso vale per gli investimenti nello sviluppo delle aree forestali e per il miglioramento della redditività delle foreste (M8) con un peso a livello Italia del 6,8% contro il 4,6% a livello UE.
Discreto favore hanno gli interventi sul biologico (M11) con due punti percentuali superiore rispetto alla media UE. Ciò si traduce tuttavia in una riduzione delle risorse stanziate per gli interventi agro-climatico-ambientali  (-4,5%) rispetto al peso percentuale degli stessi a livello UE.

Positivo, come visto prima, è invece il peso della misura sulla gestione del rischio che si attesta in Italia al 6,8% contro l'1,72% del peso totale in Europa. Infine l' indennità per le zone soggette a vincoli naturali o specifici (M13) ha avuto un peso enorme in termini di risorse a livello europeo (16,22%) pari a 16,11 miliardi di euro mentre in Italia il suo peso risulta più contenuto pari al 7,1%.
Da questo breve esame del peso specifico in termini di risorse stanziate nelle misure emerge che i PSR italiani hanno impostato la programmazione su interventi strutturali ed organici che, benché di lenta e difficile attuazione, hanno ricadute nel lungo termine sul sistema produttivo; hanno evitato invece di dare eccessivo peso ad interventi per così dire "semplici" e di immediato effetto come i pagamenti agro ambientali e l'indennità compensativa.
Altro aspetto che differenzia il sistema Italia dal resto dell'Europa è quello riguardante le misure cosiddette "trasversali" programmate cioè in tutte le priorità e focus area; vale a dire le misure sul trasferimento di conoscenze e sulle azioni di informazione (M1), sui servizi di consulenza (M2), e sulla cooperazione (M16) (assegnate poi nei PSR alla Priorità 1). Tali misure in Italia pesano quasi il 6% del totale programmato mentre in Europa il peso scende al 3,91%. La difficoltà di attuazione che stanno mostrando tali misure potrebbe tuttavia avere ripercussioni sulla velocità di spesa dei PSR e sul raggiungimento degli obiettivi di medio termine.
Interessante è stato il puntuale confronto tra gli obiettivi fissati per ciascuna Priorità e Focus Area.

Per quanto riguarda la Focus Area 2A (ristrutturazione delle aziende agricole con problemi strutturali e quota mercato esigua) emerge che benché il sistema Italia assegni una percentuale di risorse superiore rispetto alla UE il numero di aziende agricole che si prevede di finanziare (n. 26.731 aziende) è più basso rispetto alla media UE a 28: 1,67% contro il 2,73%. Questo dato mostra chiaramente l'elevato livello di frazionamento e numerosità delle aziende agricole italiane. Tuttavia alcune regioni mostrano un obiettivo superiore alla media UE a 28 come ad esempio Valle d'Aosta, Liguria, Trento, Friuli V.G., Lombardia, Piemonte per le regioni del Nord ed Umbria e Sardegna per le regioni del centro. I rispettivi PSR hanno quindi puntato molto su interventi di ammodernamento delle imprese agricole assegnato un budget molto alto ed un obiettivo adeguato alle risorse stanziate.
Allineato alla media UE a 28 è l'obiettivo per i giovani agricoltori (1,26% contro l'1,52% dei paesi UE). I PSR italiani prevedono di finanziare entro il 2023 circa 20.168 aziende condotte da giovani imprenditori. Si discostano dalla media UE i PSR di Bolzano (5,9%), Valle d'Aosta e Liguria (2,8%) Lombardia ed Emilia Romagna (2,2% e 2,3%).

L'obiettivo previsto per i sistemi di qualità (FA 3A) vale a dire la percentuale delle imprese che ricevono il sostegno per partecipare in tali sistemi si attesta intorno all'1% delle aziende agricole italiane contro una media UE a 28 del 2,7%. Tuttavia alcune regioni come Liguria, Umbria e Piemonte sembrano puntare più di altre su tale tipo di sostegno con una percentuale compresa tra il 3 e il 4%.
In tema di Biodiversità (FA 4A) la percentuale di terreni agricoli oggetto di contratti di gestione a sostegno della biodiversità raggiunge in Italia una media del 15,66% di poco inferiore a quella UE a 28 che mostra una percentuale del 17,7%. Molte regioni tuttavia hanno percentuali superiori al 20% - 30% come ad esempio Trento, Sicilia, Bolzano, Calabria e Emilia Romagna. La Valle d'Aosta ha addirittura una percentuale pari al 91,6%.
Ultimo aspetto preso in considerazione è stato quello dell'attuazione finanziaria dei PSR attraverso il confronto dei pagamenti del primo trimestre 2017 con quelli del primo trimestre 2010. L'accostamento tra i due periodi di programmazione ha messo in evidenza il ritardo della spesa dei PSR italiani in questo inizio di programmazione: al 31 marzo 2017 abbiamo una percentuale media di avanzamento della spesa pari al 8% mentre nel primo trimestre del 2010 tale percentuale si attestava al 12,8%. Tuttavia occorre mettere in evidenza che nella passata programmazione i PSR furono approvati entro la fine del 2007 mentre in questa programmazione si è avuta la piena operabilità dei PSR soltanto a dicembre 2015; un anno di ritardo nell'avvio delle procedure di attuazione dei PSR che si riflette inevitabilmente nel livello dei pagamenti intermedi.

Il confronto della situazione Italiana con quella dei 28 paesi UE sia sulle risposte programmate per priorità e misure sia in termini di indicatori obiettivo fissati da raggiungere nel 2023 nonché l'analisi della spesa dei PSR italiani con la stessa nel precedente periodo di programmazione, fa emergere le peculiarità del sistema Italia con tutti i sui punti di forza e di debolezza. Aspetti questi ultimi che devono essere adeguatamente corretti con opportune ed adeguate revisioni dei PSR tenuto conto dell'ampia possibilità concesse dalle nuove disposizioni regolamentari: vale a dire quella di effettuare, oltre alle tre modifiche strategiche e la modifica annuale dei PSR, anche sei modifiche aggiuntive da utilizzare come "Jolly" nel corso della programmazione. Aspetti questi esaminati in dettaglio nei successivi interventi della CE.

Confronto programmato Italia con UE 28

 
 

Differenze % programmato Italia rispetto a programmato UE 28

 
 

Luigi Ottaviani
ISMEA

 
 

PianetaPSR numero 61 maggio 2017