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LAND DEGRADATION

Proteggere il suolo: una priorità ambientale, politica e economica

La conservazione e la difesa del suo hanno un ruolo determinante non solo dal punto di vista ambientale e agricolo, ma anche da quello economico.
degrado del suolo

D'improvviso, è arrivata la siccità. Che qualcosa non stesse filando liscio se ne erano accorti da tempo gli agricoltori, che si ritrovavano con campi secchi, privi del normale contenuto di acqua, e con una raccolta del grano stranamente anticipata di qualche settimana.
Era d'altronde inevitabile che si arrivasse a questa situazione. L'inverno è stato poco piovoso, salvo alcuni eventi nevosi di rilevanza eccezionale e molto localizzati. Da tempo le portate dei fiumi si erano ridotte. Chi abita in città ricorda benissimo di essere uscito poche volte la mattina con l'ombrello in borsa.
Tempo bello, sempre. Quasi ignorassimo che le piogge sono necessarie per rimpinguare gli invasi e le falde. Con precipitazioni limitate manca l'acqua per l'agricoltura, per le attività industriali, e addirittura è messa a rischio la disponibilità di risorsa idrica per gli usi domestici.
L'Italia è, da questo punto di vista, un paese fragile: al Nord deve fare ricorso all'acqua accumulata nelle montagne nei grandi invasi alpini e rilasciata a poco a poco nel corso della stagione estiva. Nel Centro-Sud, invece, abbiamo le storiche sorgenti appenniniche che forniscono acqua a Roma, da migliaia di anni, abbinate ad una rete numerosa di invasi a regolazione pluriennale, in grado di resistere a più annate siccitose. Ma quando, alla fine, la carenza di pioggia si protrae troppo nel tempo, arriviamo alla situazione odierna. Che giunge, come dicevamo, d'improvviso, ma non inaspettata.
Tendiamo però ad avere tutti quanti, da questo punto di vista, la memoria corta. Già all'inizio del nuovo millennio, a partire da una quindicina di anni fa, erano stati numerose le situazioni di difficoltà da parte dell'agricoltura a fare fronte a situazioni di emergenza idrica prima al Sud e poi, pian piano, anche al Nord. Si iniziò allora a parlare del rischio di desertificazione, che sembrava imminente, e a cui fu dato ampio spazio nelle pagine di giornali e in ampia convegnistica. Poi il clamore è andato pian piano scemando, anche grazie alla bizzarrie del clima, che ci ha deliziato con estati poco calde e inverni ricchi di pioggia e di neve. Sembrava quasi che il futuro dei cambiamenti climatici, costituito da aumento delle temperature e eventi estremi, non si applicasse all'Italia.
Negli ultimi anni, presso la comunità scientifica e fra il grande pubblico, è aumentata la consapevolezza che siccità, desertificazione, degrado del suolo e dei territori sono fortemente collegati al cambiamento climatico, che diventa un fattore moltiplicatore di un fenomeno ambientale a cui porre comunque grande attenzione.
Non si tratta solo di rispettare il suolo, preservare la natura, mantenere paesaggi incontaminati, proteggere le aree rurali. Il degrado del territorio ha effetti pesanti anche dal punto di vista economico.
Sono di questi giorni gli incendi (in buona parte dolosi) che stanno distruggendo boschi e villaggi nella parte settentrionale del Portogallo, accompagnati da pesanti perdite umane. Proprio poche settimane fa un report della Banca Mondiale ha stimato in 16 miliardi di dollari il danno economico degli incendi che colpirono le foreste tropicali dell'Indonesia da giugno ad ottobre 2015, con il disboscamento incontrollato e selvaggio di oltre due milioni e mezzo di ettari.
Ecosistemi fragili, in Portogallo e in Indonesia, che la mano dell'uomo, con una dissennata gestione del territorio, mette rapidamente a rischio e sono portati al collasso.
In questo contesto, attuare politiche di Land Degradation Neutrality, o, per dirla in altro modo, di gestione sostenibile e consapevole del territorio, diventa anche per noi una priorità assoluta. Eventi siccitosi come quelli attuali, o il dolo come avvenuto nei due casi citati, possono fungere da catalizzatori di gestioni improvvide o poco attente degli ecosistemi agricoli e del suolo in particolare.
I PSR offrono strumenti, con le misure agro-climatico-ambientali, di tutela dei suoli agricoli, di mantenimento e miglioramento della fertilità del terreno agrario e di prevenzione dell'erosione. Queste iniziative sono modulate in modo differenziato regione per regione, tenendo conto delle specificità di ogni situazione locale e delle esigenze legate a precise pratiche colturali. Sarebbe però sbagliato pensare a questi strumenti come a meri interventi a supporto di singoli agricoltori. Nel loro complesso hanno una valenza più ampia, di adattamento ai cambiamenti climatici e di tutela e salvaguardia della nostra economia nel suo complesso (e non solo dell'agricoltura).
Nell'ambito delle attività della Rete Rurale Nazionale, è prevista una specifica attività sulla Land Degradation, con cui saranno analizzate la complementarietà della politica di sviluppo rurale con altre politiche nazionali, regionali e comunitarie di interesse per la conservazione del suolo (accordi, direttive, regolamenti su Land Degradation, Clima (mitigazione e adattamento), Biodiversità, Consumo di suolo, ecc.).
Nell'ambito di questa linea di azione sono previste interazioni con altre istituzioni nazionali (es. MATTM, FAO, OCSE) sul tema della Climate Smart Agriculture e dei temi climatici di interesse per le questioni agro-climatico-ambientali, in primis proporio la Land Degradation Neutrality.
Comprendere e sfruttare al meglio le sinergie fra le politiche di sviluppo rurale e le politiche ambientali ci potrà consentire di rispondere al meglio ad eventi siccitosi come quello attuale.

 

Per saperne di più

 
 
 

Guido Bonati
Crea

PianetaPSR numero 62 aprile 2017