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Corte dei Conti Europea: severo esame alle politiche per i giovani agricoltori Ue

Sotto la lente dei giudici gli interventi nel primo e nel secondo pilastro della PAC:  soprattutto nel primo caso, numerose criticità che incidono in maniera decisa sul raggiungimento degli obiettivi prefissati - Va meglio, anche se con criticità, per lo sviluppo rurale: target-obiettivo più definito
 
 
 

In una recentissima relazione speciale sulle Misure che la Politica Agricola Comunitaria dedica ai giovani agricoltori europei, i giudici contabili del Lussemburgo hanno "fatto le pulci" agli interventi del primo e del secondo pilastro della PAC evidenziando in molti casi la non adeguatezza di questi strumenti rispetto agli obiettivi prefissati.
La relazione si apre con un'analisi strutturale del settore agricolo, in termini di incidenza dei giovani (di età non superiore a 44 anni) sul numero totale dei conduttori, che evidenzia come il loro numero sia diminuito da 3,3 milioni del 2005 a 2,3 milioni del 2013.


Per contrastare il processo di senilizzazione del comparto agricolo, l'UE ha assegnato al sostegno dei giovani agricoltori, nel periodo 2014-2020, 6,4 miliardi di euro, raddoppiando rispetto al precedente ciclo di programmazione che poteva contare su una dotazione pari a 3,2 miliardi di euro erogati nell'ambito della misura di insediamento del secondo pilastro. Infatti, a ben guardare, dei 6,4 miliardi di euro a disposizione per il periodo 2014-2020, poco oltre 2,6 miliardi di euro derivano dall'introduzione del pagamento diretto supplementare ai giovani agricoltori nell'ambito del primo pilastro.   
Nonostante l'evidente sforzo finanziario in termini di risorse assegnate, il sostegno dell'UE ai giovani agricoltori non sembra, secondo il parere della Corte, concepito in modo tale da contribuire efficacemente al ricambio generazionale.

Entrando nel dettaglio della relazione, alle misure della PAC viene contestato il fatto di basarsi su una logica di intervento inadeguata, poco mirata e priva di una vera definizione di risultati e impatti attesi. Ad ogni modo, la stessa relazione rileva notevoli differenze tra i pagamenti ai giovani agricoltori nell'ambito del primo pilastro e la misura di insediamento promossa nell'ambito dello sviluppo rurale.  
Infatti, il giudizio è sicuramente negativo con riferimento al primo strumento. La Corte osserva che l'aiuto non si basa su una valida valutazione delle esigenze e il suo obiettivo non rispecchia l'obiettivo generale di incoraggiare il ricambio generazionale ma si traduce in un vago sostegno al reddito. Inoltre, non esiste un vero coordinamento o alcuna forma di complementarietà tra il pagamento, la misura di insediamento del pilastro 2 e le diverse misure nazionali a vantaggio dei giovani agricoltori. Ancora, appare evidente come, in assenza di una valutazione delle esigenze, l'aiuto non è altro che un pagamento annuale per ettaro per un importo e con una tempistica da cui non risulta chiaramente a quali esigenze specifiche si voglia rispondere, oltre a quella di fornire un reddito supplementare sebbene non si abbiano dati statistici che dimostrino l'insufficienza e l'instabilità dei redditi dei giovani agricoltori durante i primi anni della loro attività.

Il giudizio della Corte appare migliore per il premio di primo insediamento previsto nell'ambito del secondo pilastro. Sebbene il premio si basi, in linea generale, su una valutazione vaga delle esigenze, tuttavia persegue obiettivi parzialmente specifici, misurabili, realizzabili e pertinenti, rispecchiando altresì l'obiettivo generale di incoraggiare il ricambio generazionale.
Inoltre, l'aiuto viene erogato come premio per gli agricoltori più qualificati ed è subordinato alla realizzazione di un piano aziendale. In questa modalità lo strumento risponde più direttamente alle esigenze dei giovani agricoltori in materia di accesso alla terra, al capitale e alla conoscenza che sono considerati in letteratura i più importanti ostacoli all'insediamento da parte di un giovane. L'importo dell'aiuto è generalmente collegato alle esigenze e modulato per promuovere azioni specifiche dichiarate nel piano aziendale.
Nonostante questi aspetti positivi la stessa Corte evidenzia una serie di criticità che limitano notevolmente l'efficacia del premio di primo insediamento. In dettaglio, la qualità dei piani aziendali non è omogenea e in alcuni casi le autorità di gestione non hanno applicato procedure di selezione per concedere la priorità ai progetti migliori. Allo stato attuale manca un modello comune di "pacchetto giovani", flessibile in termini di applicazione, ma comune come strategia di approccio tra tutti i Programmi regionali di sviluppo rurale.

Inoltre, il bilancio settennale destinato alla misura non è uniformemente distribuito durante l'intero periodo di programmazione ma concentrato prevalentemente nei primi bandi, privando così della possibilità di ricevere finanziamenti i giovani agricoltori che si vorrebbero insediare verso la fine del periodo e i cui piani di sviluppo sono, magari, decisamente migliori rispetto ai tanti beneficiari insediati in occasione dei primi bandi.
Infine, la Corte ha reperito solo scarsi elementi di prova attestanti che le misure dell'UE hanno favorito l'insediamento di giovani agricoltori, migliorando il ricambio generazionale e la redditività delle aziende beneficiarie, principalmente a causa della scarsa qualità degli indicatori stabiliti dal sistema comune di monitoraggio.

Francesco Piras
fpiras@ismea.it

 
 
 

PianetaPSR numero 63  luglio e agosto 2017