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Multifunzionalità

Liquami, mais e bucce di pomodori: tutto fa energia

A Rivarolo del Re (Cr) una mini-coop di quattro giovani  ha investito  su un impianto di biogas di ultima generazione: un progetto coraggioso per rispondere alla crisi  dei prezzi dei cereali
Impianto biogas Rivarolo del Re
L'impianto biogas di Rivarolo del Re (Cr)

Dai cereali tradizionali alla scommessa sul biogas il passo non sempre è breve. Ma spesso di fronte alla crisi dei prezzi e della redditività non ci sono molte alternative. Un'esperienza emblematica è quella di una mini- cooperativa di giovani agricoltori che ne cremonese ha fatto questa scelta. Come ci spiega uno dei soci, Matteo Zagni.

Il momento in cui io e i miei soci (gli altri sono Mirko Malachini, Florinda Palombo e Umberto Caldarese) abbiamo deciso di approfondire la conoscenza del settore del biogas è legato ad una fase in cui i prezzi dei prodotti agricoli erano particolarmente bassi. Era il 2007, e le nostre, che erano aziende cerealicole, tipiche di questo territorio, avevano bisogno di una scossa. In quel momento fu davvero una scelta coraggiosa, perché la legislazione era ancora ferma ai certificati verdi. Oggi possiamo dire che la legislazione attuale sul biogas è chiara: si è capito il valore degli incentivi e della durata, e questo ci fa stare più tranquilli, anche siamo coscienti che quella legislativa è una variabile fondamentale. 
 
Ci dia qualche dato sulla vostra azienda.
 
L'impianto della nostra cooperativa Agrigreen, che ha una potenza elettrica si 999 kw e una superficie di 30mila m²,  conta su una tecnologia di ultima generazione. Tramite i due alimentatori di biomassa solida a fondo scorrevole vengono introdotte nei fermentatori circa 50 tonnellate di biomassa vegetale  al giorno, composta da un mix di silo mais, triticale e sorgo. La versatilità dell'impianto permette anche l'utilizzo di liquami zootecnici e siero residuo della produzione del formaggio, e sottoprodotti della lavorazione del pomodoro.  Il nostro prodotto finale è l'energia, che vendiamo direttamente al Gestore. 
 
Fino a che punto questa diversificazione del reddito puo' dare una spinta allo sviluppo dell'agricoltura e quanto invece rappresenta un rischio di snaturare l'attività agricola?
 
Il vecchio ruolo dell'agricoltore è stato messo in discussione dai fatti: non era più remunerativo. Noi pensiamo ad una agricoltura diversa per il futuro, un'agricoltura multifunzionale che può consolidare il ruolo del territorio circostante. Da questa convinzione, ad esempio, nasce il nostro rapporto con le aziende vicine: la pollina e i liquami bovini sono forniti da alcuni allevamenti vicini, il siero di latte è acquistato dalla latteria del paese, le buccette di pomodoro, le granelle e le crusche di scarto sono ritirate dalle industrie agroalimentari della zona e dal consorzio del pomodoro, che dista solo 500 metri da noi. Inoltre crediamo profondamente nell'agricoltura sostenibile: in fondo il nostro lavoro riduce l'impatto dei prodotti di scarto dei terreni e aiuta a riciclare anche quelli del territorio circostante, oltre a produrre energia pulita.
 
Voi avete usufruito dei fondi Psr: ci può quantificare il sostegno ricevuto? Ci sono particolari suggerimenti per il futuro, per quanto riguarda il tema dell'accesso ai finanziamenti o quello burocratico? 
 
Certo, noi abbiamo avuto un contributo ammesso di poco meno di 350.000 euro attraverso la misura 121 del Psr  2007 - 2013 della Regione Lombardia, un contributo che naturalmente è stato importante a fronte di un investimento che, le assicuro, è stato molto impegnativo per noi. In futuro, certo, se posso suggerire, credo che sarebbe importante puntare sul sostegno pubblico al teleriscaldamento, un campo che per un'azienda come la nostra presenta oggi dei costi ancora troppo alti, ma che avrebbe un grande valore per il territorio circostante
 
Quali le prossime sfide che vi aspettano in termini imprenditoriali, occupazionali e ambientali?
 
Oltre a quella del teleriscaldamento c'è tutto il discorso sul digestato solido e liquido che viene prodotto, e che è un prodotto fertilizzante eccezionale. Quello è un campo a cui prestare sicuramente attenzione per il futuro. In termini invece più generali, è chiaro che la nostra sfida è anche quella di continuare a creare occupazione sul territorio e contribuire alla costruzione di un'agricoltura nuova, che produca un valore aggiunto in termini di sostenibilità, qualità della vita, ritorno dei benefici al cittadino. 
 
Andrea Festuccia

 
 
 
 

PianetaPSR numero 2 - settembre 2011