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Agriturismo e multifunzionalità, Ismea presenta il primo Rapporto: attività di supporto e secondarie valgono 11 miliardi di euro

L'Italia è il Paese più multifunzionale d'Europa, il valore delle attività di supporto secondarie, infatti, è più che raddoppiato (+121,8%) rispetto al 2000, e l'agriturismo ne è il perno: sono 22.661, al 2016, le aziende agrituristiche in Italia (423 aziende in più rispetto al 2015 pari ad una crescita dell'1,9%). Il fatturato degli agriturismi raggiunge circa 1,25 miliardi di euro nel 2016, con un +5,2% sul 2015.

L'Italia è il Paese più multifunzionale d'Europa, con un valore complessivo delle attività di supporto e secondarie che raggiunge gli 11 miliardi di euro, più del doppio di quanto fatto registrare nel 2000 (+121,8%). Lo certifica il primo "Rapporto annuale su multifunzionalità agricola e agriturismo", realizzato dall' Ismea nell'ambito della Rete Rurale Nazionale 2014-2020 e presentato nella cornice di "AgrieTour" 2017 ad Arezzo.
Il ruolo di primo piano che il nostro Paese si è ritagliato in questo ambito è confermato dalla comparazione con gli altri Paesi europei: Francia e Paesi Bassi, rispettivamente al secondo e al terzo posto in questa particolare classifica, sono infatti lontanissimi dai livelli italiani , con il valore della produzione ai prezzi di base delle attività multifunzionali che raggiunge, rispettivamente, i 6,5 e i 3,2 miliardi di euro.
Il perno della multifunzionalità resta l'agriturismo. Il Rapporto dell'Ismea mostra come siano 22.661, al 2016, le aziende agrituristiche in Italia: 423 aziende in più (+1,9%) rispetto al 2015. Un mercato che vede dinamiche importanti al suo interno: innanzitutto il fatturato, che segna circa 1,25 miliardi di euro nel 2016, con un +5,2% sul 2015.
Un terzo dell'offerta nazionale è localizzata in Toscana e nella provincia di Bolzano, rispettivamente con 4.518 e 3.150 aziende autorizzate. Il settore, però, cresce anche nel mezzogiorno dove si registra l'aumento più consistente di aziende (+6,3%), rispetto al Centro (+ 1,8%) e al Nord (+0,3%).
Per quanto riguarda la domanda, nel periodo 2005-2016 gli arrivi sono più che raddoppiati (+125%), passando da 1,3 milioni a oltre 3 milioni, con un importante incremento degli ospiti stranieri (+174%) e degli arrivi italiani (+96%). La maggior parte degli ospiti stranieri provengono dalla Germania, Paesi Bassi, Francia e Stati Uniti. L'agriturismo incide per l'11,4% degli arrivi dell'intero comparto extralberghiero.

 

Il Rapporto

Il primo "Rapporto annuale sulla multifunzionalità agricola e l'agriturismo" si propone di contribuire a colmare un vuoto informativo e analitico ed è il risultato del lavoro condotto nel corso del 2017 dall'Osservatorio sulla diversificazione e multifunzionalità nato in seno alle attività della Rete Rurale Nazionale nell'ambito della programmazione 2014-2020. Il documento è stato predisposto attraverso la rilevazione di dati di provenienza diversa, dato che mentre per i settori e gli ambiti della multifunzionalità già maturi (è questo il caso delle produzioni agricole primarie e secondarie e, fra queste, dell'agriturismo) è stato possibile fare riferimento a dati rilevati annualmente da Istat e, nel caso di dati relativi agli altri paesi europei, da Eurostat, per gli ambiti della multifunzionalità più nuovi e in qualche caso ancora in fase di sviluppo si tratta di indagini di tipo quanti-qualitativo.

La multifunzionalità agricola in Italia

Il Rapporto dell'Ismea mostra la realtà agricola italiana come fortemente orientata alla diversificazione e all'innovazione, come attestato dalla rapidità con cui è cresciuto il valore della produzione agricola di servizi (attività secondarie in modo particolare). In Italia, nel 2016, il valore delle pratiche multifunzionali connesse all'attività agricola, di supporto e secondarie, è stato di circa 11 miliardi di euro, ovvero il 22,3% del valore complessivo della produzione di beni e servizi della branca dell'agricoltura. Tra le attività secondarie emergono la produzione di energie rinnovabili e l'agriturismo, tra le attività di supporto il contoterzismo e la prima lavorazione dei prodotti.
L'agricoltura italiana ha visto crescere, dal 2000 al 2016, il valore della produzione di beni e servizi in agricoltura del 7,8% (pari a poco più di 3,5 miliardi di euro), aumento su cui molto hanno pesato le attività secondarie, il cui valore è più che raddoppiato (+121,8% rispetto al 2000) e le attività di supporto (+53,1%). Nel complesso il valore delle attività multifunzionali è aumentato del 74%.

Agriturismo: crescono fatturato e domanda, diminuiscono le aperture

Le aziende agrituristiche in Italia sono 22.661 (+1,9% rispetto al 2015) con un saldo positivo aperture/chiusure di 423 aziende (1.275 nuove autorizzazioni contro 852 cessazioni).
Tra il 2015 e 2016 è al Sud che si registrano le crescite più importanti: aumenta l'offerta di degustazione (+32%), attività ricreative, sportive e culturali (+13%), alloggio (+7%) e ristorazione (+6%), posti letto (+7%), posti a sedere (+8%) e piazzole di sosta (+10%), per un aumento dell'offerta complessiva del 6,3%. L'alloggio si conferma l'attività più consistente dell'offerta (82% del totale delle aziende, con un aumento di 337 aziende (+1,8% rispetto al 2015) e una capacità ricettiva di 245.473 posti letto (di cui il 57% in camere e il 43% in appartamenti), cresciuta rispetto al 2015 del 3% (7.150 posti in più).
La media di posti letto per azienda è pari a 13. L'offerta di alloggio si completa con le 11.367 piazzole di sosta (+6,6 rispetto al 2015) distribuite nelle 1.342 aziende autorizzate all'agricampeggio (+3,8% rispetto al 2015). Le aziende autorizzate alla somministrazione di pasti e bevande sono 11.329 (50% dell'intera offerta). Aumentano le aziende con offerta di pernottamento e prima colazione (+10,2%) e le aziende con offerta di alloggio e degustazione (+8,8%). In calo le aziende con la sola ristorazione (-2,1%) e solo pernottamento (-3%); aumentano le proposte di attività all'aria aperta e nella natura: osservazioni naturalistiche (+18,6%), equitazione (+6,9%), escursionismo (+6,2%).
Il 44% dei posti letto si trova al Centro Italia (con Toscana che raggiunge i 62.487 posti letto); il 46% dei posti a sedere si trova al Nord (con i 43.467 posti del Veneto e i 41.541 della Lombardia, sebbene il primato nazionale spetti alla Sardegna con 45.922 posti); il 61% delle piazzole di sosta si trova al Sud (in Puglia 2.485, in Abruzzo 1.120 e in Sicilia 1.046).
Circa la metà delle aziende agrituristiche si concentra nei comuni con una popolazione inferiore ai 5.000 abitanti.
Se la crescita del numero di aziende registra un rallentamento dovuto al calo del numero delle nuove aperture (-4,2%, da 1.700 nel 2005 a 1.628 nel 2015), e all'aumento del numero delle chiusure (+ 191%, da 390 nel 2005 a 1.134 aziende chiuse nel 2015), la corsa del fatturato non si ferma.
Nel 2016, infatti, ha raggiunto un fatturato pari a 1.250 milioni di euro (+5,2% rispetto al 2015 e + 12,9% rispetto al 2010), grazie anche all'aumento della domanda che raggiunge 12,1 milioni di presenze (+6,6% rispetto al 2015).

Agriturismo: aumentano arrivi. Diminuisce la durata della permanenza

Nel decennio 2005-2015 gli arrivi sono più che raddoppiati (+106%), passando da 1,3 milioni a oltre 2,7 milioni, con un importante incremento degli ospiti stranieri (+145%) e degli arrivi italiani (+82%); le presenze registrano un incremento del 72% (stranieri +101%, italiani +45%). La permanenza media pari a 4 giorni si è ridotta di circa 1 giorno rispetto al 2005 (4,9 giorni).
L'agriturismo incide per l'11,4% degli arrivi e per l'8,7% delle presenze dell'intero comparto extralberghiero (24,4 milioni di arrivi e 129,8 milioni di presenze) e risulta essere tra i settori più performanti del turismo italiano. Nel quinquennio 2010-2015, infatti, la totalità delle aziende turistiche italiane ha registrato, rispetto alle aziende agrituristiche, incrementi di ospiti e pernottamenti molto inferiori. Nel complesso il comparto turistico ha registrato un incremento del 15% degli arrivi e del 5% delle presenze, mentre gli arrivi dell'agriturismo sono aumentati del 19% e le notti del 32%, in particolare gli arrivi e le presenze straniere nel turismo intero sono cresciuti del 26% e 17%, nell'agriturismo rispettivamente del 52% e 33%.

Le fattorie didattiche

L'attività didattica in agricoltura, pur essendo ormai nota e riconosciuta, non è regolamentata da legge nazionale, ma si sviluppa all'interno delle aziende agricole sulla base del Decreto Legislativo n. 228 del 18 maggio 2001 e nell'art. 2135 del Codice Civile che vengono ulteriormente rafforzate sia dalla legge nazionale che disciplina l'agriturismo (n. 96 del 20/02/2006) che dalla recente legge nazionale in materia di agricoltura sociale (n. 141 del 18 agosto 2015).
Per lo svolgimento delle attività didattiche è necessario fare riferimento alle singole leggi e norme regionali o provinciali: diciassette regioni hanno istituito un albo delle fattorie didattiche e quattordici regioni una Carta della qualità. Tredici regioni hanno previsto un marchio identificativo della rete di fattorie didattiche riconosciute.
Il totale degli iscritti nei diversi elenchi regionali disponibili online sui siti ufficiali delle regioni è pari a 2.291 fattorie didattiche, ma facendo riferimento alle diverse fonti esistenti è possibile affermare che il numero totale è compreso fra 2.500 e 2.900. Le regioni con il maggior numero di fattorie didattiche iscritte agli albi regionali sono il Piemonte (308 pari al 13,4%) e l'Emilia Romagna (291 pari al 12,7%), regioni pilota nello sviluppo del settore in Italia. A seguire Campania (237 pari al 10,3%), Veneto (228 pari al 10%) e Lombardia (202 pari all'8,8%).

Agricoltura sociale

L'agricoltura sociale rappresenta una delle realtà emergenti nell'ambito della multifunzionalità, riconosciuta dal punto di vista normativo con l'entrata in vigore della legge nazionale sull'agricoltura sociale (legge 141/2015, 23 settembre 2015), sebbene alcune Regioni avessero già introdotto prima specifiche norme per regolarne l'attività. I provvedimenti normativi regionali presentano un quadro frammentario e, laddove esistente, disomogeneo in ordine ai requisiti minimi necessari per svolgere l'attività di agricoltura sociale; alcune Regioni hanno realizzato, ed in alcuni casi applicato, Linee Guida recanti le modalità di realizzazione delle attività di agricoltura sociale descritte nella legge nazionale che inquadra e definisce l'agricoltura sociale come attività esercitata dagli imprenditori agricoli in forma singola o associata, e dalle cooperative sociali di cui alla Legge 8 novembre 1991, n. 381, purché impegnate nell'attività agricola (alle condizioni fissate dalla normativa stessa).
Quattordici regioni hanno istituito elenchi specifici per le imprese operanti in agricoltura sociale o sezioni per gli operatori di agricoltura sociale all'interno di elenchi di imprese agricole multifunzionali. Le Regioni Lombardia e Veneto e la Provincia autonoma di Trento hanno predisposto con apposite leggi un logo per gli operatori iscritti nell'elenco regionale/provinciale. Sebbene inizino ad esserci diverse fonti informative sul settore, ad oggi non esiste ancora una mappatura nazionale completa ed univoca ed è, di conseguenza, difficile operare una valutazione esatta.
Diverse iniziative hanno stimato un numero di progetti che coinvolgerebbe più di 1.000 aziende agricole su tutto il territorio nazionale, fra imprese agricole, cooperative sociali ed aggregazioni miste, a conferma che le attività di agricoltura sociale trovano espressione e si realizzano spesso con l'attivazione di collaborazioni fra soggetti diversi (privati- pubblici-cittadini), come la stessa normativa nazionale riconosce.
Le esperienze di agricoltura sociale sono diffuse in tutta Italia, la grande maggioranza riduce l'impatto ambientale limitando l'impiego di antiparassitari e concimi adottando pratiche agronomiche sostenibili a basso impatto ambientale, tanto che la diffusione del metodo biologico nelle aziende agro-sociali è superiore di oltre dodici volte rispetto al dato nazionale.
Le imprese/cooperative sociali si orientano maggiormente verso i servizi di formazione e inserimento lavorativo, rispecchiando la specificità del terzo settore in tal senso, mentre le imprese/cooperative agricole realizzano servizi a supporto della quotidianità e qualità della vita in misura maggiore rispetto alle imprese/cooperative sociali.

Conclusioni

"L'agriturismo - si legge nel Rapporto dell'Ismea - è stata certamente una delle branche più rilevanti di questo fenomeno e soprattutto ha costituito la base per il successivo sviluppo di tante ulteriori opportunità che hanno consentito al settore agricolo di spaziare verso la formazione, i servizi sociali e alla persona. I dati stessi, organizzati e analizzati in questo Rapporto, evidenziano come, superata ampiamente la fase pionieristica, il settore si stia organizzando secondo determinate traiettorie che vedono, dove necessario, anche l'eliminazione delle realtà meno preparate, meno strutturate e caratterizzate da un approccio più orientato all'improvvisazione che allo sviluppo e all'organizzazione. Parallelamente a questo processo di evoluzione si sviluppano ulteriori opportunità: nuove aree di business, nuovi intermediari, nuovi interlocutori e nuove interazioni con il territorio, nuove modalità organizzative interne alle aziende e nuove professionalità e competenze, che rappresentano la sfida per il futuro della multifunzionalità".

 
 

Matteo Tagliapietra
Umberto Selmi
ISMEA - Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare

 
 

PianetaPSR numero 66 novembre 2017