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Migranti

Immigrazione, il ruolo dei migranti come risorsa per le aree rurali

I fenomeni migratori tendono ad essere affrontati, nel dibattito politico, dal punto di vista della gestione dei flussi e dell'accoglienza, mentre si riscontra una maggiore difficoltà nel coglierne conseguenze e opportunità nelle politiche settoriali.

Negli ultimi anni l'immigrazione verso l'Unione europea è un tema centrale del dibattito politico che si concentra essenzialmente sulla gestione dei flussi migratori e le politiche di prima accoglienza. Non mancano di certo azioni volte a favorire l'integrazione degli stranieri ma hanno un carattere prettamente sociale, mentre le politiche settoriali sono spesso inconsapevoli degli effetti della migrazione sulle loro aree di competenza e degli effetti delle loro politiche sulla migrazione (FAO et al. 2017).
L'immigrazione è un fenomeno rilevante sia in termini sociali sia economici per le aree rurali. Una "risorsa inaspettata" (Carchedi, 1999) per attenuare i fenomeni socio-demografici ed economici che hanno caratterizzato le aree rurali negli ultimi decenni. Il territorio rurale italiano si è sostanzialmente modificato, le tradizionali dinamiche socio-demografiche hanno subìto profonde trasformazioni che, da un lato, hanno visto un graduale processo di spopolamento del territorio, dall'altro una riorganizzazione dei processi sociali ed economici.
L'equazione rurale uguale agricoltura è poco rappresentativa di quella che può essere oggi la realtà delle aree rurali italiane. È indubbio, comunque, che, sulle dinamiche demografiche dell'ultimo mezzo secolo, abbia inciso soprattutto l'abbandono delle attività primarie.
La popolazione rurale, negli ultimi 60 anni, è diminuita di circa il 10% mentre l'abbandono dell'attività agricola ha interessato oltre 12 milioni di persone (figura). Gli occupati agricoli sono pari a circa il 10% degli occupati di queste aree e al 5% di quelli totali.

Popolazione rurale e attività agricole in Italia: trend e prospettive

Fonte: FAO

Le ragioni di questo fenomeno sono varie e articolate, a cominciare dalla spinta industrializzazione degli anni '60, che ha trasformato migliaia di contadini in operai per finire con l'apparire sulla scena economica di agricoltori part time dediti solo parzialmente alle attività primarie, in ogni caso il fenomeno si è andato trasformando, connotandosi di sfaccettature differenti a seconda dei periodi in cui si è manifestato.
Il risultato è una realtà rurale caratterizzata da elementi di criticità quali il forte invecchiamento della popolazione, soprattutto se dedita alle attività agricole, lo spopolamento e la dequalificazione di numerosi habitat naturali e produttivi; ma anche dalla presenza di forti elementi di rilancio, basati essenzialmente sullo sviluppo integrato delle comunità, sulla diversificazione delle attività economiche e dalla multifunzionalità del settore agricolo.
Parliamo di una realtà dal doppio volto che risente del processo demografico che la ha caratterizzata, ma trova spunti e dinamiche di sviluppo cui spesso manca il capitale umano da coinvolgere.
Le nuove dinamiche del rurale sono fortemente ancorate ai fenomeni demografici e, pertanto, risultano particolarmente influenzate dai movimenti umani. Da serbatoio di risorsa umana, oggi, questi territori sono diventati potenziali attrattori dei flussi migratori. L'immigrazione, potrebbe dare nuova vitalità ai territori rurali, soprattutto se messa in relazione con le attuali caratteristiche della popolazione di queste aree che vede una composizione strutturale che tende ad aumentare al crescere dell'età. I risvolti sulla vitalità socio-economica sono evidenti, non solo, in termini di ricambio generazionale, ma anche di innovazione e qualità delle dinamiche.
L'immigrazione può rivelarsi un'ottima opportunità da sfruttare nell'ambito della politica di sviluppo locale dei territori rurali che si trova a fare i conti con l'abbandono socio-economico e l'invecchiamento della popolazione. Il migrante potrebbe dedicarsi alle attività ormai abbandonate, far fronte alla forte carenza di servizi, ripopolare aree abbandonate e più in generale rivitalizzare il quotidiano di questi territori.
Per favorire questo processo è però necessario mettere in atto una forte azione politica finalizzata all'integrazione sociale ed economica dell'immigrato. La recente Comunicazione della Commissione europea su "Il futuro dell'alimentazione e dell'agricoltura" che ha aperto il dibattito sulla PAC post 2020 dedica al fenomeno migratorio uno specifico approfondimento nell'ambito delle sfide globali che l'Unione europea e il settore agricolo si troveranno ad affrontare nei prossimi anni. L'attenzione viene posta sulla possibilità di "creare opportunità di occupazione e attività generatrici di reddito nelle regioni di origine e di transito dei migranti", valorizzando il know how sviluppato nei progetti sostenuti dalla PAC, nella logica che una parte importante dei flussi migratori siano generati dalle condizioni di povertà che caratterizzano i Paesi di origine.
Nello stesso tempo è necessario avviare un generale processo conoscitivo che approfondisca il fenomeno sia in termini quantitativi sia qualitativi. Infatti, l'immigrazione extra-urbana risulta ancora un fenomeno poco conosciuto. Così come poco conosciute sono le dimensioni e le caratteristiche delle famiglie di stranieri che si insediano sul nostro territorio.
A tal fine, la Rete rurale nazionale ha avviato un ciclo di seminari finalizzato ad approfondire, con la Comunità scientifica e i principali stakeholders, le dinamiche dell'immigrazione nelle aree rurali e nel settore agricolo. I primi due incontri sono stati dedicati alle esperienza di integrazione del lavoratore migrante in agricoltura secondo due diversi punti di vista: quello etico-sociale che fa dell'utilizzo del lavoratore migrante un punto caratterizzante dell'attività imprenditoriale e l'altro, più problematico con ampie sacche di irregolarità, del ricorso alla manodopera straniera stagionale. I prossimi incontri saranno dedicati alle pratiche territoriali e alle azioni politiche che favoriscono l'integrazione dei migranti.

 
 

Serena Tarangioli

 
 

PianetaPSR numero 69  marzo 2018