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Capitale naturale

Capitale naturale e sviluppo rurale: il valore economico della natura e degli ecosistemi connessi all'agricoltura

Il secondo Rapporto sul Capitale Naturale consente di aggiornare il quadro nazionale e di lavorare ad una adeguata gestione di esso anche nell'ottica dello sviluppo rurale.

Con la legge n. 221/2015, avente per oggetto disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell'uso eccessivo di risorse naturali, viene istituito il Comitato per il capitale naturale presieduto dal Ministro dell'Ambiente.
Il suo principale compito è la redazione di un rapporto annuale contenente informazioni sullo stato del capitale naturale, corredato di informazioni e dati ambientali espressi in unità fisiche e monetarie, seguendo le metodologie definite dall'ONU e dall'UE, nonché di valutazione degli effetti delle politiche pubbliche sul capitale naturale e sui servizi ecosistemici.

Il Comitato per il capitale naturale

Il Comitato per il capitale naturale cerca di promuovere la misurazione del valore fisico e monetario della dotazione di foreste, biodiversità, fiumi, mari e della totalità di ecosistemi di cui il nostro Paese è molto ricco. Tale valore si esplica in benefici di cui usufruiamo tutti i giorni e che provengono dall'insieme di servizi ecosistemici che la natura ci fornisce, ma che spesso non percepiamo e non valutiamo per il loro giusto valore. L'obiettivo che il Comitato per il capitale naturale persegue è anche quello di rendere visibile a cittadini e ai policy makers il valore di questi benefici.

Il capitale naturale

ll capitale naturale è stato definito come "l'intero stock di asset naturali - organismi viventi, aria, acqua, suolo e risorse geologiche - che contribuiscono a fornire beni e servizi di valore, diretto o indiretto, per l'uomo e che sono necessari per la sopravvivenza dell'ambiente stesso da cui sono generati".
Dai processi naturali di interazione degli asset del capitale naturale all'interno degli ecosistemi si ottengono flussi di servizi ecosistemici come, ad esempio, la purificazione naturale dell'acqua che beviamo o dell'aria che respiriamo, la formazione di suolo fertile da coltivare, la conservazione della diversità genetica per il cibo e la ricerca medica e industriale, la fauna ittica per nutrirci, le fibre tessili per produrre abiti, un paesaggio alpino o un parco urbano per passeggiare, i sistemi di piante e micro-nutrienti del suolo che preservano dal dissesto idrogeologico, la biodiversità degli insetti necessaria all'impollinazione.
Il flusso di servizi forniti dagli asset del capitale naturale è capace di generare benefici individuali e sociali(figura). Tuttavia, l'interazione tra sistema socio-economico e sistema ambientale non si esaurisce qui, ma ha anche la direzione opposta. Infatti, le attività antropiche creano pressioni sul sistema ambientale che hanno ricadute sullo stato di conservazione del capitale naturale, ma i cui impatti negativi possono essere accentuati da politiche di sviluppo non orientate alla sostenibilità o limitati da politiche a favore del mantenimento e della preservazione del capitale naturale.

Capitale Naturale, Servizi Ecosistemici, Benefici, Pressioni e Politiche

Fonte: Secondo Rapporto sullo Stato del Capitale Naturale 2018 in Italia

Il primo Rapporto

Nella prima edizione del 2017 del rapporto sul capitale naturale si è tentata una preliminare quantificazione del valore dei principali asset naturali e dei servizi ecosistemici ad essi associati, evidenziando specifici casi studio, in particolare relativi al consumo di suolo e all'agricoltura, alle foreste, alle zone umide, alle aree metropolitane e al mare. Il rapporto ha analizzato, inoltre, i principali fattori di pressione antropica che incidono in modo significativo sul valore del capitale naturale, che possono provocare, effetti sia negativi che positivi.

Il ruolo dell'agricoltura

In tale contesto, l'agricoltura rappresenta un'attività fondamentale in grado di contenere il consumo del suolo, attraverso la tutela degli spazi non costruiti, e di ripristinare potenzialmente l'integrità ecologica degli ambienti degradati e frammentati. Allo stesso tempo, però, l'agricoltura rappresenta anche una potenziale fonte di pressioni e minacce per l'ambiente e per il clima dovute alla modifica delle pratiche di coltivazione, all'eccessivo utilizzo di prodotti fertilizzanti e fitosanitari, all'allevamento intensivo, ecc.
L'agricoltura rappresenta, quindi, un'attività che può avere sia effetti positivi che effetti negativi sullo stato del capitale naturale e, al contempo, ne è strettamente dipendente.

Il nuovo Rapporto

Nella seconda edizione del rapporto, presentata lo scorso 28 febbraio, viene ancor più raffinata la valutazione biofisica degli ecosistemi terrestri a livello eco-regionale e regionale, anche con aggiornamenti sullo stato di conservazione di alcuni di essi. È previsto, inoltre, uno specifico approfondimento sul valore biofisico degli ecosistemi agricoli, in particolare per l'agro-ecosistema irriguo, con l'analisi di un caso studio relativo alla quantificazione dei servizi ecosistemici nel calcolo del costo ambientale per il settore agricolo.  
All'interno del rapporto vengono poi approfonditi alcuni dei principali elementi di pressione sugli asset del capitale naturale. In particolare, sono valutati su scala nazionale il consumo di suolo e la frammentazione degli ecosistemi naturali e semi-naturali, che mettono a rischio lo stato di conservazione e le funzionalità del capitale naturale. Inoltre, ampia attenzione è data all'impatto dei cambiamenti climatici sulla capacità degli ecosistemi di continuare a garantire servizi ecosistemici, anche attraverso degli approfondimenti su alcune criticità ambientali, quali gli incendi e la siccità.
Il secondo rapporto, inoltre, inizia a delineare un percorso metodologico importante in merito all'attribuzione di una misurazione monetaria del flusso di servizi ecosistemici prodotti dal capitale naturale. Viene riportata una prima applicazione dei sistemi di contabilità economico-ambientale di alcuni servizi ecosistemici, come l'impollinazione agricola, i servizi ricreativi e la purificazione delle acque, oltre che valutazioni economiche della qualità degli habitat e dell'importante servizio di mitigazione dell'erosione del suolo. I risultati e i valori monetari ottenuti evidenziano la straordinaria importanza del capitale naturale, anche in cooperazione con altri tipi di capitale come quello culturale.
Le metodiche presentate nel rapporto sul tema delle valutazioni ex-ante ed ex-post dell'impatto delle politiche pubbliche sul capitale naturale sono presentate anche nell'ottica di aiutare i decisori politici a valutare in fase preliminare gli effetti delle loro decisioni sul capitale naturale, che viene considerato in una dimensione più ampia, connessa anche al benessere e alla qualità della vita dei cittadini.

Le proposte del Comitato

Il Comitato per il capitale naturale, sulla base degli approfondimenti sviluppati nel rapporto, propone specifiche raccomandazioni per integrare il capitale naturale nelle valutazioni e nel monitoraggio, nelle politiche economiche e nella pianificazione territoriale, che si pongono come agenda per i prossimi rapporti, con le quali si intende assicurare un contributo significativo alla realizzazione degli obiettivi mondiali tracciati dall'Agenda 2030 per una crescita sostenibile.
Per promuovere l'integrazione del capitale naturale nelle politiche economiche è necessario riorientare il sistema fiscale, al fine di ridurre le pressioni sul capitale naturale e sui servizi ecosistemici, e attuare il principio "chi-inquina-paga" in modo da internalizzare nei prezzi i costi ambientali.
Un altro aspetto prioritario è il rafforzamento dell'integrazione del capitale naturale nella programmazione comunitaria 2014/2020 con particolare riferimento alla politica agricola e di sviluppo rurale(PAC), alla politica della pesca e alle politiche di coesione che possono concorrere in modo significativo a proteggere, conservare e migliorare il capitale naturale. Inoltre, al fine di assumere corrette decisioni nell'allocazione delle risorse della politica agricola viene evidenziata l'importanza di includere la valutazione delle esternalità positive e negative associate alla gestione agronomica nella definizione degli aiuti alle imprese del settore agricolo.
Per promuovere l'integrazione del capitale naturale nella pianificazione territoriale è necessario promuovere una pianificazione integrata e una gestione coordinata dei boschi e degli spazi rurali a scala territoriale, che includano la cura selvicolturale dei boschi, la pianificazione antincendio, il coinvolgimento delle comunità locali, l'educazione ambientale e la ricerca scientifica. Infine, va considerato il consolidamento del sistema delle aree protette nazionali e regionali e della Rete Natura 2000, valorizzandone in particolare il significativo ruolo di tutela del territorio rispetto al consumo di suolo e alla frammentazione degli ecosistemi, attraverso lo sviluppo delle connessioni tramite sistemi di reti ecologiche e di infrastrutture verdi.

 
 (7.39 MB)Scarica il Secondo rapporto sullo stato del capitale naturale in Italia 2018 (7.39 MB).
 
 

Luigi Servadei
l.servadei@politicheagricole.it

 
 

PianetaPSR numero 69  marzo 2018