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Agricoltura ad Alto Valore Naturale

I sistemi ad Alto Valore Naturale e le politiche di Sviluppo Rurale: il caso studio del Veneto

Nella regione è stato caratterizzato un indicatore composito dei sistemi di agricoltura ad alto valore naturale mediante un approccio multicriteriale, volto a definire un punteggio specifico del livello di naturalità per ciascuna azienda, in base ad una matrice di valutazione definita da due dimensioni agricole di gestione: coltivazione e allevamento; e da due domini rilevanti per la caratterizzazione delle AVN: uso del suolo e biodiversità agricola.

Il concetto di agricoltura ad alto valore naturale (AVN), introdotto agli inizi degli anni '90 per evidenziare il ruolo positivo svolto dall'attività agricola nella tutela della biodiversità, ha acquisito una crescente rilevanza grazie all'integrazione dei temi ambientali nella Politica Agricola Comune. Le "aree agricole ad alto valore naturale" sono riconosciute come quelle aree in cui l'agricoltura rappresenta l'uso del suolo principale e mantiene o è associata alla presenza di un'elevata numerosità di specie e di habitat, e/o di particolari specie di interesse comunitario . In queste aree risultano prevalenti in larga misura aziende agricole caratterizzate da una bassa intensità produttiva e dalla presenza di vegetazione semi-naturale (es. praterie) ed elementi non coltivati (es. siepi, macchie boschive, stagni).
Le caratteristiche che rendono queste aree di valore per la biodiversità sono, tuttavia, le stesse che, generalmente, riducono la vitalità economica delle aziende AVN. Ciò comporta il rischio di abbandono dell'attività agricola o la riconversione verso forme conduzione più intensive con conseguenze negative in termini di servizi ecosistemici e biodiversità. Proprio per contrastare il rischio di perdita di biodiversità e di servizi ecosistemici, le politiche agricole e ambientali, in particolare i Programmi di Sviluppo Rurale (PSR), cercano di sostenere i redditi delle aziende AVN in quanto erogatrici di beni pubblici ambientali, congiuntamente con la normale produzione agricola e forestale.
In questo contesto, utilizzando i dati della Rete Italiana di Contabilità Agricola (RICA) per gli anni 2008-2013 in Veneto, è stato caratterizzato un indicatore composito dei sistemi di agricoltura ad alto valore naturale mediante un approccio multicriteriale, volto a definire un punteggio specifico del livello di naturalità per ciascuna azienda, in base ad una matrice di valutazione definita da due dimensioni agricole di gestione: coltivazione e allevamento; e da due domini rilevanti per la caratterizzazione delle AVN: uso del suolo e biodiversità agricola. All'interno della matrice sono stati identificati e quantificati nove indicatori misurabili dalla RICA per azienda e per anno e successivamente ponderati sulla base dell'effettivo livello di impatto sulla biodiversità derivante dalle diverse pratiche agricole prese in considerazione.
Ciò ha permesso di definire un punteggio normalizzato per ciascuna azienda agricola tra 0 e 1 (0 min, 1 max), in modo da discriminare le aziende agricole senza AVN, quelle a basso indice di naturalità, e quelle ad alto indice di naturalità, in base alla funzione di ripartizione dei punteggi.
Al fine di avere qualche informazione in merito al periodo di programmazione precedente, sono stati confrontati i valori medi tra il triennio 2008-10 e il 2011-13, di alcuni dati strutturali delle aziende agricole constatando che sia il numero, sia la superficie agricola utilizzata, subiscono una leggera contrazione nel caso di quelle con AVN, mentre aumentano le aziende e gli ettari nel caso di non AVN. Le stesse dinamiche si realizzano considerando il valore aggiunto netto aziendale, mentre si mantengono più o meno costanti le unità lavorative.

 

Successivamente sono state discriminate le aziende agricole in funzione dei pagamenti ricevuti dall'adesione alle Misure agroambientali (211, 214 e 216) per il periodo 2008-2013. Confrontando anche in questo caso i valori medi tra i due trienni, si riscontra un incremento generale di aziende del campione RICA che aderiscono ai programmi agroambientali, che nel complesso passano dal 4% all'11% del totale, mentre è interessante notare come gli incrementi più significativi riguardano le aziende con AVN ad alto indice (che passano dal 20% al 30%), seguite da quelle a basso indice (fig. 1), confermando l'ipotesi che l'adozione degli schemi agroambientali possa favorire un incremento della biodiversità.

 

La ricerca è proceduta in modo da effettuare una prima valutazione d'impatto dei diversi livelli di pagamento in termini di variazioni della qualità ambientale espressa dal punteggio assegnato dall'indicatore AVN. Gli impatti sono stati misurati sia sui livelli di pagamenti ricevuti per azienda, sia su pagamenti ad ettaro, mostrando una proporzionalità diretta sulla fornitura di beni pubblici (AVN).  Nel complesso emerge un effetto significativo dei pagamenti agroambientali sull'indicatore composito per le AVN sebbene con una distribuzione disomogenea tra i vari livelli di pagamenti. In particolare l'effetto differisce in base alle differenze strutturali tra aziende di piccole dimensioni e quelle medio-grandi, suggerendo che non sempre pagamenti con importi più elevati sono più efficienti, in quanto possono presentarsi situazioni conosciute nella letteratura economica come la selezione avversa che può sorgere quando gli agricoltori ricevono un pagamento per coprire il costo dell'impegno per le pratiche agroambientali che già comunque gli stessi adottano. Su tale evidenze si rafforza l'ipotesi di maggiore efficienza che potrebbe avere l'implementazione di un sistema di pagamenti basato sui risultati ambientali raggiunti (PBRA).
I sistemi basati sui PBRA, infatti, riescono a conciliare l'efficacia delle misure con la semplificazione amministrativa, anche attraverso un maggiore coinvolgimento e consapevolezza degli obiettivi ambientali da parte degli agricoltori, il che si traduce, almeno in principio, anche in un concreto risparmio in termini di costi di transazione, mitigando anche gli eventuali problemi legati alla selezione avversa descritti sopra. In questo modo è possibile contribuire al consolidamento di un nuovo mercato, quello dei servizi agro-ecosistemici e nel caso specifico quelli legati alle AVN e alla biodiversità, per cui gli agricoltori-fornitori possono essere meglio ricompensati.
Tuttavia è da sottolineare il fatto che il modello che lega l'erogazione di questi servizi all'attività agricola rimane fortemente subordinato alla componente territoriale non soltanto sotto l'aspetto della ricchezza in termini di capitale naturale (AVN) ma anche del capitale sociale, rappresentato dall'insieme di relazioni individuali e norme di reciprocità che caratterizzano la complessa rete di individui, pertanto soltanto attraverso una forte integrazione tra aziende agricole e territorio è possibile valorizzare adeguatamente i percorsi virtuosi degli agricoltori che scelgono di mantenere un sistema agricolo ad alto valore naturale.

 
 

Davide Longhitano - Postazione Rete Rurale Veneto

 
 

PianetaPSR numero 72 giugno 2018