Una politica di sviluppo rurale non più basata su regole stringenti e obblighi burocratici, ma focalizzata sul raggiungimento degli obiettivi prefissati, in un quadro normativo improntato alla sussidiarietà e maggiori responsabilità per gli Stati membri.
La proposta avanzata nei mesi scorsi dalla Commissione europea per la PAC post 2020 segna una svolta per il mondo dello sviluppo rurale: nella programmazione 2021-2027 la Commissione prevede infatti il cosiddetto "New delivery model", ossia un nuovo modello della PAC non più incentrato sulla conformità a dettagliate regole ("compliance") ma basato sui risultati ottenuti; si assisterà così ad un cambiamento radicale del modo in cui verrà dato il sostegno all'agricoltura con un ampliamento del principio di sussidiarietà e della responsabilità degli Stati Membri che avranno il compito di declinare gli obiettivi della PAC in strategie di intervento e di misurarne costantemente i risultati.
Ci sarà, quindi, un Piano Strategico Nazionale per l'intera PAC (che riguarderà sia il primo che il secondo pilastro) che ricalcherà le regole fin ora adottate per lo sviluppo rurale, trasferite adesso anche ai pagamenti diretti, ma con ampi margini di flessibilità per gli Stati Membri.
Tuttavia al nuovo approccio della PAC 2021-2027 si affiancherà una riduzione dei fondi che penalizzerà soprattutto lo sviluppo rurale: il FEASR passerà da una dotazione a prezzi correnti di circa 94 miliardi di euro (esclusa la dotazione del Regno Unito soggetto a Brexit) ad una dotazione di 78 miliardi di euro con un decremento del 15%.
Per quanto riguarda il budget assegnato all'Italia, questo passerà dagli attuali 10,444 miliardi di euro a 8,892 miliardi di euro (prezzi correnti) subendo una riduzione di 1,552 miliardi di euro, pari al 14,9%.
Va sottolineato, però, che i massimali annui stabiliti nel Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 potranno essere rivisti annualmente dalla CE per tener conto sia della flessibilità tra pilastri sia del cosiddetto "capping".
La futura programmazione per lo sviluppo rurale sarà infatti caratterizzata da importanti gradi di flessibilità ed opzioni da attivare al momento della costruzione del nuovo Piano Strategico che potranno eventualmente attenuare l'impatto negativo della riduzione delle risorse a carico del secondo pilastro.
In primo luogo la nuova proposta di dispositivo regolamentare [COM(2018) 392 final del 1.6.2018)] stabilisce che entro il 1 agosto 2020 gli Stati Membri possono decidere di trasferire fino al 15% degli importi massimali annui per i pagamenti diretti (FEAGA) alla dotazione per lo sviluppo rurale (FEASR) e viceversa.
Tale flessibilità tra pilastri è uno strumento facoltativo già previsto nell'attuale programmazione che ha comportato uno spostamento di risorse dai pagamenti diretti allo sviluppo rurale pari a 7,1 milioni di euro e di 3,4 miliardi di euro dal secondo pilastro al primo pilastro, con un effetto netto a favore del FEASR di 3,8 miliardi di euro.
L'art. 90 della proposta stabilisce inoltre che la percentuale di risorse trasferite può essere aumentata fino ad un ulteriore 15% a condizione che tali somme vengano destinate ad interventi relativi agli obiettivi ambientali e climatici.
Comunque tali decisioni di spostamento delle dotazioni potranno essere riesaminate nel 2023 con una modifica del Piano Strategico della PAC.
Un ulteriore elemento di flessibilità che coinvolgerà anche lo sviluppo rurale riguarda il sostegno ai giovani agricoltori. Infatti gli Stati Membri dovranno destinare almeno il 2% della dotazione nazionale dei pagamenti diretti al sostegno complementare al reddito per i giovani agricoltori (erogato sotto forma di pagamento disaccoppiato annuale per ettaro ammissibile) oppure per l'aiuto all'insediamento dei giovani previsto nello sviluppo rurale (Art. 27.2).
Pertanto, sempre nell'ambito della flessibilità tra pilastri di cui all'art. 90 della proposta, si potrà decidere di trasferire altre risorse dal FEAGA al FEASR ma in questo ultimo caso però la percentuale del 2% rappresenta il limite massimo di risorse trasferibili.
Inoltre, la disposizione della proposta di regolamento (art. 86.4) stabilisce anche gli importi minimi per anno da destinare all'obiettivo di "attrarre i giovani agricoltori" e quindi da riservare o al sostegno complementare ai giovani agricoltori oppure all'insediamento degli stessi nell'ambito dello sviluppo rurale: per l'Italia tale importo è pari a 71,2 milioni di euro l'anno (Allegato X della proposta).
Altra importante novità della PAC 2021-2027 riguarda la riduzione dei pagamenti diretti che saranno soggetti ad una regressività a scaglioni per gli importi superiori a 60 mila euro e al taglio del 100% per importi superiori a 100 mila euro (cosiddetto "capping").
Le risorse derivanti dal taglio dei pagamenti diretti dovranno però essere utilizzate per finanziare in via prioritaria il sostegno redistributivo complementare al reddito e successivamente per i pagamenti diretti accoppiati (Art. 15.3).
Tuttavia un ulteriore opzione fornita dalla proposta di regolamento è anche quella di decidere di utilizzare tutto o parte delle somme per finanziare i tipi di interventi nell'ambito del FEASR attraverso un trasferimento di risorse tra il primo e secondo pilastro, in base all'art.90, ma in questo caso senza alcun limite sugli importi trasferibili (Art. 15.3 secondo capoverso).
Nella attuale programmazione il "capping" e la regressività - basata su un taglio del 5% per gli importi superiori a 150 mila euro e calcolata solo sul pagamento base - ha generato a livello Italia un ammontare di risorse trasferite al FEASR pari a 14,8 milioni di euro.
È necessario a questo punto sottolineare che tutti i trasferimenti di fondi dal FEAGA al FEASR sono soggetti ad un cofinanziamento UE pari al 100% (art. 83.3 lett. b) e sono esclusi dal calcolo del premio di efficacia dell'attuazione (art. 123) nonché dal calcolo del prefinanziamento (art. 29.3 della proposta di regolamento orizzontale COM(2018) 393 final).
In conclusione la nuova proposta regolamentare della futura PAC fornisce ampi margini di flessibilità finanziaria con diverse opzioni che se ben gestite potranno se non annullare almeno mitigare l'effetto della riduzione di risorse destinate allo sviluppo rurale che se da un lato rappresenta l'aspetto meno toccato della riforma dall'altro è il settore che subisce il taglio più rilevante.
Luigi Ottaviani
PianetaPSR numero 73 luglio/agosto 2018