PianetaPSR
Vino

Vendemmia, previsioni ISMEA: con 49 milioni di ettolitri l'Italia mantiene la leadership produttiva

Nord e Centro trainano la produzione nazionale, tiene il Sud nonostante le conseguenze del pessimo andamento climatico.

Anche quest'anno con l'inizio della vendemmia sono arrivate puntuali le prime stime produttive che ISMEA elabora, rinnovando una tradizione consolidata, con Unione Italiana Vini. I risultati sono stati presentati in una conferenza stampa al Mipaaft il 4 settembre scorso alla presenza del Ministro Centinaio, con il Direttore Generale Ismea, Raffaele Borriello e il presidente Uiv, Ernesto Abbona, a fare gli onori di casa. Fabio Del Bravo (Responsabile Ismea della Direzione Servizi allo Sviluppo Rurale) ha presentato nel dettaglio i risultati dell'indagine vendemmiale, effettuata tra la fine di agosto e i primissimi giorni di settembre, completati con dati della situazione di mercato e degli scambi con l'estero. Alla conferenza stampa è intervento anche Ignacio Sanchez Recarte (segretario generale del Comité Européen des Entreprises Vins) che ha fatto una panoramica delle stime anche degli altri Paesi Ue.
L'indagine Ismea/UIV che ha permesso di stimare una produzione 2018 che si dovrebbe attestare sui 49 milioni di ettolitri, con un recupero del 15% rispetto ai 42,5 milioni indicati per il 2017 dall'Agea, sulla base delle dichiarazioni di produzione. Quando si parla di stima il condizionale è d'obbligo, intanto perché i 49 milioni rappresentano la media di una forbice tra un'ipotesi minima di 48 milioni e una massima di 50 milioni, e poi perché la data dell'indagine è molto lontana dalla fine della vendemmia.
Da sottolineare che il 2017 è stata un'annata scarsissima dal punto di vista produttivo e l'incremento a due cifre stimato per l'attuale vendemmia non deve trarre in inganno perché potrebbe non bastare a recuperate le perdite dello scorso anno. È il caso delle regioni del Centro Italia, dell'Emilia Romagna o della Sicilia.
Questo risultato permetterebbe, comunque, all'Italia di mantenere la leadership mondiale nonostante i notevoli incrementi produttivi stimati anche per Francia e Spagna. Le ultime stime transalpine, infatti, fermerebbero la produzione 46,1 milioni di ettolitri, mentre in Spagna non sembra si vada oltre i 43 milioni di ettolitri.
Lo sviluppo dei vigneti, in Italia, era iniziato sotto i migliori auspici ma con il passare delle settimane è stato condizionato da un clima bizzarro che ha alternato gelate, piogge e umidità. Il risultato finale sia sul fronte quantitativo che qualitativo comunque è dipeso per ogni vitigno, come prassi, dal periodo immediatamente precedente la vendemmia. La regolare maturazione delle uve, infatti, è condizione necessaria non solo per i volumi ma anche per il raggiungimento del giusto sviluppo del grado zuccherino, su cui le continue piogge potrebbero incidere negativamente. È stato soprattutto il Sud ad aver registrato i problemi maggiori legati alle bizzarrie climatiche con piogge record, umidità sopra la media non compensata dai venti di Scirocco, praticamente assenti. Tutto questo ha reso faticosa la gestione del vigneto e anche la vendemmia presenta criticità elevate, soprattutto sulle varietà rosse, per le quali si può rendere necessario un raccolto anticipato, sacrificandone così la gradazione ottimale.

La geografia delle stime produttive per la campagna 2018/2019

Stime ISMEA/UIV al 4/9/2018

In molte regioni, infatti, è stato chiesto l'utilizzo dell'arricchimento perché il grado zuccherino delle uve risulta più basso della media.
Un minimo comune denominatore rispetto alla situazione attuale è l'estrema attenzione che i produttori hanno posto al monitoraggio dei vigneti e questo è uno di quegli anni in cui la capacità del viticoltore ha fatto la differenza sul risultato finale. Le bizzarrie meteorologiche a cui far fronte, del resto, ormai sono da considerarsi una costante, sia che si manifestino con la siccità come lo scorso anno, sia come quest'anno con abbondanti piogge o fenomeni estremi come grandinate e bombe d'acqua.
Prima ancora, con l'inizio dello sviluppo vegetativo, in alcune regioni si era ricorso alla potatura verde e ad altre operazioni di gestione della chioma. Altra pratica che stanno mettendo in atto i produttori, soprattutto sui vitigni a bacca rossa, è quella del diradamento per permettere una omogena maturazione delle uve preservandone, così, le caratteristiche qualitative.
Le frequenti piogge e un clima particolarmente umido hanno rappresentato, inoltre, terreno fertile per lo sviluppo delle malattie della vite, tra tutte la peronospora e l'oidio, ma anche mal dell'esca e marciumi. Si è verificata in più parti la difficoltà di entrare nei vigneti con i mezzi meccanici e i trattamenti anticrittogamici si sono dovuti somministrare manualmente. Per via di questa situazione, in generale gli interventi in vigna sono stati molto più numerosi sia rispetto allo scorso anno sia a un'annata "media" e questo ha finito per incidere sui costi di produzione.
A livello regionale si evidenzia una miglior situazione nel Nord del Paese con Veneto, Trentino e Friuli che mostrano aumenti superiori tra il 15 e il 20 per cento, mentre nel Nord Ovest il recupero della Lombardia sembra poter superare il 20%, accompagnata anche da un'ottima performance del Piemonte.
Molto buoni i recuperi delle regioni centrali che lo scorso anno avevano, però, subito flessioni molto importanti per la siccità. Settembre però farà la differenza soprattutto sui rossi alla base di molta produzione toscana.
Il risultato del Sud, seppur positivo in termini di confronto con lo scorso anno, è fortemente condizionato dal pessimo andamento climatico che ha colpito in primo luogo la Sicilia.
Bisognerà quindi attendere qualche settimana ancora per avere un quadro più chiaro degli esiti della vendemmia 2018 e vedere, soprattutto, qual è stato il risultato per i rossi.
Intanto il mercato risponde con flessioni dei listini, ampiamente previste, mentre sul fronte del commercio estero arrivano segnali non proprio confortanti.
Nella prima metà dell'anno, l'export nazionale di vini evidenzia dinamiche che meritano una lettura specifica. Secondo elaborazioni Ismea su dati Istat, infatti, da gennaio a giugno 2018 si è registrato un'evidente contrazione delle spedizioni in volume che si sono fermate a 9,4 milioni di ettolitri di vino: il 10% in meno rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Il dato complessivo in valore compensa ampiamente questo andamento facendo segnare un +4,1% che, se confermato nel prosieguo dell'anno, porterebbe a fine anno a 6,25 miliardi di euro.
Il risultato negativo in termini quantitativi è in larga misura attribuibile ai vini comuni che, nel complesso, hanno perso il 31% ma che, nel caso specifico dei vini sfusi, registra un -43%. Del resto, si è fatta sentire la minore disponibilità della campagna e il conseguente aumento dei prezzi che ha indotto gli importatori all'acquisto dello stretto necessario.
Bene, nel frattempo gli spumanti, anche se la loro crescita in volume si ferma al +5%, ben lontana dalle due cifre che avevano caratterizzato gli anni passati. In valore, invece, le bollicine crescono del 14%.

Produzione italiana di vino e mosti (ettolitri)

 
2017
2018*
Var%
Piemonte
2.559
2.933
15%
Valle d'Aosta
10
13
30%
Lombardia
1.056
1.285
22%
Liguria
40
48
20%
Bolzano
270
317
17%
Trento
1.074
1.266
18%
Veneto
9.679
11.276
17%
Friuli Venezia Giulia
1.518
1.742
15%
Emilia Romagna
6.620
7.797
18%
Toscana
1.628
2.026
25%
Umbria
272
339
25%
Marche
653
813
25%
Lazio
720
897
25%
Abruzzo
2.843
3.312
17%
Campania
618
711
15%
Molise
173
199
15%
Puglia
8.130
9.119
12%
Basilicata
65
76
18%
Calabria
109
131
20%
Sicilia
4.109
4.307
5%
Sardegna
354
395
12%
Totale
42.499
49.000
15%
 
 

*Stime ISMEA/UIV al 4/9/2018; la variazione è calcolata all'interno di una forbice che prevede un massimo e un minimo; 2017: dato Agea, dichiarazioni di produzione

Tiziana Sarnari
Ismea

 
 

PianetaPSR numero 74 settembre 2018