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Diversificazione, dal vino alla birra grazie ai PSR: l'esperienza dell'azienda veneta Le Contrade

Un'azienda vitivinicola con una lunga storia che, dopo la conversione al biologico, apre anche alla coltivazione di cereali e alla produzione di birra artigianale. 
 

Dal vino, biologico alla produzione cerealicola e di birra artigianale. Questo il percorso compiuto negli ultimi anni dall'azienda agricola Le Contrade di Annone Veneto (VE).
Il giovane titolare, William Savian, ci ha raccontato la lunga storia della sua azienda di famiglia, iniziata nel 1925, ma capace di guardare al futuro puntando sulla diversificazione. 


L'azienda
- racconta William - nasce nel 1925, quando a mio nonno, ex combattente della prima guerra mondiale, venne assegnato un podere di 4 ettari a tasso agevolato dall'Ente di rinascita agraria, denominato podere Bainsizza (nome di una battaglia combattuta sul Carso).

Nel 1990 mio padre cede l'attività metalmeccanica, avviata con il fratello, per dedicarsi completamente all'agricoltura e nel '93 converte l'azienda in Biologico. All'epoca l'azienda era interamente dedicata al vitivinicolo e aveva raggiunto circa 20 ettari.

Nel '99, dopo il diploma in agraria entro come parte attiva in azienda, dove continuano gli investimenti: quando nel 2013/14 acquisiamo un'azienda con una parte di superficie non vitata a vigneto, il consiglio che ci viene dato è quello di impiantare orzo distico per produrre birra.

È da qui che parte il "progetto birra" che nel 2015 si concretizza con l'acquisto dell'impianto di cottura e i serbatoi grazie al contributo ottenuto attraverso il PSR
.

 

Come si sviluppa la scelta di diversificare la produzione e cosa vi porta a scegliere la birra?

Avendo acquisito questa superficie a seminativo e non avendo esperienza nel settore, ci siamo affidati alla consulenza di un tecnico che ci ha consigliato la coltura da impiantare; questo ci ha portato a maturare l'idea di questo progetto. Credo sia normale che un imprenditore abbia sempre un piano B, quindi avendo un'azienda al 100% vitivinicola, un'alternativa poteva essere comunque una bevanda alcolica, comunque da coltivazione agricola e che ci desse la possibilità di sfruttare una parte di impiantistica già presente in azienda.

 

Che ruolo hanno avuto i PSR nel favorire questo percorso (possibilmente che tipo di investimenti sono stati fatti e con che entità di contributo)?

Il ruolo del PSR è stato fondamentale, perché ci ha dato modo di sviluppare un progetto ambizioso, circa 500.000€ di partenza con un contributo al 40%, grazie ai quali abbiamo acquistato tutta l'impiantistica del birrificio, dal mulino per macinare i cereali, alla sala cottura a 4 tini completamente automatica, ai serbatoi per lo stoccaggio dell'acqua, l'osmosi per l'acqua e ai serbatoi e maturatori per la fermentazione della birra. Inoltre abbiamo costruito una cella frigo di 100 metri quadrati per la conservazione del prodotto finito a 3 gradi.

 

Quali sono i prossimi obiettivi, punterete ancora sui PSR?

Sicuramente. Attualmente il progetto è quello di ampliare la cantina del birrificio (acquisto serbatoi) vista la richiesta di prodotto che abbiamo anche dal mercato estero.

 
 

Matteo Tagliapietra

Il caso è stato selezionato e segnalato dalla Regione del Veneto nell'ambito dell'iniziativa "Storie di Sviluppo Rurale", che l'Autorità di gestione ha condotto insieme all'organismo pagatore Avepa. Sul sito web del PSR Veneto è disponibile una mappa georeferenziata che al momento raccoglie i primi sedici casi pubblicati online: PSR VENETO - STORIE DI SVILUPPO RURALE
 
 

PianetaPSR numero 79 aprile 2019