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Vino

Il settore vino: uno sguardo critico in vista delle nuove sfide

La filiera vitivinicola italiana è una delle più dinamiche del comparto agroalimentare ed è ai vertici produttivi a livello mondiale. L'evoluzione del mercato e l'arrivo di un nuovo quadro normativo impongono una riflessione sulle strategie necessarie per affrontare le nuove sfide. 

Lo studio pubblicato dalla Rete rurale nazionale, "Il settore vitivinicolo alla sfida della Pac post-2020: complementarietà degli interventi tra i e ii pilastro e prospettive", è un'analisi a tutto tondo del settore vino che parte dall'aspetto normativo, anche in prospettiva dell'imminente riforma della Pac, per poi spingersi ad analizzare anche le variabili strutturali ed economiche di un settore complesso, diversificato e dinamico.

Il settore in Italia

La filiera vinicola si contraddistingue per essere una delle più dinamiche all'interno del panorama agroalimentare italiano. È un settore che si posiziona, peraltro, ai vertici internazionali, essendo l'Italia il primo produttore mondiale e il secondo esportatore; solo terzo, invece nella graduatoria dei consumi e con una prospettiva di slittamento al quarto o quinto posto secondo alcune previsioni a medio termine. Del resto è già da tempo che i consumi interni hanno segnato un drastico ridimensionamento per poi riassestarsi intorno ai 22 milioni di ettolitri. Questo ha fatto sì che le aziende si orientassero sempre più verso il mercato estero, affrontando anche tutte le difficoltà che comporta approcciare nuovi mercati, a volte anche molto lontani sia in termini fisici che di abitudini alimentari e culturali. 

Dall'analisi dei dati si evince con chiarezza che alla variabilità dell'offerta non corrisponde una così rapida risposta della domanda complessiva, interna ed estera, per cui la maggior parte delle volte ad una maggior produzione corrisponde una giacenza di fine campagna che va a sommarsi alla produzione dell'annata successiva.

Questo nel lungo termine, se non debitamente gestito, può provocare degli squilibri di mercato tenendo anche conto che ancora molta della produzione nazionale viene esitata come vino comune e come tale più soggetto alla competizione internazionale.

 

Il consumo mondiale di vino (migliaia di ettolitri)

Fonte: Ismea; *stima;

Le previsioni per il mercato mondiale

La collocazione dell'Italia nel panorama mondiale non può che far partire l'analisi dalle prospettive di evoluzione della domanda internazionale di vino, peraltro positive, accompagnate anche da dati soddisfacenti sulla redditività della vitivinicoltura delle aree collegate al mercato. L'analisi incrociata dei dati di performance, sul mercato interno e su quelli esteri e della redditività delle imprese, porta a formulare un giudizio sulla competitività del sistema vitivinicolo italiano che è certamente positivo nel suo insieme ma che richiede delle qualificazioni. 

Le prospettive complessive del settore sono analizzate attraverso la lettura congiunta delle previsioni di uno specifico modello previsionale dell'Università di Adelaide e dell'Outlook della Commissione Europea. Entrambi restituiscono un quadro prospettico del mercato del vino che si caratterizza in termini certamente positivi concordando, sebbene con diversi livelli di analiticità, nel prevedere un'espansione complessiva del mercato del vino a livello globale, della quale si potranno avvantaggiare tutti i produttori, Italia in primis. Certamente alla base delle previsioni espansive per il mercato del vino ci sono ipotesi sulla dinamica delle diverse economie; tra queste ipotesi, la crescita robusta delle economie asiatiche e della Cina in particolare, che ha riflessi importanti anche sull'economia di varie aree dell'Africa. 

Il modello previsionale indica un aumento della domanda stimata da qui al 2025 che comporterà necessariamente l'intensificarsi degli scambi sia in volume che a valore. 
 
Il consumo mondiale, secondo il modello, crescerà nei prossimi sette anni 7%, peraltro con una composizione differente del paniere della domanda che si sposta verso i vini di qualità. Si dovrebbe registrare una diminuzione del 6% per quanto riguarda il volume del vino non premium, che si attesterebbe su una quota totale del 32%, mentre dovrebbero crescere di quasi il 20% i vini commercial premium, fino ad una quota del 44%, e i fine wine che arriverebbero al 24%. 

 

Il consumo mondiale di vino (milioni di ettolitri)

Fonte: Ismea su dati OIV; *Provvisorio maggio 2019; **Previsione: Ismea su Modello Anderson, 2018

Export

 

Le esportazioni mondiali di vino

Fonte: Ismea su dati OIV; *Provvisorio maggio 2019; **Previsione: Ismea su Modello Anderson, 2018
 

Sul fronte delle esportazioni non si prevedono radicali modifiche nella gerarchia dei Paesi fornitori. Francia, Italia e Spagna rimangono i tre esportatori principali di vino in termini di valore totale; migliora la posizione dell'Australia che supera in termini di quota Cile e USA. Francia e l'Italia accrescono le quote, già predominanti, nelle esportazioni di fine wine, cioè dei vini esitati dalle aziende a più di sette euro.  Dato positivo per l'Italia e che si posizionerebbe sopra la Francia nella categoria di esportazione dei commercial premium, quindi nella fascia intermedia che va dai 3 ai 7 euro.  La Spagna, manterrebbe, invece indisturbata la sua leadership nella fascia di prezzo al di sotto dei 3 euro, con l'Italia seconda ma tallonata da vicino da Australia e Cile.

Le sfide per il settore, l'evoluzione dei mercati e la nuova PAC

Nei prossimi anni, quindi, il settore vinicolo italiano sarà chiamato ad affrontare una serie di cambiamenti legati alla domanda interna e internazionale, alla sempre maggior concorrenza e ai mutamenti nella legislazione comunitaria che, di fatto, dopo aver annullato le misure di mercato per concentrarsi su quelle correlate alla competitività, nel prossimo futuro sembra rafforzare anche per il settore vinicolo il tema della sostenibilità. 

E parlando di sfide si deve fare un'analisi accurata della struttura del settore vinicolo che, sebbene nel suo insieme, goda di buona salute necessita di alcuni distinguo e approfondimenti sia territoriali, perché non tutte le Regioni viaggiano alla stessa velocità, sia sulla struttura delle imprese. 

Nel sistema vitivinicolo italiano, in cui è molto forte la presenza della cooperazione, esiste un nucleo di imprese di dimensioni molto diverse e con orientamenti produttivi differenti che certamente mostra una competitività molto elevata, che consente loro di operare con successo sul mercato interno e su quello internazionale. Al tempo stesso vi sono imprese che non riescono a sviluppare i vantaggi competitivi e sono spinte al di fuori del mercato. Anche la capacità, a volte anche la volontà, di accedere ai fondi comunitari è molto differente.

L'analisi dei dati mostra peraltro che le imprese maggiormente soggette a una pressione selettiva strutturale sono quelle di dimensione intermedia, ossia quelle che non sono abbastanza grandi per operare nella parte oligopolistica del mercato con un pieno sfruttamento delle economie di scala e sono invece troppo grandi per condurre con successo strategie di nicchia.

Si impone quindi la necessità di individuare i temi sui quali costruire le strategie future che le imprese, assistite dalle Istituzioni nelle cui mani sono le leve della politica di settore, dovranno attuare.

Tra gli aspetti positivi del sistema vinicolo nazionale si possono individuare alcuni aspetti, senza pretesa di esaustività, quali:

Non si possono non evidenziare, però, anche elementi di criticità relativi alla competitività delle imprese e al ruolo che la vitivinicoltura può svolgere a livello territoriale:

Le sfide che i mercati stanno ponendo alle imprese richiederanno analisi e ricerche specifiche e comportano rilevanti investimenti materiali e immateriali per essere affrontate con successo. Si deve sottolineare, comunque, che la ricerca delle strategie ottimali delle imprese e degli assetti della politica di settore che possono favorire la loro applicazione, deve tenere presente che l'offerta vitivinicola è un'entità formata da prodotti di pregio diverso, che soddisfano esigenze diverse e richiedono assetti produttivi diversi in termini di tecnologie e competenze. 

È necessaria quindi una riflessione separata sui diversi modelli produttivi riferibili alle diverse fasce di prezzo, schematicamente riferibili ai vini comuni, vini di fascia media (commercial premium) e vini di fascia alta (fine wine), con i seguenti obiettivi:

Una riflessione accurata sullo stato del settore e sul suo futuro prossimo diventa necessaria anche alla luce dell'appuntamento con la discussione della nuova PAC che prenderà forma nei prossimi mesi.

È urgente quindi sviluppare un'idea organica e articolata del settore vitivinicolo italiano, da qui ai prossimi 10 anni, nella quale i diversi modelli vitivinicoli contribuiscono, dove appropriato, alla valorizzazione delle risorse umane e fisiche esistenti. Si potranno così predisporre strategie di sostegno efficaci - di natura regolamentare e di spesa - mirate a cogliere le opportunità dei di-versi territori, sostenendo in modo adeguato alle circostanze i diversi modelli produttivi.

 

Bibliografia
"Il settore vitivinicolo alla sfida della Pac post-2020: complementarietà degli interventi tra i e ii pilastro e prospettive", Eugenio Pomarici, Tiziana Sarnari

Scheda di settore Vino-Ismea

 
 

Tiziana Sarnari
RRN/ISMEA 

 
 

PianetaPSR numero 80 maggio 2019