Incentivare lo sviluppo di catene di valore sostenibili nel settore della bioeconomia all'interno delle zone rurali al fine di promuovere la crescita economica, la rigenerazione delle suddette aree e l'occupazione, preservando al contempo gli ecosistemi. È l'obiettivo principale del gruppo di lavoro tematico della Rete Europea per lo sviluppo rurale (RESR) che si è riunto lo scorso 3 luglio a Bruxelles sul tema "Mainstreaming the Bioeconomy". È opportuno, infatti, individuare il ruolo della bioeconomia per le zone rurali dell'UE alla luce della revisione della strategia europea e della nuova programmazione della politica agricola comune (PAC post 2020).
Il seminario, organizzato dalla RESR, ha inteso mettere in luce le opportunità offerte dalla bioeconomia per gli attori rurali, compresi gli agricoltori, i silvicoltori e altri imprenditori rurali, nonché le comunità locali e le autorità nazionali che attuano e gestiscono iniziative di sviluppo rurale.
L'incontro combina esempi pratici, presentazioni, discussioni e gruppi di lavoro, al fine di condividere e discutere esperienze di diversi Stati membri dell'Unione Europea in merito all'effettiva diffusione di iniziative di bioeconomia nei territori rurali; dimostrare come una bioeconomia rurale sostenibile possa essere realizzata attraverso un uso coerente degli strumenti pubblici europei, in particolare i programmi di sviluppo rurale; fornire approfondimenti sulla preparazione dei futuri piani strategici della PAC e su come potrebbero includere il sostegno alla bioeconomia rurale.
Nello specifico, si evidenzia che nell'ambito del gruppo di lavoro "Azione per il clima rurale attraverso iniziative a base biologica", il Partenariato Europeo per l'Innovazione Agricola (EIP - AGRI) ha identificato le pratiche e gli strumenti di gestione agricola economicamente efficaci in grado di favorire e garantire lo stoccaggio del carbonio duraturo nell'agricoltura, tale da contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici. Sono stati identificati sei gruppi principali di pratiche di gestione, che spaziano dal governo del suolo (ad esempio la copertura del suolo permanente, il minimo disturbo del suolo e le rotazioni delle colture) agli approcci agroforestali e al governo dell'irrigazione. Il Focus Groupha concluso che, per aumentare il sequestro del carbonio sui terreni agricoli annuali, è fondamentale incrementare la consapevolezza del valore del carbonio organico del suolo e fornire incentivi, quali i sistemi di certificazione o il pagamento del sequestro del carbonio come servizio ecosistemico.
Durante la presentazione si è evidenziato che l'agricoltura continua a estrarre il carbonio organico del suolo invece di sequestrarlo. Ogni tonnellata di carbonio organico del suolo perso corrisponde a circa 1200 litri di combustibile bruciato. Le buone pratiche per garantire il sequestro del carbonio riguardano la copertura del terreno permanente con residui di potature, colture di copertura, colture invernali e consociazioni; produzione locale di biomassa; agricoltura conservativa; diversificazione e la rotazione delle colture.
L'iniziativa finlandese di Carbon Action ha evidenziato che il suolo agricolo fungendo da carbon sink ha un enorme potenziale per mitigare il cambiamento climatico. Carbon Action riunisce scienziati, agricoltori e imprese per lavorare assieme per un'agricoltura sostenibile. Il progetto sviluppa e ricerca modi per accelerare il sequestro del carbonio del suolo e verificarne scientificamente i risultati e per promuovere la diffusione di pratiche agricole rispettose del clima e rigenerative per le fattorie. La ricerca scientifica di Carbon Action è coordinata dall'Istituto meteorologico finlandese. L'Istituto per le risorse naturali (LUKE), l'Istituto finlandese dell'ambiente (SYKE) e l'Università di Helsinki partecipano alla rete di ricerca che viene sviluppata e ampliata con workshop e dibattiti scientifici. La ricerca viene condotta in collaborazione con gli agricoltori registrati nel progetto in modo che si possa prendere in considerazione la comprensione e le pratiche dal livello di base già in fase di ricerca. L'obiettivo cardine di detto progetto è quello di raccogliere materiale di ricerca da tutte le aziende agricole. Infatti, ciascuna azienda è impegnata a far progredire la ricerca ed a sviluppare pratiche che massimizzino il sequestro del carbonio nei propri terreni.
Le conoscenze scientifiche di ricerca sono ottenute e utilizzate a più livelli: a livello centrale, l'analisi del suolo, l'analisi microbiologica, le misurazioni atmosferiche e la modellazione vengono utilizzate per studiare il movimento e il sequestro del carbonio nei campi di prova, mentre gli esperimenti sul campo, effettuati nelle aziende agricole, studiano gli impatti delle pratiche agricole sul movimento e sul sequestro del carbonio. I risultati della ricerca vengono presentati alle aziende agricole e al pubblico. La ricerca utilizza l'eccellenza scientifica delle scienze dell'atmosfera nelle misurazioni di flusso e studia come le informazioni provenienti dai satelliti e dalla scansione laser potrebbero essere utilizzate per analizzare il sequestro del carbonio nei terreni agricoli.
Nel dettaglio, si evidenzia che le pratiche effettuate sui campi riguardano:
Ed ancora, nel gruppo di lavoro "Approcci regionali alla bioeconomia" sono stati illustrati i piani d'azione per la bioeconomia della Regione di Vidzeme (Lettonia) e la strategia regionale per la bioeconomia della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.
La Regione di Vidzeme ha recentemente elaborato un piano d'azione per lo sviluppo di un ecosistema di innovazione della bioeconomia basato sulla conoscenza. L'obiettivo è quello di sensibilizzare gli stakeholder sulla bioeconomia e sullo sfruttamento sostenibile delle bio-risorse. Il Piano enfatizza la realizzazione di eventi di sensibilizzazione e materiali promozionali, fornendo consulenze e viaggi di studio sulle migliori pratiche agli imprenditori e ai diversi attori legati alla bioeconomia. Inoltre, mira a garantire la disponibilità di dati aggiornati. Il progetto prende in considerazione la strategia lettone per la bioeconomia e le priorità di specializzazione intelligente della regione di Vidzeme.
LaRegione Autonoma Friuli Venezia Giuliaha sviluppato, nel 2019, la sua strategia regionale per la bioeconomia riconoscendo il ruolo dei cluster operante nell'area strategica agroalimentare (Agrifood & Bioeconomy Clustering Agency) come strumento per lo sviluppo locale. Le opportunità di sviluppo della bioeconomia in tale Regione si basano sulle caratteristiche intrinseche della stessa in quanto il suo territorio è a forte vocazione rurale con una significativa quota occupata da superfici boschive e dedicata a coltivazioni seminative in grado di generare quantità significative di residui da adoperare come prodotti bio - based. Inoltre, il Friuli Venezia Giulia comprende una rilevante percentuale di zone costiere e di acque lagunari ed interne in grado di rappresentare una risorsa fondamentale per la produzione di biocombustibili di terza generazione (le alghe).
In conclusione si evidenzia che le sfide del millennio riguardano la possibilità di garantire un futuro più equo e sostenibile, oltrepassando il rapporto dualistico tra sviluppo e tutela dell'ambiente, con l'obiettivo di prolungare il ciclo di vita dei materiali, dei prodotti e delle risorse, riducendo la produzione di scarti. La sostenibilità ambientale, infatti, è un tema fondamentale per la nostra epoca in quanto viviamo in un pianeta con crescita demografica tendenzialmente infinita ma con risorse in progressivo esaurimento.
Nel 2050, secondo l'ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite), la popolazione mondiale raggiungerà i 9.8 miliardi di persone con enormi implicazioni per la domanda di cibo, acqua, energia, materiali per le costruzioni edili, abbigliamento, trasporti, etc. Nello stesso anno, infatti, la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura) prevede un incremento della domanda di cibo del 70%.
Per soddisfare la crescita demografica globale, gestire gli impatti ambientali in atto, incrementare la capacità di resilienza degli ecosistemi e garantire la sostenibilità ambientale occorre cambiare paradigma utilizzando fonti energetiche e risorse biologiche rinnovabili per una produzione primaria più sostenibile e sistemi di trasformazione più efficienti capaci di realizzare alimenti, fibre ed altri prodotti a base biologica con minor utilizzo di fattori produttivi e minore conferimento di rifiuti ed emissioni di gas climalteranti.
La natura trasversale della bioeconomia offre, infatti, l'opportunità di affrontare in modo globale le sfide, tra loro interconnesse, della scarsità delle risorse naturali, della sicurezza alimentare, della dipendenza dalle risorse fossili e del cambiamento climatico, ottenendo in contemporanea una crescita economica sostenibile.
La sfida principale riguarderà la riconnessione del tessuto economico con quello sociale ed ecologico, specialmente in un contesto di crescente povertà e disuguaglianza, e l'analisi degli scenari futuri basati sulle proiezioni degli attuali trend di crescita della popolazione e dei relativi consumi.
La bioeconomia potrà svilupparsi a livello globale se verrà considerata la dimensione territoriale in quanto la sostenibilità non può essere intesa universalmente nello stesso modo, ma deve essere declinata in relazione alla specificità dei territori ed alle realtà economiche locali.
I progetti di filiera locale, utilizzando i territori come laboratori in cui coinvolgere tutti gli interlocutori, permettono di trasformare i consumatori in attori consapevoli degli impatti negativi derivanti dalle loro abitudini consolidate, specialmente in un contesto di crescita e consumo ad alta densità di risorse e di emissioni.
L'educazione, la formazione e la comunicazione sono elementi prioritari per la crescita della bioeconomia in quanto rappresentano la base della transizione verso stili di vita sostenibili, della crescita e della conoscenza delle tecnologie disponibili nel settore e dei prodotti bio - based. Inoltre, sarebbe opportuno per questi prodotti definire una etichetta standard facilmente comprensibile e riconoscibile dal consumatore.
Per massimizzare i benefici che si potranno ottenere dalla bioeconomia occorre, quindi, che le politiche siano finalizzate e mirate alla promozione della cooperazione scientifica tra vari Paesi, alla coerenza tra le diverse politiche pertinenti e alla promozione della ricerca e dello sviluppo delle applicazioni. In tale contesto risulta essenziale stimolare la competitività, il trasferimento delle conoscenze e l'innovazione dalla scienza all'industria, essendo la ricerca condizione essenziale per il continuo sviluppo delle biotecnologie.
Ilaria Falconi
ISMEA
PianetaPSR numero 82 luglio 2019