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Biologico

Biodistretti: nuova forma di governance territoriale per lo sviluppo locale

Il successo di un modello organizzativo la cui diffusione sul territorio nazionale, negli ultimi anni, non ha avuto pari nel mondo. 

Il "distretto biologico" rappresenta una innovativa forma di governance territoriale in cui cittadini, istituzioni, agricoltori e altri attori della filiera agricola stringono un patto per la gestione sostenibile del territorio, secondo i principi dell'agricoltura biologica. Pur partendo dalle filiere biologiche, quindi, il distretto biologico si propone un approccio partecipativo allo sviluppo locale. Negli ultimi dieci anni, a partire dell'istituzione del primo Biodistretto in Cilento (2009), si è assistito a un vero e proprio proliferare di tali iniziative su tutto il territorio nazionale, in proporzioni tali da non avere uguali nel resto dì Europa e del mondo, dove, seppure con le dovute differenze, stanno sorgendo o sono sorte esperienze simili.

Le origini e la normativa

A cosa è dovuto tale interesse per il distretto biologico? Al di là delle ovvie ragioni economiche (il biologico è un settore in continua crescita ed è fortemente sostenuto dalle politiche europee), le ragioni più profonde vanno ricercate nella volontà dei territori di creare sviluppo sostenibile partendo dalla valorizzazione dell'esistente, ovvero, nelle aree rurali, delle filiere agro-alimentari. Ne è la riprova il fatto che alcuni di essi sono sorti "dal basso" per iniziativa di attori extra-agricoli: Gruppi di Acquisto Solidale o singole Municipalità, per esempio.

Il fenomeno ha raggiunto proporzioni tali da non poter più essere ignorato dalle Istituzioni. Attualmente 4 regioni si sono dotate di una normativa ad hoc: Liguria, Sardegna, Lazio e Toscana; queste ultime due con una legge appositamente dedicata ai biodistretti. Al momento, però, solo quattro distretti sono riconosciuti in virtù di una normativa regionale: Biodistretto della Val di Vara, in Liguria, il Biodistretto della Valle del Comino, il Biodistretto della Via Amerina e delle Forre e l'istituendo Biodistretto della Sabina e Via di Francesco nel Lazio. A questi si deve aggiungere il Biodistretto del Cilento, il quale è stato costituito in seguito a uno specifico protocollo di intesa tra la Regione Campania, la Provincia di Salerno, l'UNCEM , il Parco nazionale del Cilento e AIAB (Delibera n. 1491 del 25 settembre 2009). A livello nazionale, poi, la c.d. "legge di stabilità" (n. 205/2017), definendo i "distretti del cibo", tra cui sono annoverati anche i distretti biologici, ha proposto il superamento della vecchia dicotomia "distretto agroalimentare di qualità" - "distretto rurale" proponendo una nuova classificazione che ne considera la natura di ente per lo sviluppo integrato del territorio. Questa nuova normativa, istituendo il registro nazionale dei distretti del cibo e individuando specifiche risorse finanziarie a valere sulle disponibilità del Ministero unitamente, ha ulteriormente favorito la nascita di distretti biologici su tutto il territorio nazionale.

Inoltre l'interesse dei territori per lo strumento "distretto biologico" è poi alimentato dall'attesa generata della nuova legge sul' agricoltura biologica, che contiene, un articolo appositamente dedicato alla definizione del distretto biologico e garantisce criteri di priorità per l'accesso alle misure di sviluppo rurale. Attualmente la legge attende l'approvazione del Senato; serve poi l'accordo Stato-Regioni per la definizione di distretto biologico. Questa ultima istanza può essere problematica, considerato l'ordine sparso con cui si sono mosse le Regioni è il già numero di distretti biologici già operativi sul territorio. Conclude questa descrizione del quadro normativo in evoluzione l'entrata in vigore del nuovo Regolamento dell'Unione Europea sull'agricoltura biologica (REG. UE 848/2018), che entrerà il vigore nel 2021. Riconoscendo per la prima volta la possibilità, per ora limitata alle "piccole aziende" di ricorrere alla certificazione di gruppo, può offrire interessanti opportunità ai distretti biologici

Il censimento

Un censimento di IN.N.E.R., l'associazione che raggruppa alcuni biodistretti in Italia e in Europa, ha censito sul territorio italiano 32 distretti già costituiti (2018) e 8 in fase di costituzione. A i distretti già costituiti si devono aggiungere due distretti biologici che hanno come riferimento l'associazione "Città del Bio": Terre del Giarolo e Suol d'Aleramo in Piemonte, nonché il Distretto biologico di Nebrodi che si è costituito come Distretto del Cibo. Poi, almeno altri 7 sono in fase di costituzione. Di questi, 4 si stanno costituendo nel solo Veneto: Biodistretto delle Dolomiti Bellunesi, Biodistretto delle Pedemontana Vicentina, Biodistretto Conegliano - Valdobbiadene e BioVerona, quest'ultimo insiste entro i limiti amministrativi di ben 52 comuni e già coinvolge 135 produttori biologici. In questa Regione, infatti, il crescente interesse per l'agricoltura biologica da parte degli agricoltori, unitamente a una forte tradizione di cooperazione agro-alimentare, ha fatto sì che in un numero sempre maggiore di territori guardi al distretto biologico come a un valido strumento di sviluppo, potendo contare inoltre sulla collaborazione dei Comuni, sempre più interessati ad approcci  bottom-up che coinvolgono le filiere agroalimentari, principale attore economico del territorio e quindi i soggetti più idonei ad attivare processi di sviluppo. In Sicilia sono in fase di avviamento il Biodistretto dei Monti Erei e il Biodistretto "Provincia di Palermo". Nel Lazio è invece di prossima costituzione il Biodistretto della Sabina e vai di Francesco, il primo a essere riconosciuto dalla nuova legge regionale sui distretti biologici 11/2019.

In Veneto i distretti biologici dei Colli Euganei e "Biovenezia", tramite il progetto di cooperazione "TERRITORIBIO" sono protagonisti di un interessante esperienza di consolidamento delle esperienze di agricoltura biologica attraverso l'assistenza e formazione continua alle aziende; finalizzata al rafforzamento dei territori biologici tramite l'inclusione di aziende biologiche o in conversione e al miglioramento delle performance economiche dell'azienda, nonché semplificazione "burocratica" delle aziende.

Biodistretti a confronto in un convegno

Nell'ambito delle attività previste dal progetto, è stato realizzato, il giorno 28 Novembre, il convegno "I Biodistretti motore di sviluppo innovativo" che ha permesso ai biodistretti, ai rappresentanti delle istituzioni locali e al mondo accademico, di fare il punto sulla situazione dei distretti biologici in Veneto e non solo.

Il dialogo, favorito dagli interventi programmati, ha messo in evidenza diversità e convergenze dei distretti biologici. Alcune esigenze dei territori sono in effetti molto simili: Innanzitutto c'è una grande necessità di assistenza tecnica qualificata, sia per favorire la conversione al biologico delle aziende convenzionali, sia per supportare le aziende biologiche già costituite, soprattutto per favorire la transizione dal biologico "di sostituzione" all' agroecologia che, benché sia già una realtà in molti biodistretti, incontra alcune difficoltà nei territori a forte specializzazione vitivinicola come quelli veneti, in cui è assai problematico mantenere rese elevate senza ricorrere ad opportuni accorgimenti agronomici o riducendo l'uso del rame, per esempio. A tale proposito è fondamentale l'assistenza tecnica: significativamente i risultati ambientali più rilevanti si hanno dove già esiste un supporto del genere, erogato da Enti appositi o attraverso Consorzi e cooperative, comunque inclusi nella compagine distrettuale.

Il coinvolgimento dei Comuni è visto come fondamentale per garantire che l'approccio alla sostenibilità superi il recinto della filiera fino a coinvolgere la comunità locale in azioni per il cambiamento. Benché, in tal senso, il lavoro da fare sia ancora molto, occorre rilevare che i Comuni aderenti ai distretti biologici si stanno organizzando con iniziative proprie. La maggior parte sono rivolte a ridurre al minimo o a eliminare l'uso del diserbo chimico nella gestione del verde pubblico, ma non mancano azioni di Green Public Procurement, come quella mesa in atto da Gaiole in Chianti, Comune del Biodistretto del Chianti, che ha adottato, tra i primi in Toscana, i Criteri Ambientali Minimi per il servizio di ristorazione collettiva previsti dal decreto 25 luglio 2011.

Appare infine evidente come i territori considerino l'agricoltura biologica come uno strumento di valorizzazione territoriale tout court. Per esempio, nel Valdobbiadene la promozione dell'agricoltura biologica ha una forte valenza ambientale, in un territorio dominato dalla viticoltura convenzionale; Il Distretto Biologico delle Dolomiti Bellunese, nato dal partenariato costituitosi in occasione del Gruppo Operativo "Sistemi innovativi di trasferimento dell'innovazione per l'agricoltura biologica bellunese" invece, è nato soprattutto per supportare la locale filiera del latte superando prima di tutto le difficoltà di approvvigionamento di cereali biologici, nonché per promuovere la diversificazione dell' agricoltura locale. Il distretto biologico della Sabina, infine, propone un modello di sviluppo basato sull'integrazione delle filiere agroalimentari di qualità con il turismo, che localmente ha un grande polo attrattivo nella "Via di Francesco".

I biodistretti nella nuova programmazione

Il convegno ha lasciato l'impressione che i tempi siano maturi per considerare il distretto biologico come un'istituzione affidabile nell'ampio panorama degli enti per lo sviluppo locale. L'augurio è che le regioni colgano, già a partire dalla prossima programmazione, l'opportunità di sostenere l'agricoltura biologica attraverso tali approcci territoriali innovativi, promuovendo così iniziative agro-ambientali cooperative, mirate a specifici areali. L'esperienza dei distretti Veneti con il gruppo operativo "TERRITORIBIO" ha inoltre dimostrato che il distretto biologico, pur nella sua natura di ente sovraterritoriale, ha specificità proprie che possono integrarsi con quelle di altre Istituzioni per o sviluppo locale, GAL in primis.

Tabella 1. Legislazione regionale e nazionale sui distretti biologi

Funzioni
Definizione
Liguria (L.R. 66/2009);
I distretti biologici sono sistemi produttivi locali a vocazione agricola ai sensi dell'articolo 13 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228  nei quali risulti significativa nell'ambito agricolo: a) la coltivazione, l'allevamento, la trasformazione e la preparazione alimentare ed industriale di prodotti con il metodo biologico; b) la tutela delle produzioni e delle metodologie colturali, d'allevamento e di trasformazione tipiche locali; c) l'elevata qualità ambientale del territorio che consenta di perseguire la tutela delle qualità intrinseche dei prodotti biologici, anche al fine di limitare la contaminazione accidentale da O.G.M., la conservazione della biodiversità e la tutela del patrimonio naturalistico e paesaggistico.
Si definiscono bio distretti quei sistemi produttivi caratterizzati dalla presenza di filiere produttive a carattere biologico, in conformità alle disposizioni del regolamento (CE) n. 834/2007. Gli stessi possono coincidere con i territori già identificati con i distretti rurali o agro‐alimentari di qualità, sovrapponendosi, oppure costituire unità autonome, con confini propri non corrispondenti a quelli dei distretti rurali o agro‐alimentari di qualità.
Sardegna (L.R. 16/2014)
Si definiscono bio distretti quei sistemi produttivi caratterizzati dalla presenza di filiere produttive a carattere biologico, in conformità alle disposizioni del regolamento (CE) n. 834/2007. Gli stessi possono coincidere con i territori già identificati con i distretti rurali o agro‐alimentari di qualità, sovrapponendosi, oppure costituire unità autonome, con confini propri non corrispondenti a quelli dei distretti rurali o agro‐alimentari di qualità.
Lazio (L.R.11/2019)
Ai fini della presente legge si definiscono biodistretti, ai sensi dell'articolo 13, comma 2, lettera h), del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228 (Orientamento e modernizzazione del settore agricolo, a norma dell'articolo 7 della L. 5 marzo 2001, n. 57) e successive modifiche, i distretti del cibo intesi quali sistemi produttivi locali individuati sulla base della pianificazione agricola definita dal PAR, ove approvato. È vietata la costituzione di biodistretti comprendenti aree fortemente inquinate ed aree da bonificare, quali i siti di interesse nazionale (SIN), ove previsto dalla normativa statale di riferimento
Toscana (L.R. 51/2019)
Per distretto biologico si intende il territorio dove insiste un sistema produttivo locale a spiccata vocazione agricola nel quale sono significativi: a) la coltivazione, l'allevamento, la preparazione e la commercializzazione di prodotti agricoli biologici; b) la tutela delle produzioni e delle metodologie locali e la consolidata integrazione tra attività agricole e altre attività locali nel rispetto dei principi della produzione biologica; c) l'attenzione ai caratteri di identità territoriale e paesaggistici dei luoghi; d) il rispetto dei criteri della sostenibilità ambientale, la conservazione del suolo agricolo e la tutela dell'agrobiodiversità.
Legge di Bilancio 205/2017
Territori per i quali agricoltori biologici, trasformatori, associazioni di consumatori o enti locali abbiano stipulato e sottoscritto protocolli per la diffusione del metodo biologico di coltivazione, per la sua divulgazione nonché per il sostegno e la valorizzazione della gestione sostenibile anche di attività diverse dall'agricoltura
Territori per i quali agricoltori biologici, trasformatori, associazioni di consumatori o enti locali abbiano stipulato e sottoscritto protocolli per la diffusione del metodo biologico di coltivazione, per la sua divulgazione nonché per il sostegno e la valorizzazione della gestione sostenibile anche di attività diverse dall'agricoltura
Fermo restando quanto previsto dall'articolo 13 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228, che qualifica i distretti biologici e i biodistretti tra i distretti del cibo, costituiscono distretti biologici anche i sistemi produttivi locali, anche di carattere interprovinciale o interregionale, a spiccata vocazione agricola nei quali siano significative: a) la coltivazione, l'allevamento, la trasformazione e la preparazione alimentare di prodotti biologici conformemente alla normativa vigente in materia; b) la produzione primaria biologica che insiste in un territorio sovracomunale, ovvero comprendente aree appartenenti a più comuni.
I distretti biologici si caratterizzano, inoltre, per l'integrazione con le altre attività economiche presenti nell'area del distretto stesso e per la presenza di aree paesaggisticamente rilevanti.
 

Figura 1: I Distretti Biologici formalmente costituiti in Italia

 
 

Alberto Sturla

 
 

PianetaPSR numero 86 dicembre 2019