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Sostenibilità

Il ruolo della bioeconomia per la sostenibilità delle zone rurali

Le attività della bioeconomia si legano in maniera sempre più forte alle politiche della UE. La PAC rappresenterà una fonte di finanziamento importante per la realizzazione degli obiettivi della bioeconomia e allo stesso tempo lo sviluppo della bioeconomia permetterà di raggiungere e sostenere gli obiettivi della Politica Agricola Comune. 

Il deperimento delle risorse naturali mina le basi future della produttività rurale. La protezione e la gestione attenta di tali risorse andrebbe considerata quale investimento per la qualità dei servizi ambientali e per la produttività a lungo termine delle imprese rurali.

Dagli studi effettuati dal gruppo tematico della Rete Europea per lo Sviluppo Rurale (RESR) sull' "Economia rurale efficiente in termini di risorse" si evince che spesso i comportamenti degli agricoltori si basano su decisioni finalizzate al breve periodo collegate a fattori economici e politici, quali la redditività delle colture ed il ritorno immediato da investimenti efficienti di risorse. 

La bioeconomia nelle zone rurali

Le attività della bioeconomia [1] sono sempre state considerate in relazione alle prospettive della produzione, e cioè a cosa può essere generato dalle biomasse per sostituire, ovvero integrare, i prodotti ed i combustibili non rinnovabili e fossili. Lo sfruttamento della biomassa, infatti, non è necessariamente circolare e sostenibile. Ne deriva pertanto che, a causa dell'eccessivo sfruttamento, le risorse naturali possono essere soggette a un calo di resa ed alla perdita di diversità ecologica. I suoli, ad esempio, sono già sotto pressione a causa di diversi fattori, come gli incendi boschivi, l'erosione, l'acidificazione, l'impermeabilizzazione, i cambiamenti nella loro struttura e le pratiche agricole non sostenibili (utilizzo di fertilizzanti, compattazione del suolo, ecc...). 
La bioeconomia, quindi, non si deve porre come unico obiettivo quello di incrementare la produzione agricola o di sfruttare la biomassa, bensì deve contribuire ad un uso più sostenibile delle risorse, a mitigare i cambiamenti climatici e ad adattarsi ad essi, ed, infine, a promuovere modelli di produzione e consumo sostenibili.

Per quanto detto, nel 2017, nel contesto della revisione della Strategia della bioeconomia europea è stata rappresentata la necessità di incrementare gli investimenti dedicati, di affrontare gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e di definire indicatori chiari al fine di garantire che la bioeconomia operi entro i limiti delle risorse naturali.

Il concetto chiave è rappresentato, quindi, dall'idea della transizione da una cultura di consumo eccessivo, basata sull'esaurimento delle risorse, ad una in cui la crescita economica vada di pari passo con la ricostituzione delle risorse naturali. Lo sviluppo definito entro i limiti delle risorse implica che la bioeconomia debba essere efficiente ed incentrata sulla circolarità, sulla realizzazione di prodotti e servizi prioritari per la società (biomateriali, sostanze chimiche, energia, reintegro dei nutrienti e sostanza organica nei suoli) e, infine, sulla creazione di nuove catene del valore resilienti e locali in grado di promuovere l'utilizzo a cascata delle risorse biologiche e di migliorare l'efficienza dei materiali, quali il letame, i rifiuti alimentari ed i residui colturali.

Gli aspetti più rilevanti della bioeconomia sono incentrati sulla gestione dei terreni da parte degli agricoltori e silvicoltori. 
Il vero patrimonio di biomassa si rinviene, infatti, nelle zone rurali: in Europa l'agricoltura e la silvicoltura forniscono elevate quantità di risorse biologiche.
Le zone rurali svolgono, pertanto, un ruolo rilevante nella mitigazione dei cambiamenti climatici attraverso il sequestro di carbonio e l'abbandono di materie prime e fonti energetiche non rinnovabili.

Inquadramento normativo

La Commissione Europea ha adottato il 13 febbraio 2012 la "Strategia Europea per la Bioeconomia", ovvero un piano europeo in grado di affrontare e promuovere la produzione di risorse biologiche rinnovabili e la loro successiva conversione in prodotti alimentari e vitali, in biocarburanti e bioenergia al fine di migliorare la sicurezza alimentare, la gestione sostenibile delle risorse naturali, la riduzione dalla dipendenza delle risorse fossili, la mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti climatici, la competitività europea per originare e mantenere nuovi posti di lavoro. 

La Comunicazione della Commissione Europea "L'innovazione per una crescita sostenibile: una bioeconomia per l'Europa" ha un duplice obbiettivo: ridurre le pressioni sull'ambiente e contemporaneamente soddisfare la richiesta di alimenti, risorse ed acqua potabile per la popolazione mondiale in aumento. 

A tale scopo le tre linee di azione individuate riguardano gli investimenti in attività di ricerca, innovazione e competenze; il rafforzamento dei mercati, la competitività nel settore della bioeconomia e la maggiore interazione tra le politiche fra gli Stati membri.

All'interno del Programma di Cooperazione contenuto nel Settimo Programma Quadro, infatti, sono stati allocati 1,9 miliardi di euro per l'attività di ricerca ed innovazione nei settori dell'alimentazione, dell'agricoltura, della pesca e delle biotecnologie.

Le attività di ricerca e di innovazione nei settori della bioeconomia sono state anche finanziate nell'ambito di "Horizon 2020": in particolare è stato proposto di stanziare quasi 4,7 miliardi di euro per la sfida "Sicurezza alimentare, agricoltura sostenibile, ricerca marina e marittima nonché bioeconomia". 

Ulteriori sostegni riguarderanno le sfide "Azione per il clima, efficienza delle risorse e materie prime"; "Energia sicura, pulita ed efficiente" e "Salute, cambiamento demografico e benessere". 

Detta Strategia dell'Unione Europea è stata revisionata l'11 ottobre del 2018 con la definizione della bioeconomia come componente rinnovabile dell'economia circolare. 

Secondo la visione comunitaria, la salute degli ecosistemi è alla base dello sviluppo di una bioeconomia sostenibile che possa contribuire agli obiettivi climatici dell'UE stabiliti con l'Accordo di Parigi ed a quelli di sviluppo sostenibile (SDG) dell'Agenda ONU 2030. 
La strategia ribadisce il principio della sicurezza alimentare come obiettivo prioritario, seguito da quelli relativi alla gestione sostenibile delle risorse naturali; alla riduzione dell'utilizzo di risorse fossili non rinnovabili; alla mitigazione e all'adattamento ai cambiamenti climatici; alla crescita della competitività e dell'occupazione. Per il raggiungimento di tali obiettivi la strategia individua tre campi di azione: l'incremento e il rafforzamento dei settori bio - based attraverso una maggiore mobilitazione di risorse pubbliche e private nella ricerca e nell'innovazione; l'introduzione rapida della bioeconomia in tutta Europa; la protezione dell'ecosistema e la comprensione dei limiti ecologici della bioeconomia.

Una bioeconomia rurale sostenibile: focus sul suolo

L'utilizzo e la gestione sostenibile del suolo sono al centro di una bioeconomia sostenibile e carbon neutral. Il suolo rappresenta il maggior deposito di carbonio terrestre. Il carbonio presente nella sostanza organica del suolo fornirà un notevole contributo alla mitigazione e all'adattamento dei cambiamenti climatici.

La distribuzione del carbonio a livello globale, tuttavia, non è omogenea. Infatti, il carbonio, nelle zone temperate e fredde del Pianeta (come l'Europa), è immagazzinato in maggior quantità nel suolo piuttosto che nelle piante. Nelle zone tropicali, invece, avviene l'esatto opposto.
Si sottolinea, quindi, che in Europa è fondamentale la tutela del carbonio organico presente nel suolo.    

Inoltre, i livelli di carbonio nel suolo variano tra gli Stati membri dell'Unione Europea ed in base all'utilizzo del terreno. Le foreste, i prati e le torbiere rappresentano uno stock di carbonio stimato fino a 80 milioni di tonnellate all'anno, mentre nelle superfici a seminativi è scarso il sequestro.
I terreni coltivati a seminativo sono, attualmente, fonte di emissioni di gas ad effetto serra (stimato in circa 10-40 milioni di tonnellate di carbonio all'anno), ma rappresentano anche l'opportunità più significativa per aumentare il sequestro del carbonio stesso.
Le pratiche di gestione del territorio ed il cambiamento nell'uso del suolo, quindi, sono azioni fondamentali per ridurre le emissioni nette di CO2 dai suoli. Infatti, il settore agricolo e quello della silvicoltura sono in posizione chiave per incrementare il sequestro del carbonio attraverso la cattura e lo stoccaggio nei suoli e nelle biomasse.
La conservazione del carbonio è priorità assoluta per tutti i settori al fine di mitigare i cambiamenti climatici e di garantire la transizione verso un'Europa a basse emissioni.
Il miglioramento della conservazione e del sequestro del carbonio nei suoli fornisce anche una leva preziosa per la salvaguardia dei servizi ecosistemici ed un contributo importante e necessario per un sano utilizzo del suolo.

I suoli nelle zone rurali

I suoli nelle zone rurali sono, attualmente, esposti ad una serie di minacce come la contaminazione locale e diffusa, l'impermeabilizzazione, la salinizzazione, il calo di sostanza organica, l'erosione per azione del vento e dell'acqua, la compattazione e la perdita di biodiversità.

La degradazione dei suoli e gli impatti connessi, generalmente, sono individuati e classificati separatamente, ma, nella realtà, una serie di mutazioni della condizione del suolo insorgono nello stesso istante o si rafforzano reciprocamente. L'erosione può verificarsi con maggiore intensità e probabilità in presenza di una diminuzione della sostanza organica; la perdita della sostanza organica è strettamente collegata alla diminuzione della biodiversità; a seguito di quest'ultima i suoli diventano meno stabili e più soggetti all'erosione; la struttura del suolo è scarsa o indebolita a causa della compattazione che a sua volta incrementa la gravità dell'erosione del suolo.

Gli agricoltori per migliorare lo stato di salute del suolo, infatti, devono tenere in debita considerazione le interconnessioni esistenti tra i vari fattori che ne provocano la degradazione.

La protezione delle riserve esistenti di carbonio organico nel suolo richiede la conservazione dei depositi esistenti (prati permanenti, torbiere, foreste) e l'attuazione di pratiche di gestione in grado di promuovere la conservazione del carbonio nel suolo.

Tali pratiche comprendono il cambiamento nella destinazione dei suoli come ad es. la conversione dei seminativi in pascoli, la riumidificazione di torbiere o zone umide e la creazione di zone boschive; la gestione di siepi, delle fasce tampone arbustive e delle macchie; la riduzione dei livelli di terra nuda e l'incremento della copertura vegetale; la riduzione al minimo o l'azzeramento dei sistemi di lavorazione del suolo e l'aratura; l'integrazione maggiore dei residui di coltivazione; l'utilizzo mirato del letame al fine di sostituire l'impiego dei fertilizzanti chimici e l'attuazione dei piani di gestione dei nutrienti. La combinazione di tali pratiche di gestione del suolo produce sinergie positive in quanto risultano più efficienti.

La maggior parte delle pratiche sopra menzionate sono già note, ma la loro attuazione implica il miglioramento delle politiche, dei metodi di analisi del suolo, delle disponibilità dei nuovi dati della ricerca e della condivisione di conoscenze tra agricoltori.

Bioeconomia sostenibile e nuova PAC

Nelle zone rurali, l'attuazione di un piano per la bioeconomia sostenibile deve essere incentrata su molti aspetti tra cui:

La futura programmazione della Politica Agricola Comune rappresenterà una fonte di finanziamento importante per la realizzazione degli obiettivi della bioeconomia in ambito rurale, specificatamente per lo sviluppo di catene di valore e delle relative infrastrutture e strutture. Allo stesso tempo lo sviluppo della bioeconomia permetterà di raggiungere e sostenere gli obiettivi della PAC, tra cui la produzione alimentare efficiente, la gestione sostenibile delle risorse naturali, le azioni per il clima, lo sviluppo territoriale equilibrato e la garanzia di un reddito equo agli agricoltori.  

 
 

Note

[1] Nel 2012 la Commissione Europea ha definito labioeconomia come la produzione di risorse biologiche rinnovabili e laconversione di tali risorse e flussi di rifiuti in prodotti a valore aggiunto,come alimenti, mangimi, prodotti a base biologica e bioenergia.

 
 

Ilaria Falconi
ISMEA

 
 

PianetaPSR numero 88 febbraio 2020