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Pac post 2020

Alimentazione e salute, serve una Politica alimentare comune

Nell'ambito della riforma della PAC post 2020 sarebbe molto importante considerare la necessità di una politica alimentare comune che coinvolga campi relativamente inediti per la politica agricola come salute, alimentazione, e sprechi alimentari.

Il rapporto tra alimentazione e salute, e più in generale quello della sicurezza nutrizionale, rappresenta un tema su cui negli ultimi anni l'interesse dell'opinione pubblica è cresciuto notevolmente. La relazione causa-effetto tra abitudini alimentari e incidenza di diverse malattie non trasmissibili (Noncommunicable Diseases-NCDs) è infatti supportata da diverse evidenze scientifiche. Ciò ha portato alla nascita di una vera e propria disciplina della scienza della nutrizione, che studia le interazioni tra alimentazione e nutrizione al fine di migliorare il benessere, la salute e la fiducia del consumatore, definita "Foodomica", in modo da comprendere meglio il rapporto tra alimentazione e salute. Tuttavia, bisogna riconoscere che l'alimentazione rappresenta un argomento estremamente complesso e articolato, implicando diversi aspetti che vanno dall'origine del cibo - quindi dall'agricoltura - alle condizioni socioeconomiche della popolazione e a tutto il sistema infrastrutturale sia materiale che immateriale che ruota intorno al cibo, e più in generale al sistema alimentare, inteso come l'insieme dei flussi, processi, conoscenze, valori simbolici e cognitivi che regolano i movimenti del cibo lungo tutte le fasi della filiera. Su tale base la questione alimentare è stata posta al centro dell'agenda 2030 dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, caratterizzando 2 obiettivi specifici di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals - SDGs) e più precisamente il Goal 2 - Sconfigge la fame, e il Goal 3 - Salute e benessere. In particolare, il Goal 2 nei Paesi sviluppati è declinato come lotta alle cattive abitudini alimentari e all'eccesso di peso, specie nei bambini e negli adolescenti, promuovendo un'agricoltura sostenibile sia sotto l'aspetto ambientale che economico-sociale. Il Goal 3 è invece orientato alla promozione di stili di vita sani, implementando politiche di responsabilizzazione dei cittadini della propria salute e di contrasto alle disparità territoriali. 

Purtroppo, ad oggi non esiste una direzione unica di programmazione e molti regolamenti affrontano i problemi dei sistemi alimentari in maniera frammentata, creando circoli viziosi che - come denunciato dal Gruppo internazionale di esperti e studiosi sui sistemi alimentari sostenibili dell'iPES-Food [1]- rischiano solo il moltiplicarsi confuso e inefficace di obbiettivi e strumenti, che non risolvono i divari, le incoerenze e le contraddizioni tra una politica e l'altra. In altre parole, non si può affrontare la lotta all'obesità se prima non si rivedono ad esempio le politiche agro-commerciali che rendono lo junk food (cibo spazzatura) tanto disponibile quanto economico. 

Una Politica Alimentare Comune?

In questa prospettiva la riforma in corso sulla PAC post 2020 potrebbe offrire concretamente una serie di opportunità nell'implementazione di una politica alimentare comune per tutto il sistema alimentare, facendo sintesi tra le varie politiche settoriali. Ciò alla luce del fatto che - anche se ancora timidamente - dalla Comunicazione sul futuro dell'alimentazione e dell'agricoltura della Commissione europea (COM[2017] 713), emerge un ruolo importante delle politiche sulla produzione agricola sostenibile, interessando campi relativamente inediti per la politica agricola come salute, alimentazione, e sprechi alimentari. Questo interessamento riguarda anche il dibattito sul futuro assetto delle politiche di sviluppo rurale, di cui uno degli obiettivi specifici ha previsto di migliorare la risposta dell'agricoltura dell'UE alle esigenze della società in materia di alimentazione e salute, compresi alimenti sani, nutrienti e sostenibili, nonché il benessere degli animali (obiettivo specifico 9).
Sembra quindi in via di consolidamento l'idea di una "Politica Alimentare Comune" in cui si riconosce il legame tra i sistemi agroalimentari e lo stato di salute generale delle popolazioni. In tal senso l'iPES FOOD ha tracciato delle linee guida per arrivare ad una Politica alimentare europea comune suggerendo una serie di riforme a breve termine (es. creazione un responsabile all'alimentazione in ogni DG) e a lungo termine (es. piano di azione e quadro di controllo dell'alimentazione sostenibile attraverso l'attuazione di Piani alimentari sani sovvenzionabili attraverso la PAC) e strutturando obiettivi realizzabili per promuovere un alimentazione sana, sostenibile e sufficiente per tutti.

Obesità e sovrappeso in Italia

La necessità di intervenire sull'ambito delle politiche agroalimentari si pone soprattutto alla luce di alcuni indicatori del rapporto tra alimentazione e salute della popolazione, come la diffusione di obesità e sovrappeso e l'incidenza del diabete mellito. Secondo l'Istituto superiore di sanità, infatti, in Italia circa 4 adulti su 10 si trovano in eccesso poderale, con una maggiore incidenza fra gli uomini rispetto alle donne, fra le persone con difficoltà economiche e fra le persone con un basso livello di istruzione. L'eccesso di peso inoltre è proporzionale all'aumentare dell'età, mentre sotto l'aspetto territoriale le condizioni di eccesso poderale si concentrano in misura maggiore nelle regioni meridionali. Il gradiente territoriale diventa più importante se si considera la distribuzione di bambini e adolescenti in sovrappeso (3-17 anni) in questi casi infatti le regioni meridionali (33%) e le Isole (30%) superano rispettivamente di 8 e 5 punti percentuali la media nazionale (25%) (tab. 1). 
Il problema dell'eccesso poderale si riflette direttamente sul rischio di alcune malattie metaboliche come il diabete mellito, che rappresenta una delle disfunzioni metaboliche più comuni. In particolare, il diabete tipo 2 è la forma più diffusa, rappresentando circa il 90% dei casi di questa malattia, e tra le sue cause scatenanti è ormai assodata scientificamente, oltre che la disposizione genetica, la compartecipazione di tutta una serie di fattori ambientali predisponenti, quali il sovrappeso, la sedentarietà, e soprattutto abitudini alimentari poco sani come una dieta ricca di zuccheri semplici e grassi saturi. Secondo l'ISTAT a livello nazionale nel 2016 circa il 5% della popolazione adulta riferisce una diagnosi di diabete la cui incidenza aumenta con l'età, è più frequente fra gli uomini e nelle fasce di popolazione socio-economicamente più svantaggiate.
Analizzando la diffusione del diabete in termini geografici, nel 2016 circa il 4% della popolazione residente nelle regioni del Nord Italia si dichiara diabetico, mentre sale rispettivamente di un punto percentuale per la popolazione delle regioni centrali (5%) e di due punti nel Mezzogiorno (6%). Il gradiente nord-Sud si amplifica nettamente se si considera la fascia di popolazione anziana (> 65 anni) di cui circa il 16% presenta tale patologia. Più precisamente, mentre al Nord sono circa il 13% gli anziani residenti diabetici, i valori si alzano progressivamente passando dal 18% nelle regioni di Centro sino ad arrivare al 21% nel Sud Italia. In una prospettiva temporale si nota che tra il 2000 e il 2016 i valori sono stati in crescita in tutte le regioni con una variazione media a livello nazionale di circa il +20% (tab. 2). Si evince quindi la tendenza in crescita della diffusione di questa malattia anche se ciò è in parte spiegabile dall'invecchiamento della popolazione, oltre che all'anticipazione delle diagnosi, e dall'aumento livello di sopravvivenza.

Il ruolo dell'alimentazione

L'approfondimento del legame tra l'insorgenza di queste (e altre) malattie legate principalmente agli stili di vita e alle abitudini alimentari, ha quindi determinato un aumento della consapevolezza dell'importanza di una sana ed equilibrata alimentazione, legata soprattutto al consumo di frutta e verdura, e di cosiddetti alimenti funzionali, a discapito di quello relativo a prodotti elaborati, di carni rosse e conservate e alcool, verso cui la comunità scientifica raccomanda un utilizzo moderato. Stando alle Linee guida per una sana alimentazione, tra l'altro recentemente aggiornate dal CREA -Alimenti e nutrizione, si raccomandano almeno 5 porzioni di verdura, ortaggi e frutta (VOF) al giorno, in virtù delle evidenze che associano a questi alimenti una capacità di riduzione dell'incidenza di molte NCDs. Su tale base, esaminando i consumi giornalieri di VOF, a livello nazionale circa l'83% della popolazione di 3 anni ed oltre nel 2017 ha dichiarato di consumare almeno una volta al giorno una porzione di VOF, con una predilezione verso la frutta (75%) rispetto a verdura (53%) e ortaggi (46%). Considerando invece i valori sul numero di porzioni di VOF giornaliere, circa i tre quarti degli italiani con più di 3 anni di età, consumano quotidianamente tra 2 e 4 porzioni di VOF, mentre solo il 5% dichiara di rispettare le 5 porzioni raccomandate.
Soffermando l'attenzione sulle abitudini alimentari della popolazione più giovane - quindi bambini e adolescenti (3-17 anni) - gli andamenti per il consumo di frutta e verdura più o meno confermano il trend generale, sebbene il consumo di 4 o più porzioni di frutta e verdura interessa il 13% della popolazione. Tuttavia, anche in questo caso le situazioni più virtuose interessano le regioni Centro-settentrionali (15%), mentre i valori si abbassano nel Mezzogiorno (10%) (fig. 1). Altro aspetto da segnalare sulle abitudini alimentari dei più giovani è il consumo giornaliero di snack (14%), dolci (29%) e bevande gassate (12%), che rimane relativamente alto in tutte le circoscrizioni geografiche, anche se il consumo di dolci sia tendenzialmente più elevato al Nord Italia, al contrario degli snack salati il cui consumo tra i giovani è maggiore al Meridione.

Pertanto, malgrado non sia possibile raggiungere un sufficiente livello di esaustività sull'argomento alimentazione e salute, dai pochi dati esposti emergono una serie di aspetti su cui è quanto meno auspicabile iniziare un ragionamento sull'adeguatezza dei moderni modelli e abitudini alimentari sotto il punto di vista istituzionale e più precisamente sulle politiche per i sistemi alimentari. Queste dovrebbero avere un approccio olistico e multidisciplinare, interessando non solo l'intera filiera della produzione agroalimentare, ma tutti i processi dell'alimentazione umana che vanno dall'importanza dell'allattamento al seno all'affermazione di stili di vita sani, innescando così processi di sviluppo sociale.

Tabella 1 - Distribuzione percentuale della popolazione in base all'età e all'indice di massa corporea[2]per circoscrizione geografica - (media 2017-18)

Fonte: ISTAT, Indagine Multiscopo sulle famiglie "Aspetti della vita quotidiana". Anno 2018.

Tabella 2 - Percentuale di popolazione totale e di persone di 65 anni e oltre che dichiarano di essere affette da diabete (tassi standardizzati) [3]e variazione percentuale nel periodo 2000 - 2016

Fonte: ISTAT, Indagine Multiscopo sulle famiglie "Aspetti della vita quotidiana".

Figura 1 - Distribuzione percentuale di bambini e adolescenti (3-17 anni) per consumo giornaliero di snack, dolci, bevande gassate, frutta a livello di circoscrizione geografica - 2016

Fonte: ISTAT, Indagine Multiscopo sulle famiglie "Aspetti della vita quotidiana".

Per saperne di più:
CREA - Centro ricerche alimentazione e nutrizione (2019) Linee guida per una sana alimentazione. Revisione 2018. CREA - AN, Roma.
De Schutter O. (2019) Verso una politica alimentare comune per l'Unione europea, Rapporto iPES-FOOD.
ISTAT (2019) Annuario statistico italiano 2019, Istituto nazionale di statistica, Roma.
Turrini A., Bologna E., Del Bufalo E. (2019) Fumo, alcol, alimentazione, eccesso ponderale e prevenzione. In Rapporto Osservasalute 2018 (pp. 38-52).

 

Note

[1] L'iPES FOOD dal 2015 si occupa del dibattito sulla riforma del sistema alimentare globale attraverso rapporti scientifici e raccomandazioni politiche dettagliate al fine di promuovere la transizione verso sistemi alimentari sostenibili in tutto il mondo.
[2] L'Indice di massa corporea (Bmi) è un indice pondo-staturale dato dal rapporto tra il peso corporeo di un individuo, espresso in chilogrammi, ed il quadrato della sua statura, espressa in metri. Il valore soglia del Bmi per gli individui adulti (18 anni e più): è pari a 30 per gli obesi; 29,9-25 sovrappeso; 24,9-18,5 normopeso; inferiore a 18,5 sottopeso.
[3]Tassi standardizzati, calcolati con il metodo diretto utilizzando come popolazione di riferimento la popolazione Europea (Eurostat 2012)

 
 

Davide Longhitano
CREA Centro Politiche e Bioeconomia
Postazione RRN Veneto

 
 

PianetaPSR numero 88 febbraio 2020