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Vino, export cresce in doppia cifra per volume, meno per valore

In attesa del conteggio dei dati di dicembre, le esportazioni di vino italiane registrano una crescita molto rilevante a livello di volume, ma i prezzi in discesa freno la progressione del valore. 

Aspettando l'ufficializzazione con il conteggio dei dati di dicembre, il 2019 per il vino italiano sta per essere archiviato con una crescita a doppia cifra dell'export a volume (+11%) a fronte di una meno che proporzionale progressione del valore (+3%). 
Se i dati cumulati da gennaio a novembre dovessero essere confermati, si arriverebbe a sfiorare i 22 milioni di ettolitri per un incasso di 6,4 miliardi di euro. Se così fosse sarebbe mancato, sebbene di poco, anche per il 2019 il traguardo dei 6,5 miliardi di euro. L'evoluzione degli introiti, infatti, è stata inferiore alle attese, con i prezzi medi in discesa sia per dinamiche legate ai listini dei vini sia per quella correlata al diverso mix che compone il paniere delle esportazioni. 

Tab 1 - Dinamica delle esportazioni nazionali di vino in volume (milioni di ettolitri)

Fonte: Ismea su dati Istat; *stima


Tab 2 - Dinamica delle esportazioni nazionali di vino in valore (miliardi di euro)

Fonte: Ismea su dati Istat; *stima

Ad avere avuto, infatti, l'incremento più importante sono stati i vini comuni che, con 4,6 milioni di ettolitri per lo più sfusi, hanno avuto una crescita del 18% in volume accompagnata però da un ben misero +3% degli introiti, conseguenza della decisa riduzione dei listini alla produzione che nell'ultima campagna, la 2018/2019, ha toccato il 27%. Solo da settembre in poi i prezzi alla produzione di vini comuni hanno ripreso a crescere, ma anche in questo caso senza recuperare le perdite accumulate nei mesi precedenti. 
Il forte aumento delle esportazioni di vini sfusi da tavola, che hanno come naturale destinazione i mercati comunitari e la Germania in particolar modo, ha contribuito a registrare una progressione complessiva più marcata verso i Paesi Ue in termini quantitativi rispetto a quella verso i Paesi terzi (+12% e +7%), mentre la situazione è ribaltata sul fronte del valore (+1% e +5%). L'export in valore, quindi, verso i Paesi terzi, pari a 2,95 miliardi di euro, si allinea quasi con i 2,97 miliardi di euro di export verso la Ue. Con questo testa a testa saranno decisivi proprio i dati relativi alle vendite di dicembre per vedere se i Paesi terzi riusciranno a effettuare il sorpasso sull'area comunitaria in termini di spesa per vini italiani. 

A trainare le esportazioni italiane sono anche gli spumanti per i quali, pur considerando positivo il risultato del 2019, si evidenzia, tuttavia, un sostanziale rallentamento della corsa che per anni aveva registrato incrementi a due cifre. Da gennaio a novembre 2019, infatti, sono stati esportati 3,8 milioni di ettolitri per un corrispettivo di quasi 1,5 miliardi di euro (rispettivamente +7,4% e +4,1% su base annua). Un importante aspetto da sottolineare è che, pur essendo cresciuto tutto il settore spumantistico, la domanda estera è trainata essenzialmente dal Prosecco e in molti vedono questa eccessiva dipendenza da un unico prodotto come una debolezza del sistema. 
I dati Istat elaborati da Ismea dei primi undici mesi del 2019 evidenziano, infatti, in maniera inequivocabile tale situazione. Il Prosecco, il 65% dell'intero export a volume, è cresciuto del 21% a fronte del -11% dell'Asti che è accompagnato da un ridimensionamento significativo anche degli altri spumanti Dop. 

In decisa progressione anche i vini Dop, soprattutto fermi, che compensano la riduzione registrata nel segmento delle Igp. Questo "trasferimento" è dovuto, almeno in larga parte, al consolidamento sul mercato del Pinot grigio Delle Venezie Dop. Le Igp, peraltro, hanno mostrato una decisa battuta d'arresto sia nei vini fermi in bottiglia (-6% a volume e -4% a valore) che negli sfusi (-8% a volume e -12% a valore), mentre hanno messo a segno una performance particolarmente positiva nei bag in box (+7% a volume e +8% a valore). Questa tipologia di confezione, peraltro, nei primi 11 mesi del 2019 nel suo complesso è cresciuta in maniera importante rispetto allo stesso periodo dell'anno prima, mentre per i frizzanti la domanda estera è apparsa sì in aumento, ma senza la dinamicità degli altri segmenti (+6% a volume ma con valori sostanzialmente stabili rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente).

Tab3 - Esportazioni italiane di vino e mosto per segmento


Fonte: Ismea su dati Istat

Scorrendo la lista dei Paesi clienti sembra opportuno sottolineare che, benché il vino italiano raggiunga ormai un gran numero di destinazioni, le prime tre destinazioni assorbono più della metà del totale esportato sia in volume che in valore. 
In tema di clienti si evidenzia il recupero in volume realizzato soprattutto nell'estate delle esportazioni verso gli Stati Uniti. L'aumento delle quantità registrato nel segmento delle Dop imbottigliate (+6%) non ha, comunque compensato pienamente la rilevante flessione delle Igp (-22%). Bene anche gli spumanti, molto bene anzi, la cui progressione nei primi undici mesi dell'anno è stata del 13% a volume e dell'11% a valore. Da sottolineare anche nel mercato Usa l'andamento a doppio binario tra il Prosecco, che cresce ad un ritmo del 42% sullo stesso periodo del 2018, e il resto delle bollicine italiane che invece perde terreno. In tema di Usa c'è attesa e preoccupazione in merito all'aumento dei dazi che, sebbene anche questa seconda "revisione" non abbia colpito il vino italiano, tiene comunque alta l'attenzione.

Tab4 - Le esportazioni italiane di vino e mosti per Paese di destinazione

Fonte: Ismea su dati Istat

In decisa progressione l'export in Germania, dove le esportazioni italiane sono cresciute del 21%, trainate dal +39% dei vini sfusi che con oltre 2.6 milioni di ettolitri rappresentano il 76% del totale importato dall'Italia, a cui si contrappone, per i motivi sopra citati, addirittura una flessione degli introiti (-11%). Il mercato tedesco è in controtendenza rispetto agli spumanti italiani con una domanda in flessione del +6% in volume determinata da una drastica riduzione delle richieste sia di spumanti comuni che di Asti, mentre il Prosecco continua la sua progressione mettendo a segno un +9% in quantità per un fatturato cresciuto del 2%. 

Altro mercato che merita particolare attenzione è quello del Regno Unito dove i primi undici mesi del 2019 hanno segnato per il vino italiano un incremento minimo delle quantità a fronte di una battuta d'arresto dei corrispettivi. Ad eccezione, infatti, dei vini fermi in bottiglia per tutti gli altri segmenti si è registrata una flessione dei valori medi.

 
 

Tiziana Sarnari 
Ismea/RRN

 
 

PianetaPSR numero 88 febbraio 2020