Il rapido diffondersi in Italia dell'emergenza sanitaria legata al Covid-19 ha posto il settore agroalimentare al centro dell'attenzione fin dalle prime fasi di contenimento della pandemia per la sua funzione di assicurare, in un contesto operativo difficile e senza precedenti, l'approvvigionamento alimentare del Paese.
In tale contesto, l'ISMEA ha tempestivamente avviato un monitoraggio delle filiere agroalimentari, analizzando - in un rapporto diffuso alla fine di marzo [1] - l'evoluzione dei mercati nelle diverse fasi di scambio (origine, ingrosso, dettaglio) fornendo, al contempo, i primi risultati di un'indagine ad hoc su un panel di imprese agricole e alimentari.
L'analisi descritta nel rapporto dell'ISMEA ha restituito l'immagine di un settore che, con l'eccezione del florovivaismo e dalla pesca - almeno nelle fasi iniziali di contrasto alla diffusione della pandemia - ha risentito meno della situazione di crisi e, pure nella necessità di affrontare numerose criticità, è apparso sotto controllo in termini di tenuta e capacità di garantire l'approvvigionamento dei mercati finali. Tuttavia, la veloce e imprevedibile evoluzione degli eventi non dà certezze per il futuro.
Sintetizzando i risultati del rapporto, è possibile individuare alcuni elementi che caratterizzano le dinamiche di mercato e che interessano trasversalmente tutte le filiere agroalimentari, sia pure con diversa intensità.
Il fenomeno più rilevante è senza dubbio l'azzeramento del canale Horeca (ristorazione collettiva privata e pubblica), con l'esclusione delle mense ospedaliere e di poche altre eccezioni. A tale riguardo, la sostituzione della somministrazione diretta con le consegne a domicilio ha solo in minima parte compensato l'annullamento di questo canale cui, inoltre, è direttamente legata la rilevante domanda di cibo dei turisti stranieri, anch'essa azzerata. Altri elementi che interessano trasversalmente il settore riguardano il personale e la logistica. Nonostante l'adozione di misure tendenti a ridurre l'impatto, la presenza di rischio di contagio in caseifici, centri di lavorazione ortofrutticola, macelli e/o centri di lavorazione delle carni, oltre che presso le ditte di trasporti, ha reso più complesso il funzionamento delle filiere, in termini di approvvigionamento di materie prime e di spedizione/consegna dei prodotti, ma anche di maggiori costi di produzione o minore capacità lavorativa. In alcuni casi, l'incerto funzionamento dei servizi di logistica, soprattutto internazionali, ha messo in difficoltà alcune imprese per il reperimento di materia prima o di materiali di consumo (ad esempio, imballaggi).
Direttamente al problema precedente è connesso quello del reperimento di servizi e o pezzi di ricambio di macchinari, in grado di garantire la piena efficienza delle attività sia nelle aziende agricole sia nelle imprese di trasformazione. Anche la sospensione delle fiere ha di certo pesato sulle diverse filiere, riducendo di fatto la possibilità di stringere contatti e relazioni utili non solo per gli affari correnti, ma anche per quelli futuri.
Sul fronte dei consumi finali, dal rapporto emerge un'elevata dinamicità degli stessi nelle settimane indagate. Ciò non solo per lo scontato incremento degli acquisti dettato dalla iniziale preoccupazione di un contingentamento dei beni alimentari (nella GDO i fatturati del periodo 9-15 marzo hanno addirittura superato quelli della settimana delle festività natalizie - vedi grafico), ma anche per la mutevolezza dei comportamenti dei consumatori.
Fonte: Ismea-Nielsen
L'esame puntuale di quattro settimane di atti di acquisto restituisce alcuni grandi trend che sono riassumibili come segue:
Le norme nazionali per il contenimento del contagio da Coronavirus, almeno nelle prime settimane di lockdown, hanno avuto un impatto considerevole sugli acquisiti e quindi sulle preferenze dei consumatori che in tempi brevissimi hanno dovuto modificare i propri stili di vita.
Il diffondersi della pandemia anche in altri Stati (tra cui i principali partner commerciali dell'Italia) e il protrarsi delle restrizioni delineano uno scenario incerto e difficilmente prevedibile che potrebbe confermare, ma anche stravolgere, le dinamiche rappresentate.
Nel frattempo, sul fronte dei consumi, le prime settimane di aprile sembrerebbero confermare i trend osservati nel periodo precedente, seppure con una graduale riduzione della spinta agli acquisti, una preferenza crescente verso il format distributivo dei Liberi Servizi e un continuo incremento dell'e-commerce. Allo stesso modo, anche per le filiere - nonostante una rapida riorganizzazione delle stesse per far fronte al periodo di emergenza - sembrerebbero persistere le criticità rilevate nelle prime quattro settimane di monitoraggio, con particolare riguardo alla chiusura del canale Horeca e con dinamiche difficili da prevedere sul fronte del commercio con l'estero.
L'attenzione è ora posta all'attivazione della cosiddetta "fase 2" dell'emergenza che dovrebbe trovare attuazione alla fine di questo ulteriore periodo di restrizioni e che dovrebbe permettere la graduale ripresa produttiva e sociale del Paese.
Note
[1] "Emergenza Covid-19:Rapporto sulla domanda e l'offerta dei prodotti alimentari nelle prime settimane di diffusione del virus" (ISMEA, 2020)
Michele Di Domenico
ISMEA
PianetaPSR numero 90 aprile 2020