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Policy brief

Ambiente, contrastare la perdita di biodiversità e sostenere servizi ecosistemici, habitat e paesaggio? La situazione italiana

Il policy brief 6 fotografa la situazione italiana su questo fronte per favorire la definizione di politiche ambientali adeguate.

Nel novembre 2019 sono stati resi pubblici i Policy brief, frutto del lavoro di un tavolo tecnico organizzato dal MIPAAF e composto da esperti della Rete Rurale Nazionale, al fine di supportare la redazione del futuro Piano Strategico Nazionale (PSN) della PAC post-2020.

Contribuire alla tutela della biodiversità, rafforzare i servizi ecosistemici e preservare gli habitat e il paesaggio, è il sesto obiettivo specifico della futura PAC, che contribuisce all'obiettivo generale (OG2) volto a rafforzare la tutela dell'ambiente e l'azione per il clima e contribuire al raggiungimento degli obiettivi in materia di ambiente e clima dell'Unione
L'analisi del contesto italiano in relazione all'obiettivo specifico in esame viene sviluppata nel sesto dei Policy brief, realizzato dagli esperti della RRN nell'ambito del percorso di costruzione della Strategia nazionale e funzionale alla definizione della conseguente analisi SWOT (analisi dei punti di forza, debolezza, delle opportunità e delle minacce).

Farmland Bird Index

L'indice dell'avifauna delle aree agricole è un indice composito che misura il tasso di variazione dell'abbondanza relativa delle specie di uccelli comuni che dipendono dai terreni agricoli. L'indicatore è considerato un barometro del cambiamento della biodiversità degli ambienti agricoli in Europa, perché gli uccelli sono in cima alla catena alimentare e la loro sopravvivenza dipende da un insieme di elementi legati alla qualità degli habitat, all'integrità e funzionalità degli agro-ecosistemi.

Dal 2000 a oggi, in Italia si è verificata una diminuzione della popolazione di uccelli tipici delle aree agricole di circa il 23%, con un trend significativamente peggiore (-45%) nelle pianure rispetto sia alle colline (-26%) sia alle pseudosteppe (-10%). L'andamento delle sole specie degli ambienti prativi risulta stabile nelle colline, ma in declino nelle pianure. Lo stesso accade per le specie degli agroecosistemi complessi e delle specie legate alle colture permanenti. Nell'indicare come lo stato di salute degli agroecosistemi in Italia sia, in generale, non soddisfacente (in nessun caso, nemmeno nelle zone collinari i trend sono positivi), i dati evidenziano come gli agroecosistemi delle pianure soffrano una crisi generalizzata non limitata ad alcuna delle componenti o ad alcune specifiche tipologie di ambiente agricolo, e danno una misura, evidentemente preoccupante, dell'estensione e della gravità del fenomeno.

Figura 1 - Evoluzione del Farmland Bird Index e del Farmland Bird Index delle praterie montane

 

Fonte: RRN-Lipu, 2019

Agricoltura in siti Natura 2000

In Italia la Rete Natura 2000 è costituita complessivamente da 2.621 siti, per una superficie totale di 6.938.576 ettari, di cui 5.834.434 a terra e 1.104.142 a mare, pari rispettivamente al 19,35% del territorio nazionale terrestre e al 7,15% della superficie marina nazionale.  All'interno dei siti Natura 2000 in Italia sono protetti complessivamente: 131 habitat, 90 specie di flora e 112 specie di fauna (delle quali 22 mammiferi, 10 rettili, 16 anfibi, 26 pesci, 38 invertebrati) ai sensi della Direttiva Habitat; circa 380 specie di avifauna ai sensi della Direttiva Uccelli.

L'attività agricola è significativamente ricompresa nella Rete Natura 2000, all'interno della quale riveste un'importanza strategica. Secondo elaborazioni della RRN su dati SIN-AGEA quasi la metà della superficie a terra dei siti Natura 2000 è interessata da aziende agricole beneficiarie dei contributi della PAC, a cui si aggiunge un'ulteriore quota, pari a circa un milione di ettari (18% della superficie a terra Natura 2000), relativa ad aziende non beneficiarie. Circa il 13% delle aziende agricole (per una SAT di 2,6 milioni di ettari) e il 12% della SAU (oltre 1,5 milioni di ettari) ricade in siti Natura 2000, di cui una quota consistente (33%) è costituita da prati e pascoli permanenti, il 32% da boschi e il 20% da aree seminabili (20%).

La conoscenza delle relazioni tra l'attività agricola e la Rete Natura 2000 assume particolare rilievo per promuovere la gestione sostenibile dei terreni agricoli e forestali ricadenti in queste aree e per contribuire alla tutela e alla salvaguardia della biodiversità.

Figura 2 - Presenza dell'agricoltura [1] nei siti Natura 2000 (%) (2018)

 

Fonte: Rete Rurale Nazionale, 2018. "La politica di sviluppo rurale per la biodiversità, Natura 2000 e le aree protette"(elaborazioni RRN su dati SIN-AGEA, 2018)

Percentuale di specie e habitat di interesse comunitario connessi con l'agricoltura con trend stabile o crescente

Le specie e gli habitat di interesse comunitario (elencati negli Allegati della direttiva Habitat) sono quelli a rischio di estinzione nel loro ambiente naturale, le specie rare o endemiche, caratteristiche di una o più regioni biogeografiche europee. Di questi, le specie e gli habitat connessi con l'agricoltura sono quelli la cui sopravvivenza nel lungo periodo è strettamente legata alla presenza dell'attività agricola (a bassa intensità) o il cui stato di conservazione è influenzato dal tipo di gestione dei sistemi agricoli, dall'intensità delle pratiche implementate o dall'abbandono della terra. L'insieme di queste specie e habitat varia in funzione della regione biogeografica e tra Stati membri. 

La maggiore ricchezza di habitat connessi all'agricoltura si concentra nelle Regioni e Province Autonome più settentrionali del Paese e nelle Regioni centrali lungo la dorsale appenninica. Le specie "target" individuate per gli habitat connessi all'agricoltura estensiva seguono in buona parte la distribuzione delle aree ad agricoltura e pastorizia tradizionali, coprendo dunque in misura maggiore le aree appenniniche e sicule.

Come proxy dell'indicatore, in attesa degli sviluppi metodologici dei servizi della Commissione europea, è stato utilizzato lo "stato di conservazione degli habitat agricoli (formazioni erbose naturali e seminaturali)": i dati (ISPRA, 2014) rivelano che solo il 18% è in stato di conservazione favorevole, mentre il 71% è in stato cattivo (26%) o inadeguato (45%): questi valori richiamano alla necessità di rafforzare il contributo dell'agricoltura nella tutela e conservazione di questa categoria di specie e habitat.

Figura 3 - Ripartizione percentuale degli habitat agricoli (formazioni erbose naturali e seminaturali) per stato di conservazione (2012)

Fonte: ISPRA, 2014

Area agricola interessata da elementi caratteristici del paesaggio

Gli elementi caratteristici del paesaggio sono costituiti da elementi naturali e semi-naturali (es. siepi o fasce alberate, alberi isolati o in filare, gruppi di alberi e boschetti, bordi dei campi; fasce di vegetazione ripariale; stagni, laghetti e fossati) e strutturali (es. muretti a secco, terrazzamenti e ciglionamenti), e sono strettamente legati al tipo di sistema agricolo, di regione bio-geografica, di condizioni socio-economiche e culturali, pertanto il loro insieme può essere diverso da Regione a Regione. 

Gli elementi caratteristici del paesaggio producono una serie di benefici agli agro-ecosistemi, e all'ambiente in generale, tra cui la fornitura di habitat, il contrasto all'erosione del suolo e l'aumento della fertilità, il miglioramento della qualità dell'acqua e l'aumento della sua quantità, la mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti climatici. La riduzione degli elementi caratteristici del paesaggio è attribuibile all'intensificazione produttiva che ne ha determinato una graduale rimozione, o all'abbandono colturale che ne ha causato un progressivo degrado.

Politiche di contrasto sono state attuate nel precedente settennio (2007-2013) e sono previste in quello attuale tramite le misure ACA (in particolare la sottomisura 10.1) e altre misure che contribuiscono direttamente o indirettamente al raggiungimento degli obiettivi della Priorità 4 (sottomisure 4.3 e 4.4, 7.4, 7.5 e 7.6). Tuttavia, l'analisi dei primi risultati a livello nazionale denota uno scarso orientamento a utilizzare criteri per una selezione attenta delle aree geografiche destinatarie degli interventi che potrebbe aumentare l'efficacia degli interventi.

Circa l'ammontare della sottomisura 10.1 nel settennio attuale, in base a dati non definitivi, la quota percentuale destinata agli interventi più specifici per il paesaggio quali "tutela degli Habitat e gestione delle strutture verdi, la corretta gestione dei pascoli e la conversione dei seminativi", è risultata assai bassa (circa il 29% del budget totale) rispetto ai finanziamenti erogati per la produzione integrata e per la gestione del suolo (64%).

I terrazzamenti, i ciglionamenti e i muretti a secco sono probabilmente gli elementi caratteristici del paesaggio più diffusi sul territorio italiano e non solo. I terrazzamenti sono, infatti, il più importante sistema di organizzazione del paesaggio nell'area del Mediterraneo. Secondo una prima ricognizione a scala nazionale del patrimonio terrazzato (Progetto MAPTER), l'estensione complessiva (ancora sottostimata) delle aree terrazzate risulta, nel 2016, di circa 170.000 ha, di cui si stima che l'80% sia in stato di abbandono (Bonardi, 2016).

In base ai dati resi disponibili dalla DGAgri sulle aree di interesse ecologico, al 2016 gli elementi caratteristici del paesaggio (10%), comprese le fasce tampone (3%), interessavano complessivamente il 13% della SAU.

Alcune riflessioni conclusive

Tra le priorità della nuova proposta per la PAC post 2020 troviamo una maggiore ambizione in materia di ambiente e di azione per il clima. Sottolineando la necessità di consolidare il ruolo dell'agricoltura nel perseguimento degli obiettivi dell'Accordo di Parigi e dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, nella proposta viene enfatizzato il ruolo fondamentale degli agricoltori come custodi e gestori degli ecosistemi, degli habitat e del paesaggio. 

Le misure agro-climatico-ambientali, insieme ai requisiti imposti dalla Condizionalità e all'introduzione di interventi ambientali volontari su base annuale a valere sul budget dei pagamenti diretti (eco-schema), costituiscono gli strumenti principali della proposta per la PAC per raggiungere con maggiore efficacia gli obiettivi ambientali e climatici, da attuare in modo più mirato e flessibile, anche attraverso l'adozione di approcci più innovativi tra cui le misure collettive e i pagamenti basati sui risultati. Le opportunità di migliorare la performance ambientale dell'agricoltura e della gestione forestale sono, comunque, offerte da un più ampio quadro di interventi che includono investimenti, conoscenza, innovazione e cooperazione da attuare secondo opportune strategie economiche, sociali ed ecologiche.

Un aspetto cruciale per assicurare l'esaustività e la coerenza dei processi analitici finalizzati a definire gli ambiti di intervento e a individuare i target da conseguire attraverso l'insieme degli strumenti messi in atto è rappresentato dalla disponibilità di dati e informazioni agro-ambientali idonee. Una efficace descrizione del contesto ambientale è, infatti, alla base della scelta delle priorità di intervento e della conseguente combinazione degli strumenti disponibili per contribuire efficacemente all'obiettivo specifico 6 e, più in generale, agli obiettivi ambientali della PAC, nel quadro più ampio del Green Deal.

Strumenti e fonti utilizzati nella sua costruzione

Come per gli altri obiettivi specifici, anche nel caso dell'analisi di contesto relativa all'OS6, si è partiti dallo studio degli indicatori previsti dal PMEF (Quadro di monitoraggio e valutazione della PAC post-2020). In particolare, dopo un'analisi in serie storica degli indicatori, ci si è concentrati sui dati della situazione attuale (o iniziale), utili a evidenziare gli elementi per l'analisi SWOT finalizzata all'individuazione dei conseguenti fabbisogni e quindi degli strumenti più opportuni.
Nella proposta di regolamento, all'obiettivo specifico 6 corrispondono i seguenti indicatori di contesto (C) che incorporano quelli di impatto (I):

  • Indice dell'avifauna presente nelle zone agricole (C.35-I.18)
  • Percentuale di specie e habitat di interesse comunitario connessi con l'agricoltura che presentano una tendenza stabile o in aumento (C.36 -I.19)
  • Percentuale della SAU interessata da elementi caratteristici del paesaggio (C.21- I.20)
  • Agricoltura in Natura 2000 (C.19)

Si specifica che gli indicatori considerati nel Policy brief 6 sono stati calcolati sulla base dei dati attualmente disponibili presso fonti di dati consolidate (ISPRA, MATTM, LIPU, Mipaaf), nei limiti delle note criticità nei dati sulla biodiversità e il paesaggio in termini di completezza, specificità e idoneità a rappresentare adeguatamente i fenomeni ambientali in connessione con l'agricoltura. Si evidenzia, pertanto, la necessità di arricchire il quadro informativo sulla biodiversità e il paesaggio funzionalmente alle esigenze della PAC.

Al fine di evitare di trascurare elementi ritenuti rilevanti per descrivere adeguatamente il contesto nazionale: a) gli indicatori sono stati calcolati anche nel caso in cui non fosse disponibile il dettaglio regionale o una serie storica; b) alcuni indicatori, come la "percentuale di specie e habitat di interesse comunitario connessi con l'agricoltura" o l'"area agricola interessata da elementi caratteristici del paesaggio", sono stati sostituiti da proxy nel caso di mancanza dei dati e/o della metodologia di calcolo definitiva fornita dai servizi della Commissione europea; c) sono stati considerati anche indicatori complementari rispetto a quelli indicati nel PMEF,  tra cui quelli relativi alla struttura e alla qualità del territorio e del paesaggio, ai paesaggi rurali storici e all'agrobiodiversità.

 
 

Documentazione di riferimento

 
 

Note
[1] Il calcolo del numero di aziende beneficiarie, e relative SAU e SAT presenti nei siti Natura 2000 è stato effettuato utilizzando i database relativi al fascicolo aziendale, le informazioni contenute nel progetto "Refresh" e altri database presenti nel geodata warehouse del SIN. Per i dettagli metodologici si veda Rete Rurale Nazionale, 2018. "La politica di sviluppo rurale per la biodiversità, Natura 2000 e le aree protette".

 
 

Antonella Trisorio
CREA PB

 
 

PianetaPSR numero 90 aprile 2020