Home > Pianeta Rurale > Rete Rurale Nazionale > Migrazioni, agricoltura e ruralità. Politiche e percorsi per lo sviluppo dei territori
Migranti

Migrazioni, agricoltura e ruralità. Politiche e percorsi per lo sviluppo dei territori

Uno studio della RRN, realizzato dal CREA-PB, affronta i molteplici e complessi aspetti che caratterizzano le migrazioni nelle aree rurali. Tema attuale, controverso e molto dibattuto che, però, risente di una scarsa conoscenza dei percorsi lavorativi - soprattutto in agricoltura - e inclusivi che i migranti intraprendono in ambito rurale. Lo Studio, adottando un approccio multidisciplinare, si prefigge di dare un contributo nel ridurre tale deficit informativo.

Il contributo strategico che i migranti apportano al settore agricolo nazionale rappresenta ormai una realtà consolidata per gli addetti ai lavori - operatori, istituzioni e ricercatori; contributo testimoniato anche dai dati statistici ufficiali: quelli diffusi dall'Inps, ad esempio, evidenziano come, nel 2018, era straniero il 37% degli operai a tempo determinato in agricoltura (+ 2% rispetto al 2014), di cui il 41% di origine comunitaria (dati Inps, 2018). A questi vanno sommati i lavoranti migranti irregolari che sfuggono alle statistiche ufficiali e il cui impiego presenta molte zone d'ombra, in virtù di vere e proprie pratiche illegali di reclutamento e di organizzazione del lavoro. Ci riferiamo, in particolare, al caporalato, fenomeno presente da più di un secolo nell'agricoltura di varie zone d'Italia, e applicato alla gestione delle migrazioni stagionali della manodopera agricola, prima italiana, oggi principalmente straniera. 

Va segnalato, però, un impegno crescente da parte delle istituzioni nel contrastare situazioni di sfruttamento e questo grazie anche alle denunce fatte dagli stessi migranti e dalle associazioni impegnate a salvaguardare i loro diritti. Nello stesso tempo, sono sempre più numerose le iniziative del mondo agro-alimentare nel sostenere la regolare assunzione dei lavoratori in agricoltura, nonché nel garantire un prezzo equo agli agricoltori, i quali, come è noto, sono soggetti a dinamiche concorrenziali (spesso sleali) esercitate dagli altri attori della filiera agro-alimentare. Esperienze positive diffuse su tutto il territorio nazionale e che, per la loro significatività, sono state utilizzate come filo conduttore di uno Studio realizzato nell'ambito della Rete Rurale Nazionale. 

I due principali temi trattati dallo Studio e riconducibili alla presenza dei migranti nelle aree rurali - percorsi lavorativi e integrazione sociale - sono stati argomentati facendo riferimento anche a esperienze concrete, che si contraddistinguono appunto per il significativo impatto in tema di integrazione economica e sociale dei migranti. L'idea di fondo di tale scelta è la convinzione che si possano conciliare le esigenze specifiche del lavoro in agricoltura (stagionalità dei raccolti, mansioni non specializzate, ecc.) con un impiego equo della manodopera straniera e che il suo contributo rappresenti un'opportunità e non un problema per i percorsi di sviluppo delle aree rurali.

Integrazione economica e sociale dei migranti nelle comunità rurali: gli approfondimenti dello Studio della RRN

Come già accennato, lo studio svolto sviluppa delle riflessioni sui percorsi lavorativi che i migranti intraprendono in ambito rurale - in particolare, nel settore agricolo -, nonché sui loro percorsi di integrazione sociale nelle comunità locali. Inizialmente, l'attenzione è stata posta sulle fonti, statistiche e non, disponibili nel nostro Paese, sul tema dei flussi migratori nelle aree rurali. Ciò al fine di dare contezza del fenomeno dal punto di vista statistico, nonché evidenziare le criticità insite nei sistemi di rilevazione ufficiale; criticità che possono essere ricondotte a due ordini di problemi: la difficoltà a censire l'effettivo impiego dei migranti in agricoltura a causa, da un lato, della presenza di irregolari e del carattere stagionale delle prestazioni che porta lo stesso soggetto a spostarsi in più campagne durante l'anno; dall'altro, dalla necessità di superare la consueta e più tradizionale contabilizzazione dei flussi adottati, per "comprendere i drivers delle migrazioni, la situazione economica e sociale dei migranti e i loro processi di integrazione" (ISTAT, 2018).  In Italia sono diversi i soggetti, istituzionali e non, che trattano il fenomeno migratorio da diverse angolazioni, attraverso: periodiche attività di rilevazione di dati e informazioni di natura statistica (Istat, Inps); ma anche indagini e ricerche sul campo (di Ong, Enti di ricerca, istituzioni pubbliche, ecc.) finalizzati ad approfondire gli aspetti legati ai percorsi di integrazione dei migranti - stato di salute, contesto abitativo, apprendimento della lingua, percorsi lavorativi, ecc.. Ne risulta così un quadro complesso e composito di dati, ricco sì di informazioni ma ancora incapace di fornire un quadro esaustivo della presenza dei migranti in ambito agricolo e rurale. 

All'analisi statistica segue una ricostruzione dello stato dell'arte sul tema delle migrazioni straniere in arrivo nelle aree rurali, al fine di mettere in luce i temi salienti, le problematiche principali, all'interno di un dibattito internazionale arricchito, negli ultimi vent'anni, da contributi di geografi, sociologi, demografi, antropologi, economisti (capitolo 2). Dibattito che mette in luce elementi di dinamicità, ricomposizione e innovazione che attraversano il mondo rurale, riconducibili ad un processo di transizione multifunzionale o di strategie di sviluppo regionale che utilizzano anche politiche di immigrazione; e, nello stesso tempo, evidenzia elementi di criticità che mettono in discussione l'"idillio rurale", acuendo le diseguaglianze esistenti o creandone di nuove, su basi etnico-razziali.

I principali elementi che tendono a comprimere il valore della produzione agricola e che impattano sui lavoratori e, in particolar modo, su quelli stranieri sono analizzati anche all'interno delle dinamiche che caratterizzano le filiere agro-alimentari. Nello specifico, l'attenzione è posta sulle disfunzioni del sistema agro-alimentare che generano irregolarità o fenomeni di grave sfruttamento. Là dove i rapporti lungo la filiera risultano rispettosi di tutte le componenti coinvolte, la garanzia di rapporti di lavoro equi e trasparenti è più presente. Mentre, nei casi in cui il funzionamento della filiera è fortemente legata ad un soggetto dominante che ne regola, in posizione lobbistica, gli scambi, oppure là dove il sistema della produzione è frammentato e, di conseguenza, debole nelle contrattazioni commerciali, si possono generare fenomeni di irregolarità che a cascata coinvolgono i singoli attori del processo di filiera.

Sul versante dei diritti dei lavoratori, nello Studio si analizzano i differenti strumenti di contrasto allo sfruttamento e di promozione dei diritti, ponendo lo sguardo soprattutto su quelli di natura privatistica, che si caratterizzano per coinvolgimento di attori diversi, sulla responsabilizzazione individuale, di imprese e consumatori. Si tratta di strumenti sempre più diffusi e che fanno riferimento anche all'economia solidale e quindi orientati da principi di solidarietà e eticità, all'interno di forme organizzative collettive, di cooperazione e mutualismo. La sfida per gli analisti è quella di approfondire la conoscenza dei diversi modelli emergenti, per comprenderne i limiti e le potenzialità, nella promozione del rispetto dei diritti, all'interno dei processi di sviluppo rurale e agricolo.
Relativamente al tema dell'inserimento sociale dei migranti, ci si è interrogati sulle diverse dimensioni dell'inclusione, approfondendo il ruolo strategico e, ormai consolidato, che svolge l'agricoltura sociale in tale ambito. Essa, puntando a coinvolgere e collegare gli attori sociali ed economici locali, ha il merito di creare un contesto inclusivo, cioè un contesto in cui le relazioni di reciproco sostegno facilitano l'inclusione sociale e lavorativa delle persone vulnerabili, compresi i migranti. 

Ma i processi di inclusione dei migranti richiedono necessariamente l'attivazione di politiche, ordinarie e di sistema. Relativamente a queste ultime, l'attenzione è stata indirizzata ad analizzare come le nuove pratiche - approccio integrato e partecipativo - sostenute dalle politiche di sviluppo territoriale (Leader, Strategia Nazionale Aree Interne) si interfaccino con il fenomeno delle migrazioni e quale valore aggiunto le stesse apportino ai processi di inclusione nelle comunità locali. Alle due politiche di sviluppo territoriale si è affiancata anche l'analisi dell'impatto che la principale politica adottata - a livello nazionale - per fronteggiare specificamente il fenomeno delle migrazioni (Sprar) sta avendo nelle aree rurali.

Il ruolo strategico che può, o meglio, dovrebbe, svolgere la politica nella governance dei flussi migratori è dibattuto nella parte conclusiva dello Studio. La constatazione da cui si parte è che pur se, negli ultimi anni, le migrazioni internazionali rappresentano uno dei temi dominanti del dibattito e dell'agenda politica in Italia ed in Europa, ancora oggi mancano delle chiare politiche condivise, così come modelli univoci di gestione regolare della domanda di mobilità migratoria cui fare riferimento. A tal fine, si fornisce uno spaccato dei principali strumenti presenti nell'ambito della politica di sviluppo regionale e della Politica agricola comune e, facendo proprio un approccio di sistema, si suggeriscono alcune ipotesi di intervento per superare gli ostacoli effettivi che i migranti incontrano nella loro integrazione.

Alcune riflessioni conclusive

I flussi migratori costituiscono, ormai, un fenomeno con il quale l'Europa e il nostro Paese saranno sempre più chiamati a confrontarsi. Dallo Studio emerge come sia necessario, in primo luogo, approfondire la conoscenza del fenomeno, migliorando anche l'offerta statistica ufficiale circa le caratteristiche e le dinamiche della presenza dei migranti; necessità, d'altronde, avvertita anche a livello europeo e ben presente nel dibattito che si è sviluppato negli ultimi anni nel contesto comunitario da parte della comunità scientifica e delle Istituzioni di statistica europei. I miglioramenti attengono a diversi elementi, quali, ad esempio, le definizioni utilizzate (chi è cosa), il carattere strutturale della presenza degli immigrati che richiama l'attenzione sui loro percorsi di integrazione economica, sociale e culturale, le interazioni tra comunità autoctone e comunità immigrate. A livello di azione politica, andrebbe ricercato un giusto equilibrio fra interventi volti a governare la pressione migratoria e quelli finalizzati a cogliere le opportunità insite nell'accogliere nuovi abitanti. Si evidenzia così l'esigenza di adottare soluzioni che tendano all'integrazione dei migranti e all'adozione di un trattamento uguale, sul piano economico e dei diritti, a quello che godono i lavoratori e i cittadini italiani. Parallelamente però, come sottolineato in più parti dello Studio, va sostenuta anche un'azione culturale di recupero della dignità del lavoro agricolo, soprattutto di tipo avventizio, affinché si attribuisca allo stesso un riconoscimento sociale adeguato e che, quindi, venga percepito come un'attività da tutelare e valorizzare, sia sul fronte della componente lavorativa autoctona che quella straniera.

 
 
 

Catia Zumpano
CREA-PB

 
 

PianetaPSR numero 91 maggio 2020