La gestione del rischio in agricoltura è ad oggi considerata uno dei principali strumenti di politica per la tutela della redditività delle aziende agricole colpite da avversità atmosferiche, calamità naturali, fitopatie e infestazioni parassitarie, assumendo anche un'efficace funzione di contrasto rispetto ai fenomeni della volatilità dei prezzi e di instabilità dei redditi.
In Italia, l'esposizione al rischio di catastrofi naturali, considerate le più recenti evoluzioni climatiche, è notevolmente aumentata. Un fenomeno che in ambito agricolo, in cui i danni da eventi catastrofali (CAT) associati a gelo, siccità e alluvioni, hanno assunto, per frequenza e severità, una rilevanza ben superiore al passato, sta fortemente condizionando le dinamiche del mercato assicurativo e riassicurativo. Si osserva, in particolare, una minore propensione all'assunzione di questi rischi da parte delle stesse compagnie, se non a fronte di costi via via più elevati e di condizioni contrattuali sempre più restrittive che rendono la copertura incompatibile con la capacità di spesa delle aziende agricole, nonostante il sostegno pubblico.
Basti pensare - come evidenziato nel documento preparatorio al Convegno internazionale sulla gestione del rischio [1] - che, considerando i 600 milioni di euro di danni medi CAT nel periodo 2014-2018, il sistema assicurativo ha risarcito meno del 10% del fabbisogno nazionale e per oltre il 90% nel Nord Italia, essendo di per sé sbilanciato territorialmente e limitato nella platea di aziende coinvolte.Analizzando l'impatto territoriale dei danni da eventi CAT per il periodo 2010-2018 (Figura 1), emerge un quadro composito che evidenzia talune situazioni di maggiore incidenza, ma senza tuttavia mostrare significative differenze a livello di macro-ripartizioni geografiche.
Figura 1 - Perdita economica agricola da CAT dati assicurativi e FSN, serie storica 2010-2018
Un'indagine ISMEA, condotta su un campione stratificato di 500 grandi aziende agricole assicurate, rivela inoltre che le avversità meteoclimatiche maggiormente coperte da polizze assicurative sono rappresentate da grandine (25,6% delle risposte), vento forte (21,5%) ed eccesso di pioggia (16,3%).
Gelo e brina, siccità e alluvione risultano rispettivamente in quarta, quinta e ottava posizione, nel ranking delle avversità assicurate, a conferma di una ancora ridotta propensione alla copertura dei rischi CAT anche da parte delle aziende più strutturate e con maggiore esperienza e consapevolezza nell'utilizzo degli strumenti di gestione del rischio.
La stessa indagine ha raccolto anche le opinioni degli intervistati sul tema delle future strategie in materia gestione del rischio in agricoltura. Al riguardo, il 63% degli intervistati si è espresso a favore di un cambiamento delle attuali modalità di finanziamento, attraverso l'impiego delle risorse pubbliche. Un altro 34% lascerebbe invariato il sistema attuale, mentre solo un 3% abbandonerebbe il sistema dei contributi pubblici sulle assicurazioni agricole.
Dei due terzi circa degli intervistati favorevoli a un cambiamento, il 16% condizionerebbe gli aiuti alla sottoscrizione di una polizza assicurativa nazionale obbligatoria contro i rischi catastrofali, mentre il 17% concederebbe i contributi pubblici solo per le polizze multirischio, a copertura cioè di tutte le avversità atmosferiche oggi assicurabili Un altro 13% si è detto invece favorevole ad estendere il sistema delle assicurazioni agevolate anche alle polizze monorischio.
In relazione all'ipotesi di destinare una quota dei pagamenti PAC a una copertura obbligatoria contro gli eventi catastrofali a favore di tutte le aziende agricole nazionali, le risposte, "sterilizzate" da quelle nulle (non so/non risponde), risultano per oltre due terzi favorevoli alla proposta di obbligatorietà del prelievo sui fondi PAC e solo per il 32% contrarie.
Ciò dimostra la sensibilità e l'interesse degli agricoltori verso la prevenzione di questi rischi, considerando la gravità delle ricadute economiche legate al verificarsi delle avversità catastrofali.
A fronte di questi potenziali fabbisogni, va rilevato che l'attuale sistema SGR e il modello assicurativo/riassicurativo, così come strutturato, denota alcuni limiti nella capacità di intervento e nel potenziale risarcitorio, con specifico riferimento alle coperture contro i rischi CAT.
In aggiunta va sottolineato come nell'attuazione della sottomisura 17.1 del PSRN 2014-2020, la partecipazione delle Regioni del Mezzogiorno e del Centro Italia appare ad oggi ancora molto contenuta, evidenziando significativi squilibri territoriali nella ripartizione sia dei contributi pubblici sia dei risarcimenti a fronte di danni da eventi catastrofali.
Qualche numero può aiutare a comprendere alcune criticità legate all'attuale assetto degli strumenti di risk management e la necessità di rafforzare il sistema SGR verso un nuovo SGR+.
Innanzitutto, come noto, il mercato delle polizze agricole agevolate è fortemente esposto al fenomeno dell'adverse selection (è assicurato solo il 9% delle aziende, l'8,3% della SAU e il 18,7% della PLV).
Lo strumento assicurativo è territorialmente e strutturalmente asimmetrico e limitato nelle coperture CAT a 20.000 aziende, un terzo circa di quelle assicurate.
Nelle regioni del Mezzogiorno si assicurano contro i rischi CAT solo 1.300 aziende, il 6,5% del totale a fronte di una partecipazione complessiva del Sud al mercato assicurativo agevolato del 7,7%.
L'incidenza delle polizze multirischio è scesa dal 27% del 2014 al 18% del 2018, mentre i relativi costi medi sono aumentati, nello stesso periodo, dall'11% al 13%.
In questo contesto e nel quadro della nuova strategia della PAC post-2020 va definendosi, nell'ambito delle proposte in materia di gestione del rischio, un nuovo assetto basato su tre livelli, articolati in funzione del grado di ambizione e di copertura dei rischi agricoli (Figura 2):
Lo schema - annunciato dalla Ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, nel suo intervento al Consiglio Agricoltura del 21 settembre scorso sulla PAC post 2020 (regolamento sui piani strategici) - prevede che la quota privata del 30% del costo della copertura catastrofale obbligatoria, da versare a un Fondo mutualistico nazionale, verrebbe attivata trattenendo una percentuale dei pagamenti diretti agli agricoltori (non oltre il 2% del massimale nazionale). Ai versamenti degli agricoltori si aggiunge il 70% di cofinanziamento pubblico del secondo pilastro, secondo lo schema già collaudato nella programmazione 2014-2020. I due importi garantiscono un sufficiente apporto di risorse finanziarie per la copertura di circa il 50% dei danni medi da eventi CAT registrati annualmente sul territorio nazionale.
La copertura nazionale «di base» contro i rischi CAT per tutte le aziende agricole garantisce, oltre a un adeguato risarcimento in caso di danni, un riequilibrio tra territori e prodotti delle politiche di gestione del rischio in agricoltura, ancora oggi poco diffuse nel Centro-Sud, come accennato, e quasi del tutto assenti in comparti strategici come quelli dell'olio di oliva o del frumento duro.
Camillo Zaccarini Bonelli, Nicola Lasorsa
ISMEA
PianetaPSR numero 94 settembre 2020