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Biodinamico

Biodinamico, la politica di sviluppo italiana e gli orizzonti di una strategia di medio periodo

Un'analisi del settore in crescita nel solco dell'agro-sostenibilità e delle sue prospettive.

L'agricoltura biodinamica è stata oggetto di una politica nazionale mirata con l'inserimento della stessa nel Piano (1)  strategico nazionale per lo sviluppo del sistema biologico, redatto dal Ministero competente, il cui contenuto mirava a coordinare le iniziative di sviluppo, tutelare il consumatore, promuovere la ricerca e la semplificazione. Il raggio di azione previsto del Piano era di 4 anni, perché nel 2020 era segnata anche la linea di confine con la nuova programmazione di sviluppo rurale in cui far transitare i risultati, non solo per calibrare i nuovi interventi di aiuto, ma anche per garantire una maggiore strutturazione delle filiere bio, migliorare la comunicazione istituzionale, semplificare il coordinamento della normativa settoriale anche in materia di controlli. Nell'individuazione delle 10 azioni previste dal Piano si era tenuto in conto che il settore presentava delle specificità che necessitavano di un approccio di sistema, con un'attenzione prioritaria alla ricerca e alla diffusione di innovazioni per migliorare il valore delle filiere in termini di competitività e maggiore qualità, in chiave agro-ecologica.

I numeri

La realtà agricola biodinamica rientra nel filone dell'agro-sostenibilità, è l'unica equiparata all'agricoltura biologica nei regolamenti UE e presenta dati di comparto consistenti e in crescita, considerando le quasi 5.000 aziende agricole censite in Italia con un incremento del 17% circa in tre anni, dal 2016 al 2019, e un fatturato medio per ettaro che è pari a 13.309 euro, con dei margini di gran lunga superiori sia a quelli riportati dal biologico (2.441 euro circa), sia a quelli registrati dal convenzionale (3.207 euro). Nello stesso periodo l'incremento dei trasformatori è stato del 43%. Dietro la compagine agro-trasformatrice si colloca  il movimento biodinamico,  presente in oltre 60 paesi nel mondo, e rappresentato in Italia da due storiche organizzazioni,  l'Associazione per l'agricoltura biodinamica, fondata nel 1947, che si occupa di divulgazione del metodo biodinamico, di ricerca e di formazione e Demeter Italia, associazione fondata nel 1984 che tutela la qualità biodinamica[1].

La struttura del settore

Per meglio comprendere l'attuale contesto italiano è opportuno precisare che Demeter raggruppa in Italia, aziende agricole, di trasformazione e commercializzazione in un sistema di filiera integrata, in cui le aziende sono localmente collegate agli altri segmenti produttivi, diffuso su tutto il territorio nazionale e che i risultati economici delle aziende biodinamiche appaiono notevoli in tutti i segmenti della filiera. L'Associazione Biodinamica e Demeter Italia hanno costruito insieme un sistema altamente strutturato, pertanto la formazione per gli imprenditori agricoli che vogliono attuare il metodo biodinamico deve essere orientata ai settori della produzione primaria, della trasformazione e della gestione del mercato.  Il nostro Paese è, anche, il primo esportatore europeo di prodotto biodinamico, con la Germania principale paese acquirente e l'ingresso di nuovi mercati del Nord Europa oltre che della Francia. 

La principale caratteristica di questo tipo di agricoltura, che la differenzia anche dal biologico, è l'economia circolare in un l'approccio olistico, in cui l'azienda tende al cosiddetto ciclo chiuso (2) con la quasi totalità degli input produttivi derivanti da attività dell'azienda stessa, come la presenza costante dell'allevamento zootecnico che fornisce l'elemento primario, il letame, per garantire la vitalità del suolo; allo stesso modo, in questo modello produttivo vige la politica del 10% di superficie agricola lasciata non coltivata per favorire e preservare la biodiversità, confermando una vicinanza negli intenti e nella sostanza alle principali indicazioni della Strategia Farm to Fork per il Green Deal europeo.

La domanda di politica del settore biodinamico si focalizza, oggi, su temi condivisi come la qualità dei cibi prodotti e la diffusione del marchio, la tutela del paesaggio e della biodiversità, la garanzia di dignità sociale di chi lavora. 

Le critiche dei detrattori dell'agricoltura biologica al movimento, di essere filosofico, lobbista e dalle pratiche agronomiche poco ortodosse, sono fronteggiate con facilità. Basta considerare che il rapporto Green Italy 2019 di Unioncamere e Fondazione Symbola descrive la biodinamica come  "Il fiore all'occhiello della sostenibilità in agricoltura"[2] e afferma che il termine "biodinamica" non è proprietà detenuta dal movimento. Inoltre va considerato il retaggio culturale e storico dell'approccio biodinamico, che ha concepito i primi disciplinari di qualità  agroalimentare ecologica già negli anni Venti, disciplinari che hanno ispirato quelli europei del biologico, prodotti quasi settanta anni dopo. Per questo i mezzi tecnici e le pratiche biodinamiche sono tutti ammessi dai regolamenti UE della bioagricoltura, senza dimenticare, poi, che possono conseguire la certificazione biodinamica solo le aziende biologiche certificate.

Le prospettive

Se da una parte, quindi, la nuova legge italiana sul biologico, che dovrebbe arrivare in tempi brevi, consentirà all'Italia di rivedere la strategia per la bioagricoltura e tutto quello che ne deriva, una strategia mirata per la biodinamica, dall'altra parte, potrà garantire un processo equilibrato di adeguamento ai dettami della SF2F, puntando su temi come la gestione agronomica ed economica del periodo di conversione da agricoltura convenzionale a sistema biologico e dal biologico al metodo biodinamico, nonchè la gestione di rapporti con il mercato e quindi le competenze necessarie per fare impresa e innovazione in agricoltura[3], [4]. Una delle attività cardine di questa strategia sarà la formazione, perchè si rende necessario diffondere I risultati e le innovazioni riportate dalla ricerca, a tutti gli attori economici coinvolti.

La formazione

La formazione in agricoltura biodinamica si pone come fine la piena valorizzazione dell'azienda agricola attraverso percorsi che migliorino la conoscenza del comparto, fornendo informazioni di tipo economico (domanda attuale e potenziale, costi di produzione, preferenze dei consumatori, ecc.), sociale (rapporto città-campagna[5], educazione, paesaggio) e ambientale[6]  (fertilità del suolo, equilibrio idrogeologico[7], biodiversità[8]. 

In questa direzione, già nel 2017 è stata fondata Agrifound, organizzazione per la ricerca in Agricoltura biodinamica e poi una società scientifica [9]. Questo rende possibile un vasto coinvolgimento di aziende agricole nei progetti formative, valorizzando in modo paritario gli aspetti teorici e pratici delle competenze[10].La collaborazione tra Associazione per l'agricoltura biodinamica, APAB, Agrifound e Demeter ha permesso di estendere l'approfondimento del metodo biodinamico anche al campo della ricerca scientifica attraverso la presentazione di due progetti distinti nell'ambito dei bandi ministeriali 2018 , con le Università di Firenze e Salerno, in cui le aziende biodinamiche ricoprono il ruolo di stakeholder.

In Italia, però, si osserva una forte carenza in ambito formativo istituzionale, mentre all'estero gli istituti di ricerca e formazione in agricoltura biodinamica non mancano, dall' Olanda con  l'Università di Wageningen e il Louis Bolk Instituut, sorto nel 1976 a Driebergen alla Germania dove in tutte le facoltà di agraria viene introdotta la biodinamica e in particolare si insegna nell'Università di Kassel, nell'Università di Bonn e nell'Università di Hohenheim. Quest'ultima ha la sua azienda agricola (denominata "Klein Hohenheim") condotta con metodo biodinamico e dedicata alla ricerca in biodinamica. Il Michael Fields Agricultural Institute svolge ricerca in biodinamica negli Stati Uniti, paese dove la ricerca fu avviata fin dagli anni Trenta e dove sono operanti il Josephine Porter Institute e il Rodale Institute. Dal 2005 è stato costituito il Biodynamic Research Network che raggruppa diversi centri di ricerca operanti sulla biodinamica in tutto il mondo.

Riflessioni conclusive

Appare evidente, quindi, che una politica mirata per la biodinamica non potrà prescindere dall'introduzione di misure formative per la filiera, per diffondere know how e competenze, modernizzare ulteriormente una pratica agronomica, già abbastanza avanti nell'utilizzo di strumenti di precisione e digitali, migliorare la politica di marchio e promuovere una partecipazione integrata del mondo della ricerca per aggiornare il quadro delle conoscenze scientifiche e calibrare gli indirizzi di nuove linee di attività scientifica. Allo stesso modo, un rafforzamento del biologico e delle sue produzioni con normativa ad hoc e fondi dedicati, avrà una eco positiva per il biodinamico con un aumento dei potenziali aderenti e con una diffusa consapevolezza del valore aggiunto che queste pratiche sostenibili comportano per l'agricoltura.

 

Bibliografia

 
 

Note

  • (1) Approvato in Conferenza Stato Regioni a marzo 2016
  • (2) Nei casi in cui le condizioni aziendali non consentano la chiusura del ciclo, si ricorre allora a forme di cooperazione tra aziende biodinamiche presenti sul territorio che, integrandosi, riproducono un unico sistema in grado di chiudere il ciclo.
 
 

Raffaella Pergamo 
Ricercatrice CREA PB
Carlo Triarico
Presidente Associazione per l'Agricoltura Biodinamica

 
 

PianetaPSR numero 95 ottobre 2020