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PAC post 2020, trovata l'intesa in Consiglio e in Parlamento: il negoziato entra nel vivo

I ministri dell'UE hanno trovato un'intesa dopo un lungo negoziato, in Parlamento accordo tra i tre principali gruppi. I vincoli ambientali rimangono il principale nodo da sciogliere.

Una Politica agricola comune con l'ambizione di cambiare marcia nelle politiche per l'ambiente, per quanto con posizioni ancora distanti su entità e modalità degli impegni, e con un approccio sempre più basato sui risultati. È questo il tratto comune delle posizioni maturate in seno al Consiglio e al Parlamento europeo rispetto al futuro del mondo dell'agricoltura UE. A pochi giorni di distanza, infatti, i Ministri dell'Agricoltura europei hanno trovato un accordo sull'orientamento generale con la quale affrontare la fase successiva del negoziato, ed il PE ha approvato le proposte avanzate da un blocco parlamentare composto dai tre principali gruppi presenti nell'Assemblea.

La posizione del Consiglio

Dopo due anni di trattativa e al termine di un'intensa notte di trattative, il 20 ottobre la ministra tedesca Julia Klöckner, ha presentato il compromesso raggiunto sul pacchetto di riforma della Politica agricola comune post 2020. I tratti distintivi della posizione concordata sono una maggiore ambizione ambientale, con la novità dell'introduzione dei regimi ecologici obbligatori e la condizionalità rafforzata, un approccio maggiormente orientato ai risultati piuttosto che alle procedure, una maggiore flessibilità nella gestione delle politiche a livello nazionale.

Confermato l'impianto che prevede l'elaborazione, da parte degli Stati membri, di un Piano strategico nazionale per la definizione e attuazione di tutti gli interventi relativi a pagamenti diretti, misure di mercato e sviluppo rurale. Questa impostazione garantirà maggiore flessibilità e sussidiarietà agli Stati membri nel predisporre gli interventi, costruiti sulla base di un'analisi dei fabbisogni, con la possibilità di delegare una serie di funzioni e di attività a livello regionale, con particolare riferimento agli interventi dello sviluppo rurale. Anche nella definizione di "agricoltore vero e proprio", viene prevista la massima autonomia degli Stati membri nell'individuazione dei potenziali beneficiari.

Saranno gli Stati membri, inoltre, a decidere se applicare il cosiddetto "capping" per importi superiori ai 100.000 euro di pagamenti derivanti dai "diritti all'aiuto"; tra le spese detraibili dall'ammontare cui applicare le riduzioni saranno inclusi tutti i costi del lavoro, salariato e familiare, nonché quelli per le operazioni colturali svolte in contoterzismo.

Sul fronte della lotta ai cambiamenti climatici e della tutela dell'ambiente, il compromesso raggiunto in Consiglio prevede l'indicazione di una soglia minima del 30% delle spese del II pilastro da destinare a misure agro-ambientali, e riserva agli eco-schemi almeno il 20% delle risorse del I pilastro (pagamenti diretti). Tra questi ultimi rientrerebbero l'inerbimento dei frutteti, la riduzione dei fitofarmaci e fertilizzanti, i metodi di agricoltura biologica e altre pratiche agricole benefiche per l'ambiente. 

Per quanto riguarda gli eco-schemi, l'attivazione per gli Stati membri sarà obbligatoria, con una fase di "test" che durerà due anni, per gli agricoltori l'adozione delle pratiche ambientali sarà facoltativa e prevederà un sistema premiale per le aziende che supereranno i paletti dei Criteri di gestione obbligatoria e delle Buone condizioni agronomiche e ambientali.

Tra gli aspetti definiti nel documento approvato dai ministri dell'Agricoltura UE ci sono anche un contributo di inizio attività fino a 100mila euro, con copertura degli investimenti fino al 75% delle spese sostenute, per i giovani agricoltori, che potranno anche acquistare terreni attraverso l'utilizzo di strumenti finanziari, il mantenimento degli attuali "diritti all'aiuto" per il sostegno al reddito, la possibilità di destinare una dotazione finanziaria pari al 15% dei massimali annuali per i pagamenti diretti per il sostegno accoppiato e un sistema di controlli semplificato per i piccoli agricoltori. Nella proposta del Consiglio viene inoltre mantenuta la franchigia di duemila euro per singola azienda, in caso di applicazione della disciplina finanziaria.

Per quanto riguarda la gestione del rischio è stata prevista, anche su input del governo italiano, la possibilità che gli Stati membri, su base volontaria, trattengano l'un per cento dei pagamenti diretti per costituire un fondo di mutualizzazione nazionale da attivare in caso di eventi catastrofali.

In fase negoziale l'Italia ottiene anche il riconoscimento delle proprie richieste relative all'olio d'oliva, ai diritti d'impianto e alla semplificazione delle norme della condizionalità per le piccole imprese. 

Per quanto riguarda l'olio, infatti, è prevista la possibilità di svincolare il finanziamento dei programmi operativi delle Organizzazioni di Produttori dal valore della produzione commercializzata dalle stesse, così come quella di attuare interventi d'investimento e ristrutturazione in olivicoltura. 

Per quanto riguarda il vitivinicolo  è stata estesa la validità dei diritti d'impianto dei vigneti non utilizzati, dal 2020 al 2023, con la possibilità della loro riallocazione.

Il voto del Parlamento europeo

Al termine di una settimana di sessioni plenarie, il Parlamento europeo ha approvato con un'ampia maggioranza la propria posizione rispetto alla riforma, che per alcuni aspetti si discosta in maniera rilevante rispetto alla proposta della Commissione e a quella del Consiglio. 

Tra questi c'è la questione climatica e ambientale: Il PE chiede infatti un rafforzamento della condizionalità e un innalzamento della quota di risorse vincolate alle pratiche "green" che dovrebbe arrivare a dedicare almeno il 35% del bilancio per lo sviluppo rurale a qualsiasi tipo di misura legata al clima o all'ambiente e almeno il 30% del bilancio per i pagamenti diretti a regimi ecologici volontari che potrebbero aumentare il reddito degli agricoltori. Dal PE arriva anche un invito agli Stati membri a incoraggiare gli agricoltori a destinare almeno il 10% dei propri terreni a interventi paesaggistici a sostegno della biodiversità. 

Per quanto riguarda il II pilastro, la proposta prevede che il 30% sia dedicato a misure che finanziano gli investimenti e al miglioramento degli strumenti di gestione del rischio, che possono essere attivati dal 20% delle perdite e beneficiare di un cofinanziamento del 70%.

Con l'obiettivo di garantire una maggiore distribuzione del sostegno agli agricoltori i deputati hanno votato per una riduzione progressiva dei pagamenti diretti superiori ai 60mila euro, fissando il massimale a 100mila euro, dedicando almeno il 6% dei pagamenti diretti nazionali al sostegno delle aziende agricole di piccole e medie dimensioni e il 2% delle dotazioni per i pagamenti diretti al sostegno dei giovani agricoltori. I finanziamenti per lo sviluppo rurale, nelle intenzioni della proposta del PE, potrebbero fornire un supporto complementare in grado di dare la priorità agli investimenti dei giovani agricoltori.

Nel pacchetto approvato c'è la possibilità per gli Stati membri di mobilitare il 10% del primo pilastro per gli aiuti accoppiati (+ 2% per i programmi a favore della produzione di proteine vegetali) e il 3% per le misure nei programmi operativi al di fuori dei settori tradizionali (vino, ortofrutticoli, olive, ecc.). È prevista inoltre la possibilità di utilizzare gli aiuti accoppiati non utilizzati per finanziare altri programmi operativi.

Per quanto riguarda l'eventuale trasferimento di fondi tra i due pilastri, viene proposto un limite del 12% dal I al II e dovrebbero essere destinati ad azioni ambientali, mentre un trasferimento dal II al I pilastro sarebbe possibile per un massimo del 5% (limite innalzato al 15% per i Paesi con una media nazionale di aiuti diretti inferiore alla media europea),

In merito alla gestione del rischio il Parlamento ha richiesto ulteriori misure per aiutare gli agricoltori e che la riserva per le crisi diventi uno strumento permanente, dotato di un bilancio adeguato. La posizione votata prevede una riserva pluriennale di crisi di almeno 400 milioni di euro, che può aumentare di altri 1,5 miliardi di euro per finanziare misure eccezionali e per rilevare strumenti di gestione del rischio, fondi comuni di investimento e ISR.

Il PE auspica inoltre una maggiore trasparenza del mercato, una strategia di intervento per tutti i prodotti agricoli, e l'esenzione dalle norme sulla concorrenza per quelle pratiche che adottano standard ambientali o sulla salute o sul benessere degli animali più elevati.

Nell'ambito degli strumenti di gestione del mercato (OCM unica), vengono invece adottate le proposte definite nella primavera del 2019, in vista di una migliore organizzazione dei settori, di un riequilibrio del peso degli agricoltori all'interno della catena alimentare, della trasparenza del mercato e, in tempi di crisi, della capacità di attuare rapidamente piani di incentivazione per la riduzione della produzione.

Sul sistema sanzionatorio i deputati prendono una posizione netta: sanzioni più elevate nel caso di inosservanza dei requisiti dell'UE, ad esempio in materia di ambiente, benessere degli animali o qualità degli alimenti. L'importo della sanzione è pari ad almeno il 10% dell'importo totale dei pagamenti, ovvero il doppio rispetto all'attuale 5%.

Dal Parlamento si chiede infine l'istituzione di un meccanismo di denuncia "ad hoc" attraverso il quale gli agricoltori e i beneficiari che subiscono un trattamento iniquo o che si trovino in situazione di svantaggio per quanto riguarda l'accesso ai fondi dell'UE, possano presentare denuncia se il loro governo nazionale non gestisce il loro reclamo in modo soddisfacente.

Riflessioni conclusive

I due pacchetti approvati con gli accordi Parlamento e consiglio formeranno adesso la base per i negoziati interistituzionali, cosiddetti triloghi, ossia inizierà il confronto tra Parlamento Europeo, Consiglio e Commissione per trovare una posizione comune e chiudere il lungo ciclo negoziale con l'approvazione definitiva dei regolamenti PAC 2023-2027.
Le sessioni dei triloghi che inizieranno in queste settimane cercheranno via via di smussare le posizioni divergenti e, se non ci saranno intoppi, entro la primavera del prossimo anno dovremmo avere i testi definitivi approvati.

Questioni ancora divergenti tra il Consiglio e il Parlamento Europeo sono soprattutto quelle legate alle tematiche di tipo ambientale. Infatti, nel dibattito tra gli europarlamentari è emersa la volontà di dare una maggiore ambizione ambientale alla futura PAC e un maggiore allineamento agli obiettivi del Green Deal e della strategia Farm to fork.
Un aspetto che sarà oggetto di un acceso confronto interistituzionale sarà, sicuramente, la percentuale di risorse da destinare agli eco-schemi del primo pilastro e quelle da destinare agli interventi agro-climatico ambientali del secondo.

Altra questione cruciale che sarà oggetto di dibattito è quella legata riduzione dei contributi alle aziende più grandi, il "capping", e al sostegno alle piccole aziende e ai giovani agricoltori, laddove il Parlamento chiede di destinare almeno il 6% dei pagamenti diretti al sostegno delle PMI. 

Rimane infine da chiarire meglio il ruolo delle Regioni all'interno del futuro Piano strategico; su questo il negoziato interistituzionale dovrà trovare un giusto equilibrio, salvaguardando le competenze regionali in merito ai futuri interventi dello sviluppo rurale.

Collegati ai tre regolamenti di base sono anche i regolamenti di esecuzione e delegati che definiranno le norme di dettaglio per l'attuazione degli interventi della futura Pac.
L'esame di tali testi inizierà subito dopo l'approvazione definitiva dei regolamenti di base e saranno oggetto anch'essi di negoziato; tuttavia sono previste procedure di approvazione più rapide e quindi probabilmente avremmo entro il prossimo autunno il pacchetto legislativo completo.

 
 

Matteo Tagliapietra   Luigi Ottaviani

 
 

PianetaPSR numero 95 ottobre 2020