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RRN MAGAZINE / numero 11 settembre 2020

L'economia della condivisione

Economia collaborativa e di comunità nelle aree rurali.
 

Le comunità locali sono nuovamente alla ribalta. Sempre più identificate come nuclei protagonisti di azioni territoriali, le comunità rurali sono oggi un concetto chiave della vision di impresa e delle politiche di sviluppo. Soprattutto in tempi recenti, si diffondono iniziative frutto di un processo in cui i membri di un luogo, geograficamente circoscritto, operano per intraprendere un'azione collettiva volta produrre e erogare beni e servizi - altrimenti difficilmente disponibili -, relativi a quegli ambiti che ogni comunità reputa prioritari e indispensabili per contribuire al miglioramento delle condizioni di vita dei propri abitanti: dal lavoro all'istruzione e alla formazione professionale, dall'assistenza socio-sanitaria alle attività culturali e ricreative, dalla produzione alla commercializzazione di beni alimentari e servizi ambientali al turismo, ecc. I protagonisti di queste iniziative, o meglio progetti di sviluppo, sono reti di attori locali - agricoltori, produttori, imprese ma anche rappresentanti di associazioni, amministrazioni locali, esperti, ricercatori e singoli cittadini appassionati - che prendono, spesso, la forma di imprese cooperative di comunità.
Parliamo di "Progetti e Imprese di comunità" identificati come azioni esemplari di intraprendenza comunitaria e di sviluppo generativo, che originano dalla volontà di valorizzare risorse del territorio scarsamente utilizzate, capaci di riorientare e organizzare la produzione verso logiche più eque e la realizzazione di beni comuni.  
Non si tratta solo di iniziative di resistenza eroica alla marginalizzazione e opposizione romantica ai processi di globalizzazione; siamo di fronte a progetti e attori economici che stanno dando una risposta tangibile e, non guasta mai, anche redditizia per i territori, ai cambiamenti di mercato.
Come raccontano gli articoli dedicati alle diverse esperienze attive nelle zone rurali, i "progetti di comunità" e "le imprese di comunità", stanno portando all'introduzione di innovazioni di processo e prodotto di tipo sociale e economico, allo sviluppo di funzioni di alta qualità, al miglioramento del rapporto fra costi di transazione e popolazione.
È attorno a questi aspetti che si stanno sviluppando le prime risoluzioni legislative regionali e gli strumenti delle policy UE per lo sviluppo territoriale, le iniziative di sostegno delle associazioni di categoria e del sistema finanziario.
Progetti e Imprese di Comunità, malgrado portino all'avvio di iniziative innovative caratterizzate da una certa resilienza, si inseriscono soprattutto in situazioni di crisi di mercato e socio-demografiche rilevanti, come nel caso delle zone rurali più marginali dove le competenze (in particolare manageriali), le capacità organizzative e le risorse finanziarie sono sostanzialmente scarse.
Proprio per questi elementi di fragilità locale, i contributi riportati negli articoli e nelle interviste riportate nel numero evidenziano la necessità di ripensare il ruolo delle imprese nei processi di sviluppo territoriale, ma anche i parametri per quantificarne la sostenibilità e le performance e, conseguentemente, degli obiettivi e i risultati a cui le policy e i relativi strumenti di sostegno dovrebbero tendere. Un ripensamento "olivettiano", richiamato da diversi autori, che pone al centro dello sviluppo economico le persone e il loro benessere e che valuta le prestazioni del lavoro rispetto al "cosa" e non al "quanto" vale.  
Ad esempio il disegno di legge nazionale in via di definizione e i diversi ordinamenti regionali già promulgati, volti a definire i connotati dell'Impresa di Comunità, ne tratteggiano gli elementi in funzione anche della capacità dell'impresa stessa di rafforzare il capitale sociale a livello locale, di attivare forme di scambio mutualistico fra soci lavoratori e soci utenti, di produrre beni comuni e di uso collettivo. Mentre fra gli strumenti delle policy UE, dei quali ne è un esempio la misura 19 - Leader sostenuta dal FEASR, viene sempre più dato spazio ai Progetti di Comunità per dare concretezza all'applicazione dei principi che sostanziano la policy per lo sviluppo locale: territorializzazione (concentrazione), partecipazione (dal basso, networking, decentramento), integrazione (multi-settorialità e cooperazione).
L'idea di un numero dedicato al tema offre quindi spunti e riflessioni utili alla diffusione di queste iniziative che meritano di trovare sempre più, l'attenzione di chi a livello locale è orientato ad avviare progetti similari e di chi è impegnato nella definizione degli strumenti normativi e dei programmi di sviluppo a favore delle zone rurali del nostro Paese.

 

La Redazione