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Benessere animale

PSR, il miglioramento del benessere animale nella programmazione 2014-2020: una riflessione in vista della nuova PAC

L'analisi sulla misura a livello UE mostra alcune criticità: dalla dispersione delle risorse su numerose tipologie di intervento a budget, a volte, troppo limitati alla mancanza di attivazione in Paesi con un peso zootecnico rilevante.

Nell'orizzonte politico dell'Unione europea il miglioramento del benessere degli animali continua a conquistare spazi di attenzione: nella comunicazione della Commissione "Dal produttore al consumatore" COM(2020) 381 final, che declina il percorso del Green Deal in riferimento alla sostenibilità dei sistemi alimentari, il miglioramento del benessere animale figura tra gli obiettivi di cui si dichiara l'impellente necessità, accanto alla riduzione della dipendenza da pesticidi e antimicrobici, al ricorso eccessivo ai fertilizzanti, al potenziamento dell'agricoltura biologica, alla necessità di invertire la perdita di biodiversità.  La stessa comunicazione riconosce la necessità di sostenere la transizione per gestirne l'impatto sul sistema produttivo attraverso gli strumenti disponibili tra cui anche il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR).

 

Attivazione della Misura 14 nell'Unione europea (Programmazione 2014-20)

 

Fonte: elaborazioni CREA su dati Rete Europea per lo Sviluppo Rurale

 

La misura 14

Del resto l'intervento per il miglioramento del benessere animale, Misura 14 dell'attuale programmazione, ha una presenza consolidata nella politica di sviluppo rurale dell'Unione europea fin dalla Riforma Fischler del 2003. 

Nonostante i presupposti politici e l'esperienza ormai acquisita nelle passate programmazioni, una rassegna delle modalità di attivazione della Misura 14 nelle diverse regioni europee evidenzia come ci sia stata un'implementazione piuttosto deludente, perché dispersiva per le numerose tipologie di intervento e, a volte, con budget molto scarsi. 
Inoltre, colpisce la mancanza di attivazione in Paesi con un peso zootecnico rilevante - come la Francia - oppure il fatto che, in alcune nazioni, non siano sempre le regioni con il patrimonio zootecnico più consistente ad aver attivato la misura come nel caso delle spagnole Aragona e Catalogna che insieme contano il 31% delle UBA nazionali (Eurostat, dato 2016). Ancora: in alcuni casi la totalità delle risorse è stata destinata a una sola specie pur in presenza di altre altrettanto rilevanti come, ad esempio, in Irlanda dove il sostegno è rivolto solo agli allevamenti ovi-caprini nonostante la sostanziale equivalenza con quelli bovini. In casi come questi, viene da ipotizzare che il fine ultimo non sia tanto il miglioramento del benessere animale ma il sostegno a sistemi zootecnici particolarmente legati all'identità locale o a contesti territoriali in difficoltà. Si tratterebbe certo di obiettivi legittimi, che però tradiscono la finalità propria della Misura 14 e deludono il cittadino-consumatore sensibile al benessere animale (Eurobarometro 2016). 
Entrando nel merito degli interventi emerge, nel complesso, che solo raramente la misura viene utilizzata per introdurre sistemi veramente innovativi, come potrebbe essere, per esempio, il miglioramento delle gabbie parto per i suini, il loro arricchimento per stimolare l'attività materna delle scrofe (intervento promosso solo in Finlandia).

Sembra mancare la volontà di promuovere un cambiamento effettivo che dovrebbe essere prima di tutto culturale, mentre emerge il cosiddetto "effetto inerziale" cioè la promozione di impegni che si limitano a ricalcare pratiche già applicate in azienda indipendentemente dall'adesione alla Misura, come sottolineato dalla Corte dei conti europea nella sua relazione speciale n. 31/2018: "Il benessere degli animali nell'UE: colmare il divario tra obiettivi ambiziosi e attuazione pratica".
Infine, va fatta una riflessione sulla collocazione della Misura 14 nella Focus Area 3A "Migliorare la competitività dei produttori primari integrandoli meglio nella filiera agroalimentare". In questa scelta, sembra esserci contraddizione rispetto alle tante affermazioni di principio e alle premesse dello stesso Regolamento (UE) n. 1305/2013 che individuano nel benessere degli animali un obiettivo generale della società e non una semplice preferenza del consumatore. Le premesse sembravano invitare a un processo di revisione più profondo del modello produttivo, mentre la sua collocazione nella focus area 3A sembra ricondurlo all'ambito delle forme di valorizzazione della qualità delle produzioni in base alle preferenze dei consumatori.

La nuova programmazione

Del resto anche l'attuale proposta per la prossima programmazione della PAC riconduce il benessere degli animali alle aspettative, però della società intera, inserendolo nell'obiettivo specifico 9: Migliorare la risposta dell'agricoltura dell'UE alle esigenze della società in materia di alimentazione e salute, compresi alimenti sicuri, nutrienti e sostenibili, sprechi alimentari e benessere degli animali. L'ampia portata dell'obiettivo rischia, di nuovo, di frenare l'immaginazione della programmazione che dovrebbe andare nella direzione di realizzare gli obiettivi del GREEN DEAL attraverso un cambiamento significativo nelle pratiche agricole, compresa una diminuzione nel numero di capi allevati, un maggior affidamento sui cicli biologici così come sostenere un cambiamento nelle abitudini alimentari.

 
 

Maria Carmela Macrì e Manuela Scornaienghi 
Piano di azione biennale 2019-20
Scheda progetto CREA 24.1 Benessere animale; riduzione dell'impiego di antibiotici in allevamento e competitività settore zootecnico

 
 

PianetaPSR numero 96 novembre 2020