Lo scorso 5 novembre la Commissione Europea ha lanciato una roadmap verso la nuova Strategia dell'UE per la protezione del suolo "Healthy soil for a healthy life", evidenziando come la salute del suolo sia essenziale per conseguire gli obiettivi in materia di clima e biodiversità previsti nel Green Deal europeo.
In coerenza con la strategia delineata dal Green Deal, la conservazione del suolo continuerà ad essere una delle priorità della Politica agricola comune (PAC) anche nel post-2020.
In tale contesto, il Centro di Politiche e Bioeconomia del CREA ha organizzato un evento di approfondimento, promosso nel quadro delle attività del Programma Rete rurale nazionale 2014-2020 (CREA-RRN 5.1), al fine di illustrare il ruolo che le politiche agricole e di sviluppo rurale possono svolgere nel promuovere la conservazione del suolo in Italia.
La revisione della Strategia per il suolo rappresenta uno dei tasselli che compongono il puzzle europeo sulla salvaguardia dell'ambiente e dei diversi ecosistemi.
Infatti il Consiglio Europeo, esprimendosi sulla Strategia per la biodiversità al 2030, ha invitato la Commissione ad intensificare gli sforzi per incrementare la protezione dei suoli e, inoltre, ha ribadito la necessità di affrontare tempestivamente la desertificazione e il degrado del suolo nell'UE e di attuare interventi al fine di raggiungere l'azzeramento del consumo di suolo netto entro il 2050.
Il Parlamento europeo ha invitato l'UE e gli Stati membri ad assumere ferrei impegni per i sistemi alimentari, agricoli e silvicolturali sostenibili.
La nuova strategia UE consoliderà, integrerà e guiderà l'azione nei diversi settori politici condizionanti la conservazione del suolo e dipendenti da esso (ad esempio la prevenzione dell'inquinamento, l'agricoltura e la ricerca) e guiderà l'attuazione di pratiche sostenibili di gestione del suolo e del territorio.
L'aggiornamento della strategia tematica per il suolo sarà supportato da un'ampia consultazione avente il seguente cronoprogramma e tipologia di stakeholder:
Il suolo è un sistema ecologico e un organismo filogenetico evolutosi in risposta a stimoli e cambiamenti. È una risorsa preziosa, fragile, limitata e non rinnovabile, in quanto per originare un centimetro di suolo fertile sono necessari dai 100 ai 1000 anni.
Al suolo sono correlati i seguenti servizi ecosistemici: la produzione di cibo e di biomasse; la purificazione delle acque; la regolazione del microclima, dei cicli biogeochimici, del deflusso superficiale e dell'infiltrazione dell'acqua; il controllo dell'erosione; la ricarica delle falde; la cattura e lo stoccaggio del carbonio e la conservazione della biodiversità.
Pertanto è fondamentale per incrementare la produzione agroalimentare, salvaguardare la biodiversità, favorire la quantità nutrizionale degli alimenti, proteggere la salute umana, consentire la mitigazione dei cambiamenti climatici e dei fenomeni idrologici estremi.
Tuttavia, il degrado dei suoli è progredito notevolmente in tutto il mondo. Infatti, studi recenti (FAO) dimostrano che circa il 33% dei suoli mondiali sono moderatamente o fortemente degradati [1].
Si stima una perdita annuale mondiale di 75 miliardi di tonnellate di suolo fertile, determinata da fenomeni erosivi, dall'inquinamento, dalle pratiche agronomiche non sostenibili, dal cambio di utilizzo (ad esempio deforestazione o conversione da pascolo a suolo coltivato) e dall'impermeabilizzazione dello stesso.
Il recupero di sostanza organica nei suoli, quindi, diventa imperativo, a partire dalle zone collinari e montane, in quanto il recupero della fertilità determinerebbe la mitigazione dei fenomeni alluvionali. La protezione delle riserve esistenti di carbonio organico nel suolo richiede la conservazione dei depositi esistenti (prati permanenti, torbiere e foreste) e l'attuazione di pratiche di gestione in grado di promuoverne la conservazione.
Il 12,7% del suolo dell'UE è sottoposto ad un'erosione ed a un degrado da moderato a elevato. Gli stock di carbonio organico nei terreni coltivati e l'estensione delle zone umide e delle torbiere sono in costante diminuzione.
La perdita di zone umide e torbiere è determinata, principalmente, dai cambi d'uso di suolo e dalla frammentazione degli habitat.
Gli impatti dei cambiamenti climatici e le gestioni non sostenibili delle foreste hanno causato l'erosione del suolo e una riduzione di carbonio derivante dalla biomassa forestale e dalla matrice ambientale. La gestione intensiva del suolo e il suo cambiamento d'uso hanno ridotto la biodiversità del suolo come, ad esempio, la ricchezza delle specie di lombrichi, acari e microrganismi [2] .
Nel dettaglio, in Europa il suolo è cementificato (1000 km2/anno), soggetto a erosione (970 milioni di tonnellate/anno), contaminato (oltre 650 mila siti) e degradato. La degradazione e l'erosione sono responsabili di un perdita stimata della produzione agricola pari a 1.25 miliardi di euro all'anno.
Nell'Europa meridionale, centrale e orientale il 25% dei suoli è soggetto ad una desertificazione moderatamente o fortemente elevata e corrispondente a circa 411.000 chilometri quadrati [3]. Dall'analisi dei dati sopra menzionati si rileva che vaste aree dell'UE saranno interessate dalla desertificazione entro il 2050 a causa degli impatti del cambiamento climatico e dell'esecuzione di pratiche agronomiche non sostenibili. L'erosione idrica incide per il 23% nei terreni agricoli coltivati e fino al 30% nelle aree non agricole. Infine il fenomeno della salinizzazione lede 3.8 milioni di ettari di suolo dell'UE e, specialmente, le aree costiere [4].
L'assenza di un quadro politico completo e coerente per la protezione del suolo rappresenta un divario fondamentale poiché riduce l'efficacia degli incentivi e delle misure esistenti e potrebbe limitare la capacità dell'UE di raggiungere gli obiettivi prefissati. In tale contesto, quindi, si ritiene essenziale revisionare la strategia tematica dell'UE per il suolo del 2006 in quanto l'ambizione ambientale e le conoscenze in materia di tutela del suolo sono incrementate.
La gestione sostenibile del suolo è fondamentale per le tre Convenzioni principali delle Nazioni Unite che riguardano la biodiversità (UNCBD), i cambiamenti climatici (UNFCCC), la lotta alla desertificazione (UNCCD), il partenariato globale per il suolo (GSP) e per l'azione esterna dell'UE e la cooperazione allo sviluppo. Le azioni di tutela del suolo, inoltre, sono parte integrante degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e, specialmente, dell'obiettivo 15.3 [5].
Il suolo rappresenta un tassello fondamentale per raggiungere gli obiettivi del Green Deal europeo come, ad esempio, la neutralità climatica, il ripristino della biodiversità, l'inquinamento zero, i sistemi alimentari sani e sostenibili e un ambiente resiliente. È, quindi, parte integrante delle politiche, dei regolamenti e delle strategie dell'Unione Europea.
Infatti la Strategia UE per la biodiversità al 2030 ha fatto da volano per la revisione della Strategia tematica dell'UE del suolo, in quanto accentua l'importanza di intensificare gli sforzi per proteggerne la fertilità, ridurne l'erosione e incrementarne la materia organica.
Gli obiettivi prioritari della nuova Strategia mirano al raggiungimento della neutralità del degrado del suolo entro il 2030 e del consumo netto di suolo entro il 2050.
In merito si rileva che per rendere operativi tali intenti ambiziosi occorre delineare dei target intermedi specifici e dettagliati nel tempo in modo da programmare e specificare il percorso intrapreso per raggiungere il proposito prefissato.
In particolare, la nuova Strategia per il suolo fornirà il quadro generale e il percorso concreto verso il raggiungimento dei seguenti target: intensificare gli sforzi per proteggere la fertilità del suolo e ridurre l'erosione del suolo, incrementare la materia organica del suolo, ripristinare ecosistemi ricchi di carbonio, proteggere e valorizzare la biodiversità del suolo, ridurre l'impermeabilizzazione del suolo e l'espansione urbana incontrollata, bonificare i siti contaminati, ripristinare i suoli degradati, affrontare il tema della contaminazione diffusa del suolo, ridurre l'espansione della desertificazione e, infine, raggiungere la neutralità del degrado del suolo entro il 2030.
Per raggiungere la neutralità del degrado del suolo occorre promuovere l'adozione di pratiche di gestione del suolo sostenibili e conservative, definire azioni in grado di ripristinare i suoli degradati, intensificare il monitoraggio della qualità del suolo e sviluppare la conoscenza, l'educazione e la ricerca.
In relazione alle misure raffigurate nella nuova Strategia UE sul suolo occorre sottolineare che tutte le politiche e le strategie fin ora tracciate accedono alle stesse risorse e, quindi, bisogna tenere conto dell'ammontare dei finanziamenti che saranno veramente disponibili per gli Stati Membri.
La situazione sopra delineata e l'accelerazione del degrado del suolo fa presuppore che il suo recupero entro il 2030 è alquanto complicato. La gestione sostenibile del suolo rappresenta, quindi, una priorità irrimandabile e imprescindibile.
Gli agricoltori e i selvicoltori sono i primi custodi dell'ambiente naturale, in quanto curano risorse naturali, come suolo, acqua, aria e biodiversità sul 48% del territorio dell'UE, garantendo funzioni essenziali di assorbimento del carbonio e di fornitura di energia e risorse rinnovabili.
La stessa Strategia europea sul Green Deal riconosce gli attori del sistema agro-forestale e della pesca quale parte fondamentale della transizione verso un futuro più sostenibile e efficiente sotto il profilo delle risorse. Per rafforzare tale ruolo strategico occorre condurre il sistema agricolo, agro-alimentare, forestale e della pesca verso un cambiamento capace di trasformare i diversi temi della sostenibilità, declinati dal Green Deal, in elementi di competitività. Tuttavia, non occorre essere troppo dirompenti in quanto è fondamentale attuare e favorire la transizione graduale da parte del settore.
A riguardo si evidenzia che, in vista del futuro Piano strategico della PAC post 2020, le principali misure in grado di avviare la transizione del settore siano prioritariamente rivolte ai seguenti interventi:
Un aspetto importante da rilevare riguarda il quadro normativo, in quanto dall'analisi delle direttive europee si evince che molte sono connesse alla salute del suolo come, ad esempio, la direttiva acqua e biodiversità. Tuttavia, tali direttive, essendo settoriali, perdono efficacia e/o contribuiscono ad incrementare confusione di interpretazioni o di gerarchie di importanza.
Ad esempio, la direttiva 2000/60/CE nelle misure indica l'impiego di sistemi irrigui smart in grado di conservare l'acqua. Tali sistemi, concentrando l'acqua solo nelle zone interessate dalle colture, determinano l'inaridimento del suolo circostante e, conseguentemente, l'incremento dei fenomeni di desertificazione.
Per ovviare alle problematiche sopra menzionate occorre predisporre delle direttive trasversali e di connessione in grado di identificare delle priorità tenendo in considerazione gli obiettivi e le misure raffigurati nelle direttive europee preesistenti.
Una delle questioni fondamentali, infine, rimane il consumo stesso di suolo, determinato dalla sua impermeabilizzazione e dall'alterazione della sua composizione.
L'impermeabilizzazione altera in modo drammatico il ciclo dell'acqua superficiale (determinando frane e alluvioni) e di quella sotterranea (riducendo la disponibilità delle falde).
È pertanto urgente e necessario che il Parlamento legiferi una normativa nazionale specifica in materia di consumo del suolo in quanto le pochissime leggi regionali esistenti non sono sufficienti. Infatti il Rapporto sul consumo di suolo redatto da ISPRA ha evidenziato che nelle Regioni dove sono presenti delle leggi regionali sul consumo di suolo (ad. es. Veneto e Emilia-Romagna) l'impermeabilizzazione non si è arrestata.
Ilaria Falconi
CREA PB
PianetaPSR numero 98 gennaio 2021