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Paesaggi rurali

Paesaggi rurali, come monitorare e valorizzare il ruolo storico e ambientale

Un documento della Rete Rurale Nazionale si concentra sull'analisi del monitoraggio e delle azioni di valorizzazione dei paesaggi rurali di interesse storico.

L'istituzione dell'Osservatorio nazionale del paesaggio rurale, delle pratiche agricole e conoscenze tradizionali, con DM n. 17070 del 19 febbraio 2012 del MIPAAF, segna il riconoscimento, per la prima volta a livello istituzionale, dell'importanza del valore culturale dei paesaggi rurali. Il DM costituisce per certi versi il punto d'arrivo di un lungo processo di ricerca sulle trasformazioni del paesaggio rurale e sulla possibilità che esso assuma la valenza di bene storico-culturale. 

Il DM ha istituito il "Registro nazionale dei paesaggi rurali di interesse storico, delle pratiche agricole e delle conoscenze tradizionali" a cui potranno essere iscritti tutti i paesaggi che soddisfano i criteri indicati nelle specifiche linee guida. 

I paesaggi rurali di interesse storico, secondo la definizione fornita dal citato DM, sono costituiti da aree che presentano superfici più o meno estese a seconda della tipologia paesaggistica, che conservano elementi tipici del paesaggio tradizionale pur nell'ambito di processi evolutivi e di adattamento al mutare delle condizioni ambientali e climatiche dei mercati, della tecnologia e della società. Il riconoscimento che i paesaggi rurali tradizionali di interesse storico sono necessariamente soggetti a processi di trasformazione pone però il problema di verificare se tali trasformazioni in qualche modo non siano in grado di alterare il paesaggio in modo tale da far perdere i requisiti necessari all'iscrizione al Registro. 

Si pone perciò la necessità di procedere alla verifica periodica della permanenza dei requisiti necessari all'iscrizione che sono stati precisati e descritti in modo analitico ed esaustivo nelle "Linee guida per il dossier definitivo di candidatura all'Osservatorio nazionale del paesaggio rurale" pubblicate nel 2016. 

Sempre con riferimento ai contenuti del DM n. 17070/2012 va anche osservato che, secondo quanto riportato all'Art.3 - l, "l'Osservatorio dovrà elaborare principi generali e linee guida per la tutela e valorizzazione del paesaggio rurale con particolare riferimento agli interventi previsti dalla politica agricola comune". 

All'atto pratico, vi sono sostanzialmente tre tipologie di intervento che possono essere attuati a tale scopo:

  • -fare sì che venga riconosciuto dalle comunità locali che i paesaggi rurali di interesse storico sono una componente fondamentale del patrimonio culturale italiano e svolgono inoltre una funzione fondamentale per la conservazione della loro identità culturale e sociale;
  • -l'erogazione di contributi mirati tramite i PSR (piani di sviluppo rurale); 
  • -la definizione di azioni di marketing volte a promuovere il turismo rurale e i prodotti ottenuti da imprese che conservano i paesaggi.

L'ipotesi del "marchio" e la questione controlli

Riguardo a quest'ultimo aspetto può assumere notevole rilevanza l'istituzione di un marchio che consenta di far acquisire potere di mercato alle aziende che operano all'interno dei paesaggi rurali di interesse storico e concorrono attivamente alla loro tutela e valorizzazione. Anche in questo caso diviene però indispensabile definire dei criteri per la verifica della permanenza delle condizioni che garantiscono ad una singola impresa il diritto di continuare ad utilizzare il marchio. All'atto di registrazione del marchio è infatti necessario definire "le modalità di verifica delle caratteristiche e di sorveglianza dell'uso del marchio di certificazione da parte dell'organismo di certificazione" (D.Lgs. 10 febbraio 2005, n. 30 e succ. modif."Codice della proprietà industriale", art. 157 - l). 

La definizione di criteri per la verifica della permanenza delle condizioni per l'iscrizione è perciò per molti versi urgente e indifferibile. 

Al riguardo si può ipotizzare che la verifica della permanenza delle condizioni debba avvenire tramite la ripetizione a distanza di un congruo numero di anni dell'analisi VASA così come prevista dalle "Linee guida per il dossier definitivo di candidatura all'Osservatorio nazionale del paesaggio rurale" e in modo più specifico dall'allegato 2 Metodologia VASA. 

Nelle Linee guida sono proposti alcuni indicatori da cui dipende l'ammissibilità dell'iscrizione dei paesaggi al Registro che possono essere aggiornati con facilità:

  1. La superficie occupata dai paesaggi rurali di interesse culturale deve costituire almeno il 50% dell'area totale proposta. Tale percentuale minima varia però in funzione delle dimensioni dell'area iscritta calcolata con la formula: Pmin = 190/SPT0,192 dove SPT è la superficie iscritta al Registro;
  2. Nell'area iscritta devono essere assenti aree di recente urbanizzazione; moderne infrastrutture viarie e tecnologiche; cave e discariche; insediamenti residenziali o produttivi che storicamente non erano legati da rapporti con l'attività agricola; 
  3. La viabilità minore e l'entità dei fabbricati presenti, con la parziale esclusione di quelli funzionali alla coltivazione dei fondi e alla gestione dei territori forestali, non dovrà aver subito modificazioni sostanziali rispetto a quella individuabile dal volo aereo GAI degli anni '50, e quindi dovrà risultare inalterata anche nelle epoche più recenti.

Oltre a questi indicatori di carattere generale, le Linee guida hanno indicato altri possibili aspetti che dovranno essere monitorati qualora costituiscano elementi caratterizzanti il paesaggio rurale di interesse storico:

"a) assetto insediativo e infrastrutturale

- percentuale della rete viaria attuale e percentuale della rete idraulica attuale (maggiore o minore) che ha conservato l'assetto rinvenibile nelle foto aeree rilevabili nel volo GAI del 1954 o in altra base cartografica riferibile alla stessa epoca o ad altra epoca anteriore (ad esempio cartografia IGM, catasti storici, cabrei ecc.);

- numero o percentuale dei fabbricati esistenti attuali ubicati nello stesso luogo in cui si trovavano nel volo GAI del 1954 o in altra base cartografica riferibile alla stessa epoca o ad altra epoca anteriore (ad esempio cartografia IGM). La percentuale può essere riferita al numero dei fabbricati o, più correttamente, all'area di sedime.



b) edilizia rurale

- numero o percentuale dei fabbricati presenti attualmente che conservano ancora una tipologia architettonica tradizionale. A tale riguardo nel dossier dovranno essere opportunamente inquadrate le caratteristiche tradizionali e storiche dell'edilizia rurale;

- elenco dei fabbricati di valenza storico-culturale presenti.



c) sistemazioni idraulico-agrarie (muretti a secco, terrazzamenti, ciglionamenti, sistemazioni idrauliche, sistemazioni irrigue, ecc.)

- percentuale della superficie del Paesaggio Rurale Storico (PRS) in cui sono riscontrabili sistemazioni idraulico-agrarie storiche;

- percentuale della superficie del PRS in cui sono presenti sistemi irrigui di origine antica;

- percentuale della superficie del PRS in cui sono presenti bonifiche di origine antica;

- estensione lineare di muretti a secco, ciglionamenti, ecc.;

- densità di muretti a secco, ciglionamenti o altre sistemazioni di cui sia misurabile l'estensione lineare. La densità andrà espressa dal rapporto tra km di lunghezza per km2 del PRS. L'indice potrebbe anche far riferimento allo stato di conservazione delle sistemazioni idraulico-agrarie.



d) assetto vegetazionale, colture praticate, forme di allevamento, presenza di alberi monumentali

- percentuale del PRS in cui sono conservate coltivazioni tradizionali, o in cui sono ancora presenti rotazioni e sistemi colturali tradizionali;

- percentuale delle colture legnose agrarie attuali sul totale superficie agricola del PRS (viti, fruttiferi, olivi, ecc.) allevate secondo forme tradizionali in termini di densità dell'impianto e di forme di allevamento;

- percentuale del PRS occupata da coltivazioni promiscue tradizionali quali la piantata padana o dell'alberata tosco-umbro-marchigiana."

Gli elementi caratterizzanti dei paesaggi iscritti al Registro

Partendo da queste indicazioni è stata svolta una prima ricognizione di quali sono gli elementi caratterizzanti nonché più significativi dei singoli paesaggi storici che erano iscritti al Registro alla del 9 settembre 2020 (vedi tabella 1). Ciò ha consentito di individuare per ogni paesaggio quali dovrebbero essere gli elementi da monitorare periodicamente per verificare la permanenza dei criteri per l'iscrizione al registro. Da tali indicazioni si potranno inoltre individuare quali siano le azioni di sostegno agli agricoltori e agli altri soggetti istituzionali che concorrono alla loro conservazione da attuare in futuro nell'ambito della PAC.

L'analisi delle trasformazioni intervenute nei paesaggi iscritti al registro, alla data del 9 settembre del 2020, evidenzia un calo delle superfici agricole, analogamente a quanto accade da molti decenni in tanti altri paesaggi rurali disseminati nella penisola italiana.

I cambiamenti di uso del suolo in questi paesaggi sono dovuti a molti fattori, tra cui l'aumento delle superfici edificate, ma anche a fenomeni di infrastrutturazione oppure all'intensificazione e specializzazione dell'attività produttiva alla quale si contrappone, nelle aree meno produttive, l'abbandono per la bassa redditività delle colture e per la senilità dei conduttori di azienda. Molto spesso all'abbandono delle superfici agricole, subentra la rinaturalizzazione e il rimboschimento spontaneo.

Oltre all'inserimento di questi territori in piani di sviluppo socio-economico che dovrebbero intervenire per recuperare l'imponente contributo in servizi ecosistemici che derivano dalle attività agricole ivi condotte, bisogna investire in attività culturali e sociali che puntano a rivitalizzare i borghi e rendere economicamente sostenibile anche pratiche agricole non intensive, tipiche di aziende volte alla multifunzionalità.

Difficile sintetizzare la varietà di interventi suggeriti nello studio qui presentato per i quali è necessario predisporre finanziamenti prioritari per attenuare l'alto livello di "vulnerabilità" che contraddistingue il patrimonio storico-culturale del paesaggio rurale italiano, consentendo di recuperarlo quale destinazione ambita per un turismo enogastronomico.

Nel lungo elenco di "raccomandazioni" ve ne sono molte considerate minori che vale la pena citare in quanto spesso sottovalutate, quali la realizzazione di statistiche riguardanti:

  • -le sistemazioni idrauliche dove vi erano o vi sono ancora ciglionamenti e terrazzamenti al fine di autorizzare in futuro l'eliminazione di arbusteti o di boschi che le hanno invase;
  • -i materiali utilizzati sia per le ristrutturazioni di abitazioni o di manufatti rurali, sia per la rete viaria e i versanti stradali;
  • -l'impiego di varie tipologie di tutori per le viti (pali in cemento o in metallo) o per l'arboricoltura, se intensiva per finanziarne la sostituzione con materiale meno impattante;
  • -studi per rilevare la presenza di aree a prato e pascolo per l'adozione di misure in grado di favorirne la conservazione;

Infine, valorizzare gli aspetti della biodiversità agricola, così come anche approfondire il rapporto tra la conservazione di determinate tecniche agricole, in funzione delle caratteristiche geomorfologiche dei singoli appezzamenti, e le valutazioni qualitative dei prodotti che ne derivano.

 
 
 

Tiziano Tempesta- Dip. TESAF - Università di Padova
Paola Lauricella - Ismea

 
 

PianetaPSR numero 101 aprile 2021