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Agroecologia

L'approccio agroecologico come modello agricolo multifunzionale: un modello interpretativo per l'esperienza italiana

L'agroecologia può essere considerata un approccio che integra l'uso dei principi ecologici e dei metodi dei cicli biologici nei sistemi agricoli e alimentari tradizionali. Il tema, di particolare attualità, rientra tra le sfide che persegue la Strategia Nazionale per un Sistema Agricolo, Alimentare, Forestale, Sostenibile e Inclusivo.  

Nel presente articolo proponiamo i risultati di uno studio (Gargano et. al, 2021), il cui obiettivo è stato quello di indagare se il modello adottato dalle aziende agricole multifunzionali italiane possa essere considerato precursore dell'approccio agroecologico. A parere degli autori, il sistema italiano sulla diversificazione delle aziende agricole mostrerebbe di aver in qualche modo anticipato la nuova strategia europea del Green Deal per la contemporanea presenza di elementi chiave che riguardano non solo la pratica agricola ma anche gli aspetti etici e sociali coinvolgendo agricoltori e comunità che insistono sul territorio. 

Si precisa che gli autori hanno adottato la definizione dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (2003), secondo la quale la multifunzionalità si realizza quando l'agricoltura aggiunge altre funzioni al suo ruolo primario di produzione alimentare come la protezione dell'ambiente e del territorio, la conservazione della biodiversità, la gestione sostenibile delle risorse, lo sviluppo socio-economico delle zone rurali, la sicurezza alimentare.

Un concetto dinamico

L'agroecologia può essere considerato un approccio all'agricoltura e ai sistemi alimentari che integra l'uso dei principi ecologici e dei metodi dei cicli biologici nei sistemi tradizionali, ai fini di una progettazione e gestione dell'agricoltura più sostenibile. Più che una disciplina, ha radici nelle scienze agrarie, nei movimenti ambientalisti e negli studi di sviluppo rurale. In tal senso, oggi esiste una sostanziale convergenza sull'idea che il termine agroecologia concili tre dimensioni: disciplina scientifica, movimento sociale, pratica culturale. 

Al di là della radicata esperienza francese, a livello di europeo non esiste una chiara strategia per le pratiche agroecologiche e i relativi piani d'azione. Nel caso italiano, un primo passo avanti, soprattutto in termini di iniziative, è stato fatto a seguito di "EXPO 2015 Milano" mentre per quanto riguarda la promozione delle pratiche agroecologiche, alcuni riscontri positivi sono ascrivibili all'esperienza dei Bio-distretti.

Per la PAC post-2020 (EC, 2018), la Commissione propone di sviluppare l'azione ambientale e climatica relativa all'agricoltura, attraverso l'identificazione di esigenze, processi, risultati e impatti, basati su una comprensione scientifica e aggiornata dei fenomeni. Al fine di progettare una politica efficace e di monitorare e valutarne l'attuazione, la Commissione dovrebbe a tale scopo implementare un set di dati sulla biodiversità, le condizioni del suolo e altre questioni ambientali e climatiche rilevanti (ECA, 2019).

Il modello di analisi adottato

In estrema sintesi, l'obiettivo della ricerca è stato quello di arrivare alla definizione di alcuni elementi comuni, in parte rinvenienti in letteratura, per l'individuazione di un modello concettuale capace di leggere l'esperienza italiana. Il modello di analisi adottato è descritto nella Figura 1, bastato su un mix calibrato di strumenti secondo una visione di triangolazione di tecniche di indagine qualitativa e quantitativa, detta anche metodo misto o multiplo.

 

Fig. 1 - Le tecniche di ricerca adottate

Fonte: nostre elaborazioni

Fase 1
Per sviluppare la ricerca è stato utilizzato il dataset del progetto "Eccellenze Rurali", progetto della Rete Rurale Nazionale che ha catalogato 102 esperienze di uso efficiente delle risorse a sostegno dello sviluppo rurale nel periodo di programmazione 2007-2013, distribuite sull'intero territorio nazionale (Verrascina, 2016). L'utilizzo di un dataset consolidato ha permesso di superare alcuni dei limiti insiti nei sistemi di monitoraggio utilizzati per i programmi dei fondi strutturali e legati, soprattutto, alle difficoltà di reperimento dei dati relativi al gap tra gli impegni all'inizio della programmazione e le spese effettivamente sostenute per i progetti. Inoltre, il fatto che sia trascorso un certo periodo di tempo dal completamento degli investimenti, ha permesso agli autori di basarsi su un bacino di aziende che, oltre ad aver superato la fase di start-up, hanno stabilito relazioni formali e informali con il mercato e le reti sul territorio.

Per arrivare alla concettualizzazione del modello di analisi, lo sforzo principale è stato indirizzato all'individuazione dei parametri e delle relative caratteristiche esplicative, che rendono (o non rendono) queste aziende agricole multifunzionali soggetti attivi dell'approccio agroecologico in Italia e, quindi, pionieri del Green Deal. Tenendo conto che oggi l'agroecologia non riguarda più esclusivamente gli aspetti della produzione e delle pratiche agricole ma incorpora varie altre dimensioni (ambientale, sociale, economica, etica (Wezel et al., 2009)), la scelta dei parametri di analisi è caduta su quelli più rappresentati in
letteratura:

La dimensione etica attraversa il modello adottato. Nel dataset del progetto Eccellenze Rurali, gli aspetti legati alla responsabilità delle aziende verso la comunità sono particolarmente rilevanti. Per fare alcuni esempi, il ricollegamento tra produttori e consumatori e la rivitalizzazione dell'identità territoriale legata all'agricoltura sostenibile e alle pratiche socialmente responsabili, sono elementi che sono stati trattati nel progetto, così come la protezione ambientale, l'inclusione di persone svantaggiate e la sensibilizzazione dei problemi delle aree rurali. 

I tre parametri individuati sono stati poi associati ad un set di criteri, in numero variabile come riportato nella Figura 2, meglio in grado di caratterizzare il modello di analisi.

 

Fig. 2 - Criteri utilizzati nella selezione del sotto-campione

Fonte: nostre elaborazioni

Fase 2
Sulla base del modello concettuale di analisi, si è deciso di indirizzare la ricerca verso ulteriori aspetti quantitativi e qualitativi, indagando, attraverso un questionario semi-strutturato, il ruolo degli agricoltori come soggetti attivi per la sicurezza e sovranità alimentare e quello del settore agricolo come parte principale della governance delle risorse naturali sostenibili.

Fase 3
Per la somministrazione del questionario è stata utilizzata una web-survey. Dal campione di aziende selezionate, 20 hanno offerto la loro disponibilità a partecipare al questionario on-line e tre di esse sono state poi selezionate per la realizzazione di altrettanti casi studio.

Relazioni tra agricoltura multifunzionale e approccio agroecologico

Tutte le aziende del campione includono una visione dell'approccio agroecologico riconducibile ai parametri assunti nel modello di analisi: sistemi produttivi, empowerment della comunità e networking.

Le aziende che hanno risposto al questionario on-line, distribuite su tutto il territorio nazionale, operano in aree di produzione e sistemi locali differenziati: aree periurbane (20%), aree collinari (55%), aree montane (25%).

L'analisi mostra che si tratta di aziende agricole multifunzionali di cui l'83% utilizza metodi di produzione sostenibili. In particolare, il 66,7% delle aziende impiega il metodo biologico e il 16,7% il metodo biodinamico (Figura 3), mentre la restante parte è distribuita tra aziende convenzionali (8,2%) e aziende che utilizzano la lotta integrata e i principi dell'agricoltura sinergica.

Per quanto riguarda le tecniche agronomiche e di difesa adottate, c'è un certo orientamento verso la lotta biologica e il sovescio. Le due tecniche riguardano quasi la metà delle aziende (48%), a cui fanno eco la concimazione con residui colturali ed altre pratiche di lavorazione del terreno. 

Il 95% delle aziende agricole del campione presenta elementi che favoriscono la biodiversità (es. siepi, stagni, zone umide, superfici boschive, ecc.), il 55% di esse ricade in aree protette e il 70% vanta la presenza di specie di flora e fauna selvatiche o rare soggette a regime di protezione. Il dettaglio degli elementi seminaturali dichiarati dalle aziende del campione è mostrato nella figura 3. La centralità delle risorse naturali è riconosciuta dagli agricoltori come un valore aggiunto sia dal punto di vista strettamente produttivo che per l'offerta di attività e servizi extra-agricoli.

Nell'ottica di favorire la progettazione e la gestione di agroecosistemi sostenibili, gli agricoltori intervistati perseguono strategie di investimento a sostegno della biodiversità (32%), della riduzione degli impatti ambientali nei processi produttivi (30%), della riduzione della quantità dei rifiuti prodotti (17%) e della produzione di energie rinnovabili (pannelli solari, impianti geotermici).

L'uso delle risorse naturali e dei principi ecologici, così come la chiusura dei cicli ecologici a livello aziendale, prevedono l'incorporazione di elementi socio-economici nei processi produttivi. In questo senso, le attività extra-agricole riguardano (Figura 4), principalmente, la trasformazione e la vendita in azienda dei prodotti agricoli, la ricettività turistica associata ad iniziative di uso sostenibile del territorio e la fattoria didattica.

Le attività non agricole costituiscono una doppia opportunità: da un lato, permettono agli agricoltori di poter contare su un reddito supplementare, dall'altro, contribuiscono rafforzare la resilienza economica ed ecologica dell'azienda agricola.

Alla luce dell'analisi condotta le imprese multifunzionali italiane emergono come precursori dell'approccio agroecologico. A riguardo è difficile sostenere che gli imprenditori, in particolare i giovani, conducano le loro imprese sulla base di una pratica codificata di produzione, quanto piuttosto che questa si basa su una precisa scelta di cercare pratiche sostenibili alternative all'agricoltura convenzionale, di operare nel rispetto degli habitat, dei paesaggi, della biodiversità delle piante e degli animali e di prestare attenzione al recupero e al riutilizzo delle risorse naturali. L'apertura verso l'esterno, lo scambio e la sperimentazione, l'attenzione ai fabbisogni del territorio e della popolazione conferiscono alle aziende agricole multifunzionali un maggiore dinamismo che contribuisce al miglioramento dell'attrattività dell'area sostenendo l'economia locale e rafforzandone il senso di appartenenza.

L'attività svolta dalle aziende agricole campione, come emerso dai dati qualitativi raccolti sul campo, ha avuto effetti emulativi sul territorio. In molti casi, si tratta di aziende che fungono da modello di riferimento per altre aziende e che hanno un potere trainante e aggregante nella costruzione di reti, siano esse commerciali, istituzionali, scientifiche o relative ad altre aree.

 

Bibliografia essenziale

 
 

Giuseppe Gargano, Francesco Licciardo, Milena Verrascina, Barbara Zanetti 
CREA - Politiche e bioeconomia 

 
 

PianetaPSR numero 102 maggio 2021