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PROGETTO SARDEGNA

Selezione genetica per ovini scrapie-free

L'obbligo di iscrizione al piano di eradicazione della Regione  sta dando buoni risultati: importanti le ricadute anche sul piano della commercializzazione del latte

La pecora Sarda è ben nota e apprezzata per le sue capacità produttive, affinate grazie al lungo e sapiente lavoro di selezione svolto dai pastori, per  ottenere latte di qualità anche in ambienti aridi. Ma i greggi dell'isola iniziano a vantare anche un altro pregio: la presenza crescente di capi resistenti alla scrapie, una malattia della famiglia delle encefalopatie spongiformi trasmissibili (Tse). Dopo una partenza lenta, la Sardegna può finalmente bruciare le tappe grazie alla decisione - unica in Europa - di rendere obbligatoria l'iscrizione di tutti gli allevamenti ovini all'apposito piano di selezione genetica. A guadagnarci non sarà soltanto la salute animale, ma anche le esportazioni che potranno essere accompagnate, all'occorrenza, da certificati sanitari scrapie-free. Questa malattia, presente in tutto il mondo con l'eccezione di Australia e Nuova Zelanda, prende il nome da un verbo inglese che significa "grattare", perché questo è il comportamento esibito dagli animali malati.

NB didascalia del grafico allegato: Aumento della frequenza dell'allele ARR, che conferisce resistenza alla scrapie, tra gli arieti e le pecore del Libro Genealogico della razza ovina Sarda dal 2004 al 2010.
 

Non sono stati dimostrati rischi per l'uomo ma, quando scoppia un focolaio, l'unica contromisura per arginare la diffusione dell'agente infettivo è l'abbattimento dei capi a rischio. A trasmettere la scrapie sono delle proteine capaci di autoreplicarsi dette prioni, come nel caso della Bse.  A differenza del morbo che colpisce i bovini, però, la scrapie ha bisogno che l'ospite abbia un genotipo suscettibile per manifestarsi. I capi che presentano alcune mutazioni (polimorfismi) del gene per la proteina prionica (PRNP), insomma, non si ammalano. Questo apre un varco alla prevenzione con l'aiuto della genetica, consentendo in prospettiva di sostituire le misure di emergenza con una strategia di lungo periodo. Per sconfiggere la malattia, infatti, si possono scegliere arieti da riproduzione dotati di un genotipo resistente, per arrivare ad avere, nel corso del tempo, greggi costituite prevalentemente da capi resistenti.  Ovviamente stando ben attenti a non perdere lungo la strada altre caratteristiche genetiche importanti dal punto di vista produttivo e morfofunzionale. L'obiettivo è di "incrementare la frequenza dei caratteri di resistenza genetica all'encefalopatia spongiforme nella popolazione ovina, al fine di concorrere all'eradicazione di questa malattia, alla creazione di greggi a basso rischio di Tse e per contribuire alla tutela della salute umana e animale", come spiega una rassegna pubblicata a settembre da Ciriaco Ligios dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna e Antonello Carta di Agris, l'agenzia regionale per la ricerca scientifica in agricoltura.
Il programma è già a buon punto per quanto riguarda gli animali iscritti al Libro genealogico, che conta 200.000 capi in oltre un migliaio di allevamenti. Nell'élite ovina - quella in cui si effettua la valutazione genetica dei riproduttori, la fecondazione artificiale e la monta controllata - risulta ormai resistente oltre il 64% del campione (vedi grafico). Servirà ancora molto lavoro, invece, per arrivare a rendere scrapie-free gli allevamenti commerciali, che utilizzano gli arieti del Libro e contano circa 3 milioni di capi. Presumibilmente la  percentuale di partenza di animali resistenti nel grosso della popolazione ovina è intorno al 40% e la selezione anti-scrapie richiede tempi lunghi perché deve essere armonizzata con quella per le caratteristiche di rilevanza economica e qualitativa.
Le prime iniziative dell'Unione europea in questo campo risalgono al 2003, con un regolamento che chiedeva a tutti i paesi europei di dotarsi di un piano di selezione genetica contro la malattia. L'Italia ha provveduto nel 2004, ma l'adesione al programma da parte degli allevatori è stata scarsa. Almeno finché non è divenuto chiaro che la resistenza alla scrapie avrebbe potuto imporsi sul mercato internazionale come un nuovo standard commerciale. Altri paesi europei, fra cui Francia, Olanda e Gran Bretagna, si sono mossi in anticipo rispetto a noi e hanno sostanzialmente completato l'opera. In effetti la spinta decisiva per il decollo del programma sardo, nel 2009, è stata proprio la decisione di alcune ditte francesi di importare solo latte ovino proveniente da allevamenti non sottoposti a restrizioni sanitarie per la scrapie. Non è escluso che le possibili ripercussioni commerciali, ora, possano convincere altre regioni a recuperare il tempo perduto, a cominciare dalla Toscana che sta mettendo a punto un progetto pilota.

Anna Meldolesi

 
 
 

PianetaPSR numero 3 - ottobre 2011