Verificare l'efficacia della spesa dei PSR è un'operazione complessa, che richiede un'attenta valutazione degli investimenti attuati nell'ambito dei programmi. Il monitoraggio dei fondi europei, tra cui il FEASR, consente di controllare e verificare se le politiche messe in atto siano sufficienti a garantire gli obiettivi di spesa stabiliti dall'Unione europea.
Pertanto, l'efficienza di utilizzo delle risorse e la capacità delle Regioni di spendere quanto loro assegnato è diventato sempre più strategico e indispensabile: si pensi alla sfida che rappresenterà l'attuazione del PNRR, dove sarà necessario coniugare rigore di spesa e velocità di esecuzione dei progetti. Inoltre, l'utilizzo efficiente dei fondi comunitari percepito dai cittadini può essere la migliore risposta al malcontento diffuso generato da questa situazione di crisi economica dovuto alla pandemia da Covid19.
Il punto di svolta è la qualità della spesa - elemento fondamentale per creare crescita - anche con un budget limitato, e moltiplicare così gli effetti benefici sui territori. Tuttavia i livelli differenziati di capacità amministrativa nella gestione dei fondi, con una chiara differenza tra Nord e Centro-Sud, continuano a rappresentare una grande sfida in termini di uso efficiente ed efficace dei fondi.
Per quanto riguarda il FEASR 2014-2020 abbiamo superato la soglia del 60% di avanzamento della spesa con 6,465 miliardi di euro erogati al 30 giugno 2021. La macchina amministrativa centrale e regionale dovrà essere pronta ad assorbire efficacemente la restanti somme, che andranno in scadenza nei prossimi anni in base alla regola del "N+3".
Infatti, con l'approvazione del Regolamento (UE) 2020/2220, il cosiddetto Regolamento transitorio e di estensione della programmazione agli anni 2021 e 2022, il fondo FEASR ha visto assegnarsi risorse aggiuntive per le annualità 2021 e 2022 pari a 2.998,5 milioni di euro, alle quali è necessario aggiungere ulteriori 910,58 milioni di euro derivanti dal pacchetto "Next generation UE".
Pertanto, considerando anche i trasferimenti dal primo al secondo pilastro della PAC (12 mln di euro), le risorse complessive a disposizione dello sviluppo rurale nelle sole due annualità 2021 e 2022 di proroga della programmazione ammontano a 3.921 milioni di euro da dover spendere, in base alle regola c.d. "N+3", entro il 31 dicembre 2025.
Le risorse pubbliche complessive a disposizione dei PSR nei nove anni di programmazione 2014-2022 ammontano a quasi 28 miliardi di euro con un incremento di quasi sette miliardi di euro rispetto alla programmazione 2014-2020:
Considerando ora l'attuazione finanziaria dei PSR, vediamo che gli impegni di spesa previsti per il 2018 ammontano a un miliardo e 495 milioni di euro di quota FEASR, pari a 3 miliardi di euro di spesa pubblica complessiva: sono queste le somme da dover spendere in questa annualità 2021 per non incorrere in un dannoso disimpegno delle risorse comunitarie.
A fine giugno mancano da spendere, entro il 31 dicembre 2021, circa 466 milioni di euro di quota comunitaria, vale a dire 847 milioni di euro di spesa pubblica complessiva. Situazione più favorevole rispetto a quella registrata lo scorso anno, laddove mancavano ad inizio novembre ancora 660 milioni di euro (pari a 375 milioni di quota comunitaria).
Infatti, già a fine dicembre 2020 il PSR di Bolzano e il PSR Veneto avevano superato l'obiettivo di spesa previsto per il 2021, in anticipo di un anno esatto; inoltre, nove PSR (Valle d'Aosta, Emilia Romagna, Lazio, Molise, Calabria, Piemonte, Sardegna, Trento e Programma Nazionale), hanno superato a fine giugno la soglia di disimpegno 2021 ed il PSR Umbria e Friuli V.G. hanno già speso oltre l'80% dei fondi del 2021 (afferenti l'annualità di bilancio 2018).
La migliore utilizzazione dei fondi è in gran parte dovuta al fatto che le Regioni, al fine di ottimizzare la spesa ed evitare il disimpegno automatico, hanno modificato la ripartizione delle risorse concentrandole sulle misure che hanno suscitato una maggiore aspettativa tra i potenziali beneficiari. Infatti, tenendo conto delle richieste pervenute a seguito dell'emanazione dei bandi e dei nuovi o accresciuti fabbisogni manifestati dal territorio nel corso degli anni, hanno ridotto le risorse in quelle misure che non hanno trovato un grosso consenso a vantaggio di altre che invece hanno richiesto maggiori fondi per una adeguata copertura delle domande presentate.
È possibile a questo punto tracciare l'andamento della spesa in questi sette anni di programmazione dei PSR e fare un bilancio della situazione (al 31 marzo 2021).
Nonostante la programmazione si protragga fino al 2025 per la regola sul disimpegno, è possibile quindi tirare le somme sulla dinamica della spesa del secondo pilastro della PAC.
Il miglior modo per far questo e valutare meglio gli obiettivi dello sviluppo rurale è quello di raggruppare la spesa per politiche di intervento. Il raggruppamento delle misure/sottomisure secondo questo criterio, infatti, fornisce un quadro esplicativo della spesa dei PSR raggruppando in questo modo misure simili tra loro.
Alla politica agroambientale sono stati destinati 6,8 miliardi di euro (il 32,7% delle risorse complessive) e presenta l'avanzamento maggiore con l'88% dei pagamenti effettuati. Una percentuale elevata di avanzamento la presentano anche le politiche per la gestione del rischio con il 78% e 1,17 miliardi di euro erogati. Le politiche strutturali (M4 "Investimenti in immobilizzazioni materiali", M5 "Ripristino del potenziale produttivo agricolo" e M16 "Cooperazione") hanno ricevuto il 31% delle risorse, con uno stato di avanzamento del 44,7% e 1,44 miliardi di euro pagati al primo trimestre del 2021.
Le politiche sul ricambio generazionale ed a favore dei giovai agricoltori raggiungono quasi il 50% della spesa con 724 milioni di euro di pagamenti erogati agli agricoltori a fronte di 1,253 miliardi di euro assegnati nei sette anni.
Tuttavia una bassa attuazione finanziaria si registra ancora nelle politiche per la diversificazione, qualità della vita e Leader con soli 614 milioni di euro spesi a fronte di due miliardi di euro assegnati ed una percentuale di avanzamento del 28%. Le politiche per le aree forestali fanno meglio in termini di percentuale di attuazione con quasi il 39% e 458 milioni di euro pagati.
Discorso a parte è necessario fare per la politica per fronteggiare la situazione di emergenza creatasi con la pandemia da Covid19, ovvero sulla nuova misura 21 introdotta da 18 PSR, salvo tre PSR regionali (Lazio, Trento e Bolzano). Sono stati stanziati a livello nazionale 175 milioni di euro per interventi a favore di agriturismi, fattorie didattiche, agricoltura sociale, e specifici comparti maggiormente colpiti dalla crisi come il florovivaismo, carne, lattiero-caseario, vitivinicolo ed olio d'oliva.
Ad appena un anno di attuazione della nuova misura sono stati già erogati 67 milioni di euro, raggiungendo così il 38,23%. Il ritmo di crescita della misura e l'ampia adesione avuta lascia prevedere un incremento consistente della dotazione totale assegnata anche attraverso l'utilizzo dei nuovi fondi FEASR per il 2021 e il 2022.
Possiamo dire quindi che a sette anni dall'inizio della programmazione comunitaria la spesa per gli interventi dei PSR ha cominciato a crescere a ritmi sostenuti, riducendo in modo consistente quel divario iniziale e le differenze regionali che si registravano negli anni passati dovute spesso alla complessità di attuazione delle politiche di sviluppo rurale oramai entrate a regime. Tutto lascia presupporre che nei prossimi quattro anni la strada dell'attuazione finanziaria dei PSR sarà in discesa.
Luigi Ottaviani
PianetaPSR numero 104 luglio/agosto 2021